Bilderberg for dummies

par Carla Melis
giovedì 10 ottobre 2013

E’ diventato il protagonista dei più accesi scambi di opinioni su Facebook con l’avvento di Monti al governo, delle prime pagine dei portali di controinformazione (quelli che gli altri queste cose non ve le diranno mai, badate bene), è entrato nelle favole da raccontare ai bambini per farli impaurire ed ubbidire, ma è anche diventato la spiegazione passe-partout contro tutti i nostri mali. E’ lui: il gruppo Bilderberg.

Avevo già scritto qui un anno fa del perché le teorie del complotto piacciano tanto (e in realtà non l’ho scritto io, ma ho solo riassunto una ricerca universitaria sul fenomeno).

Ma mi è stato detto di smetterla di fare la saccente che giudica gli altri dall’alto verso il basso, che ne so io di cosa ha bisogno di credere la gente e se sei così certa che Bilderberg non sia questo pericoloso centro di controllo mondiale perché non provi a spiegarci tu cosa è?

Così ci ho pensato, mi sono informata (andando oltre Informare per resistere, chiedo venia) e vediamo un po’ cosa riusciamo a cavarci.

Cosa è Bilderberg? Partiamo da Wikipedia che ci dice questo: “Il gruppo Bilderberg (detto anche conferenza o club) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti in campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici”.

Nel sito ufficiale del gruppo, alla voce About, leggiamo quanto segue:

“Fondato nel 1954, Bilderberg è una conferenza annuale pensata per incoraggiare il dialogo tra l’Europa e gli Stati Uniti. Ogni anno tra i 120 e i 150 leader politici ed esperti dell’industria, della finanzia, dell’università e dei media sono invitati a prender parte alla conferenza. Circa due terzi dei partecipanti vengono dall’Europa ed il resto dal Nord-America; un terzo dalla politica ed il restante dagli altri settori. La conferenza è un forum che ospita discussioni informali ed ufficiose riguardanti le maggiori questioni di impatto globale. Grazie alla natura privata della conferenza, i partecipanti non sono legati da convenzioni o posizioni preliminarmente accordate. Per questo essi hanno modo di prendere il loro tempo per ascoltare, riflettere e farsi una loro idea. Non esiste un’agenda dettagliata, non vengono proposte risoluzioni, non ci sono votazioni e non viene fatta nessuna dichiarazione politica”.

Ora, la maggiore accusa che viene mossa contro la conferenza di Bilderberg è che dei privati, influenti nella vita dei loro paesi di provenienza, discutono questioni di portata globale a porte chiuse, senza rispettare la prassi democratica e riproducendo un modus operandi se non proprio massonico, quanto meno tipico delle lobby e dei potenti gruppi di influenza. La seconda accusa è relativa alla composizione geografica: gli invitati vengono da paesi che corrispondono all’alleanza atlantica e discutono questioni globali senza che il resto del mondo venga coinvolto.

Mi viene da dire: ma va? (ma farò la brava!). Bilderberg è, per dirla con Domenico Moro, autore di Club Bilderberg, una delle organizzazioni più importanti della classe capitalistica transnazionale, senza nessun reale potere decisionale nelle politiche dei vari paesi, se non quello di proporre leggi che tutelino l’interesse della classe di capitalisti che questa organizzazione rappresenta e poi, ovviamente, il potere del networking. Quello che sfugge a tanti amanti delle teorie cospiratorie è che nel complesso processo decisionale, a decidere alla fine sono i Parlamenti, non questo tipo di organizzazioni. L’esautoramento dei parlamenti nazionali dal loro potere, fenomeno segnalato da alcuni, è quindi dovuto semmai alla selezione delle persone che ne fanno parte, e non all’esistenza di club come Bilderberg o la Trilaterale.

Anche riguardo alla seconda accusa, e cioè la rappresentanza geografica del club, non c’è molto da stupirsi. Bilderberg rappresenta la parte della borghesia transnazionale che corrisponde ai paesi Nato. Per includere altri paesi, quali per esempio il Giappone, fu creata negli anni ’70 la Commissione Trilaterale, alla quale partecipano man mano sempre più paesi asiatici. Essendo ora chiari i confini della conferenza più chiacchierata degli ultimi anni, non dovrebbe più spaventare la sua composizione, così come non avrebbe dovuto sorprendere che all’Internazionale Socialista non venissero invitati i Rockfeller.

Dal mio piccolo vorrei spezzare una lancia in favore dei gruppi di interesse chiusi, capaci di tutelare gli interessi delle classi che rappresentano meglio di quanto, almeno nel caso Italia, il parlamentare medio non riesca a fare con la cosa pubblica o con gli interessi del suo elettorato. Assistiamo a plenarie di persone che si parlano addosso, che non si leggono ricerche o studi preliminari prima di proporre una legge o che, più semplicemente, non si presentano. E questo vale a livello nazionale come a livello locale. Vi giuro che ho assistito un giorno ad un consiglio comunale durante il quale un consigliere, mentre si discuteva il capitolato d’appalto della ditta pagata per gestire la raccolta differenziata, ha tirato fuori una sfera di cristallo e recitato la storiella di ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno. Una scena che avrebbe fatto venire tanta voglia di Trilaterale a chiunque.

I club come Bilderberg o la Trilaterale poi, oltre che efficienti nel loro confronto e nella riflessione sui temi che li interessano, risultano vincenti perché “espressione dei rapporti di produzione capitalistici a livello trasnazionale”. In altre parole riescono a captare i cambiamenti a livello mondiale, a capire quali sono le azioni coordinate necessarie al loro scopo, laddove la politica degli Stati, degli enti ed anche dei movimenti portatori di idee diverse da quelle élitiste si ripiegano nell’autoreferenzialità e nella tribalizzazione.

Qualcuno a questo punto potrebbe dire: ma allora non sarebbe più utile, giusto, corretto e democratico ripensare i processi di selezione dei nostri rappresentanti, diffondere il pensiero critico strutturato, potenziare l’educazione affinché tutti siani cittadini consapevoli e capaci di partecipare costruttivamente alla presa di decisioni di interesse comune? Ma sì, lo penso anche io.

Volevo, però, solo tranquillizzare i più paranoici dei complottisti, che vedono in Bilderberg una minaccia che ci porterà verso la divisione del mondo, la terza guerra mondiale, ed anche i segni nel grano, le schie chimiche ed i chip impiantati sotto la pelle, ricordando che una volta alla conferenza sono stati invitati pure Mentana e la Gruber… tanto pericolosa non sarà. 

 

Foto in home: Swiss-truth/Flickr


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