Bombe a Beirut: rivendicazione jihadista
par Enrico Campofreda
mercoledì 20 novembre 2013
Alcuni testimoni hanno dichiarato che l’auto (sicuramente imbottita d’esplosivo) sarebbe deflagrata sotto i colpi dei militari di guardia sotto la sede diplomatica. A chiusura del messaggio una minaccia: “Le operazioni proseguiranno finché il partito iraniano (Hezbollah, ndr) non ritirerà i suoi combattenti dal territorio siriano”.
L’Iran accusa Israele - “Un atto terroristico, un crimine inumano perpetrato dai sionisti e dai loro mercenari”, è la dichiarazione del portavoce degli Affari Esteri iraniano lanciata dall’Agenzia Irna. Nello stesso comunicato s’esprime il cordoglio per il decesso, a seguito delle molteplici ferite, del responsabile culturale, il chierico Ibrahim Al-Ansari, e d’un addetto alla sicurezza della sede. L’ambasciatore iraniano Ghadanfar Rokn Abadi, intervistato dall’emittente televisiva Al-Manar vicina al Partito di Dio, ha affermato che nonostante le vite umane spezzate, nulla cambierà nella politica estera iraniana e nel rapporto con lo stato libanese. “I due popoli sono amici e continueranno a collaborare, noi proseguiremo l’impegno di lotta contro il nemico israeliano”.
Il diplomatico fa intendere che assieme alle rivendicazioni reali o presunte Tel Aviv lavori per realizzare o supportare attentati. Per il premier dimissionario Mikati “Simili azioni terroristiche mirano a destabilizzare il Paese e intimorire le nostre comunità, cercando d’intralciare una soluzione pacifica dell’impasse politica interna”. Da parte sua il ministro dell’Informazione libanese ha invitato i media a riferire sulla vicenda con pacatezza evitando preconcetti e speculazioni di parte. A smentirne l’esortazione giungono i partiti che hanno iniziato (Hezbollah e il Fronte Libanese su tutti) a valutare l’episodio secondo gli schemi confacenti alla rispettiva propaganda.
Fra le potenze mondiali finora solo la Francia (sempre in prima fila sulle vicende dell’ex protettorato) s’è preoccupata per la ripresa di tensioni, foriere di criticità per la già difficile unità nazionale libanese.
Enrico Campofreda, 20 novembre 2013