Bin Laden fra omertà e misteri

par Franco Caminiti
martedì 3 maggio 2011

La morte di Bin Laden, un'altra menzogna internazionale?

2 maggio 2011, alle prime ore dell’alba l’annuncio della morte di Osama Bin Laden, il terrorista più ricercato del mondo sulla cui testa gli americani avevano messo una taglia di 50 milioni di dollari. Immediatamente la notizia fa il giro del mondo, l’apertura di tutti i telegiornali. Le televisioni mostrano una immagine del viso del terrorista sfigurato dalle ferite (poi risultata una delle solite patacche televisive, in rete già da due anni). 

Ma io non credo alla morte di Bin Laden, troppe cose non quadrano: innanzitutto dov’è il suo corpo? Disperso in mare da una portaerei americana, ho sentito da RAI news, addirittura dopo una breve cerimonia religiosa! Secondo: perché questa fretta di uccidere un uomo che avrebbe potuto spiegare tante cose sulle stragi, sull’11 settembre, sulla rete di terroristi di cui era il capo? Se ne hanno potuto arrestare i figli, la moglie, perché non lui? E dove sono gli arrestati? Come hanno potuto entrare le forze speciali americane in Pakistan, un paese a dir poco impenetrabile, e oltretutto all’insaputa di Islamabad? Come hanno potuto uscirne?

L’analisi del DNA sicura al 99,…%! Come? con le tecnologie americane non si riesce ad avere la certezza? E poi, se il corpo ha potuto lasciare il Pakistan perché non portarlo in America? La storia che sia stato disperso in mare non risponde ad alcuna logica di comportamento: non era un uomo di mare per riservargli una tale sepoltura. Ho sentito nei TG vari resoconti della vita di questo numero uno del terrorismo, ma nessuno ha accennato al fatto che egli era stato l’uomo degli Stati Uniti quando gli americani armarono gli afgani che combattevano contro le armate russe. Nessuno ha mai spiegato perché un amico, e un uomo di riferimento per USA, sia poi diventato il nemico del mondo intero, additato come responsabile di tutti i più aberranti atti di terrorismo. Il simbolo del male.

La mente torna all’11 settembre, all’aereo caduto sul Pentagono di cui non v’è traccia, nemmeno un piccolo lembo della lamiera della carlinga, così per gli altri aerei che quel giorno hanno sollevato una nuvola di terrore sui cieli di tutto il mondo ed hanno legittimato le guerre che da 10 anni lo insanguinano. Non un motore, non un’ala, tanto meno una scatola nera che, normalmente è fatta per resistere a qualunque tipo di impatto. Omertà e segreti, informazione pilotata che i media riprendono, rilanciano, amplificano, come obbedienti ad un ‘grande fratello’ che tutto dirige dall’ombra, dalle stanze del più oscuro potere. Ma il mondo non si pone domande, ha bisogno di nemici atroci per legittimare le guerre, ha bisogno di vendette per soddisfare le proprie frustrazioni. Chi comanda sa che la gente comune è così, conosce gli aspetti più subliminali della psicologia delle masse, conosce quanto è efficace il simbolismo delle date che ritornano quasi a voler ammantare gli eventi di un’aura di predestinazione.

Bin Laden, Saddam, oggi Gheddafi, amici che diventano nemici grazie ad un repentino, vergognoso voltafaccia dell'occidente. L'occidente evoluto e civile, generoso e prospero, compiacente e pronto a perdonare qualunque misfatto se commesso da personaggi funzionali alla propria logica di interessi. Non credo alla morte di Bin Laden o, quanto meno, non ci vedo chiaro per nulla, e mi arrendo all’impotenza della consapevolezza di essere fra quelli (oltre 7 miliardi di cittadini nel mondo) ai quali non è dato di conoscere le verità della storia.


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