Berlusconi vs Fini: la vittoria di Pirro

par Maurice
venerdì 23 aprile 2010

Tutta la differenza abissale tra Fini e Berlusconi è scoppiata in diretta televisiva alle 14.13 di ieri: da una parte la Politica nella persona del Presidente della Camera, dall’altra il Padronato del presidente del Consiglio. C’era da giurarlo. Da una settimana era chiarissimo che la rottura tra i due cofondatori del PdL era profonda, il divorzio era consumato e mancava solo la ratifica ufficiale. Il cavaliere non ha mai accettato imposizioni di alcun tipo - se non quelle strettamente necessarie a rimanere in sella e schivare i processi - tanto meno dagli alleati che sono sempre stati considerati delle aziende sottomesse alla holding: così fu con Casini, così è con Fini. Nessuna autocritica, nessuna messa in discussione, nessun pentimento.

La strategia era chiara: costringere l’ex leader di AN ad andarsene sua sponte. Nel caso i "traditori" fossero stati ininfluenti in termini numerici per il governo ed alle prossime elezioni, avrebbe dimostrato a tutti la giustezza della sua condotta, levandosi di torno una volta per tutte quel rompiscatole. Nel caso invece la fronda finiana avesse inciso sulla sopravvivenza del governo, avrebbe sempre potuto imputare al socio ogni responsabilità, elemosinando agli elettori la propria conferma, come vittima del complotto.

Fini non è caduto nella trappola. L’esperienza di una vita in politica lo ha "scafato" e ha rimesso la patata bollente nelle mani di Berlusconi: "Che fai, mi cacci?". Non è Fini che vuole andarsene, è Berlusconi semmai che lo caccia. La vittoria del premier è come quella di Pirro: fuori Fini dal consesso plebiscitario del PdL, ma di fronte al Paese - se crisi un giorno ci sarà - sarà per colpa di Berlusconi.


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