Blackout delle comunicazioni in Siria: cosa si nasconde dietro la cyberwar di Damasco?

par Giuseppe Ottaviano
venerdì 30 novembre 2012

Da ieri alle 12:26 locali “il governo siriano ha spento internet in tutto il Paese” A dare la notizia due compagnie statunitensi di monitoraggio web, Renesys e Akamai Technologies Inc.

Un gigantesco blackout della comunicazione ha colpito la Siria, niente reti telefoniche fisse, niente cellulari e niente internet. Il Paese in questo momento è in un buco nero in cui entrambe le parti, governo e ribelli, si accusano a vicenda.

Un fenomeno di questa portata non ha precedenti, oscurata gran parte della regione di Damasco e quelle di Homs, Daraa, Dayr az Zor e Raqqa. Un blackout di internet aveva interessato lo scorso anno Egitto e Libia, come misura contro le rivolte, probabilmente la Siria ha atteso così a lungo perché il governo ha sfruttato la rete per monitorare le attività dei ribelli. Già in passato erano state interrotte le comunicazioni in determinate aree prima di azioni belliche, ecco perché sono in molti a temere un massiccio intervento militare, insospettiti anche dalla chiusura dell’aeroporto di Damasco da parte delle forze fedeli al presidente Bashar al Assad e il silenzio dei media nazionali, che non smentiscono ne confermano l’accaduto.

Le ipotesi sono tante, quella più accreditata è che i ribelli si stiano rinforzando per riconquistare Damasco, costringendo il regime ad oscurare internet con un duplice obiettivo, impedire le comunicazioni tra i ribelli e non far uscire fuori dal paese immagini di possibili atrocità delle forze di Assad. In molti però obiettano che non sarebbe una mossa furba, per il governo, impedire le comunicazioni a lungo sia perché accrescerebbe il favore della comunità internazionale verso i ribelli, sia per le catastrofiche conseguenze che questo può avere nell’economia di un Paese già devastato dalla guerra.

La popolazione ormai è al collasso, i genitori ogni giorno sono costretti a seppellire i loro figli, a scavare tra le macerie di edifici crollati sotto i bombardamenti per raccogliere corpi straziati dalla follia. Tramite l’hashtag #SyriaBlackout gli utenti di twitter cercano di tenersi aggiornati (un buon lavoro di raccolta articoli lo fa il Tumblr Digital Dissidence); sulla pagina è stato postato anche un video di circa 20 minuti, probabilmente uno degli ultimi caricati in rete prima del blocco. Le riprese amatoriali riportano le crude immagini dei primi soccorsi dopo che alcuni missili avevano raso al suolo circa tre condomini nella zona residenziale di Aleppo, intorno all’ora di pranzo, quando le famiglie erano tutte in casa. Nel quartiere si troverebbero ospedali “nascosti” al regime per evitare che vengano bombardati, peccato che le riprese ci mostrino corpi di bambini agonizzanti o dilaniati dall’esplosione e dalla caduta dei massi.

Nel frattempo Anonymous ha dichiarato guerra ai siti governativi siriani prendendo il controllo di alcuni di essi. Secondo il gruppo di attivisti sarebbero stati materialmente recisi i cavi in fibra ottica rendendo impossibile un’immediata soluzione del problema. “Fortunatamente Anonymous ha lavorato per oltre un anno con gli attivisti siriani in attesa di questo momento”, si legge sul sito ufficiale, secondo quanto è scritto sarebbero state predisposte delle postazionni per permettere l’informazione fuori dal territorio siriano. Anche Anonymous denuncia la massiccia violazione dei diritti umani del governo costata la vita a migliaia di innocenti. 


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