Berlusconi: nuove promesse, nuove illusioni

par Paolo Cufino
mercoledì 29 luglio 2009

I soldi per il sud "A oggi a otto"

Chiunque abbia letto “L’Oro di Napoli”, raccolta di racconti di Giuseppe Marotta o visto l’omonimo film sceneggiato da Zavattini e magistralmente diretto da Vittorio De Sica, ricorderà l’episodio dell’infedele Sofia Loren che vendeva pizze “a oggi a otto”. Questa tipica espressione napoletana significa che si pagherà la pizza che si mangia oggi otto giorni dopo, quando, con molta probabilità, si andrà a mangiarne un’altra. Questa è esattamente la tecnica che il governo Berlusconi adotta tutte le volte che si tratta di finanziare qualcosa che riguardi il Mezzogiorno d’Italia, questo Mezzogiorno che negli ultimi anni ha visto, non solo per proprie responsabilità, aumentare il divario che lo separa dall’opulento nord ed è precipitato sempre più verso un botro di cui non si vede la fine.

 

I soldi per i terremotati di L’Aquila saranno distribuiti in piccole tranches che vanno da ora al 2031 mentre li si illude con favole fantasmagoriche raccontate dai vari Minzolini.. I lavori che attualmente si stanno effettuando, per quanto se ne sa, saranno pagati con i famosi fondi FAS distratti da altre regioni del sud e ai quali fondi, a furia di essere spostati da una parte all’altra del paese, sarà venuto il mal di stomaco.

Il tempo passa, cambiano i soggetti e i complementi oggetti, ma la tecnica rimane sempre la stessa: Mussolini per ingannare Hitler e lasciargli credere che l’Italia fosse una grande potenza militare, spostava aerei e carri armati da una città all’altra. Berlusconi sposta danaro.

Da qualche giorno è poi scoppiata la rivolta degli uomini della maggioranza che governano in Sicilia. Mi riferisco particolarmente a Lombardo e al suo movimento, e alle minacce di Miccicchè di dar vita a una sorta di Partito del sud. I due in particolare hanno ventilato l’ipotesi di una crisi di governo se non si smette di saccheggiare i fondi riservati allo sviluppo del sud per favorire solo e sempre le richieste ricattatorie della lega nord (vedi multe quote latte) e se non si stanziano subito ingenti risorse per mantenere le promesse fatte durante le campagne elettorali.

La risposta del Premier non si è fatta attendere. Come per incanto sono spuntati diciotto miliardi di euro (“a oggi a otto”) da spendere entro il 2013, ma indovinate da chi? Dal governo centrale. Ed ecco che sono costretto a ripetermi. E la devolution? E gli amministratori locali che conoscono meglio le esigenze dei propri cittadini?

Se c’è ancora qualcuno che non capisce allora gliela spiego io: queste regole valgono solo per quelli della Lombardia e del Veneto. Il governo, con Berlusconi e Bossi ai posti di comando, non si fida, probabilmente a ragione, dei propri rappresentanti regionali? Allora li cambi.

Quanto ai siciliani, che non si facciano soverchie illusioni. Le proteste di Lombardo e Miccicchè non sono certo nate per tutelare interessi popolari di intere cittadinanze che vivono il dramma della disoccupazione e che spesso non avendo acqua corrente nelle proprie abitazioni sono costrette a comprarla a prezzi esosi da quelle organizzazioni mafiose che con i loro voti sostengono questi governi regionali. Queste proteste sono scoppiate perché i maggiorenti che hanno sostenuto e fatto eleggere la coalizione di destra vedendo che i rubinetti, quelli dei soldi questa volta, erano, dopo gli interventi per Palermo e per Catania ormai asciutti, hanno iniziato a scalciare. La cosa finirà come sempre a “tarallucci e vino”: arriveranno un po’ di soldi per tacitare i pezzi grossi che da anni menano la danza, si darà inizio (forse) ai lavori del ponte sullo stretto con i quali si arricchiranno gli industriali amici di chi ci governa e le organizzazioni mafiose e mentre i siciliani continueranno a soffrire tutto si riaddormenterà nell’estiva calura.

Intanto l’uomo di gomma, tra un annuncio sensazionale e l’altro, assorbe qualsiasi colpo. Volgari scandali che metterebbero in crisi qualunque altro capo di governo vengono rispediti al mittente dal caucciù di cui questo strano signore sembra essere fatto. La cosa più desolante è che egli ci scherza sopra e i suoi vassalli, per compiacerlo, ridono.

Il problema è che in Italia i veri giornalisti si contano ormai sulle dita di una o due mani. Tutti gli altri non sono che dei solerti dipendenti attenti a non commettere errori per non giocarsi il posto di lavoro. Per questi ultimi non conta la verità vera, ma la verità che conviene al loro datore di lavoro.

Intanto la stampa estera continua nella sua doverosa opera di informazione sui discutibili comportamenti del nostro premier mentre i nostri TG hanno steso un velo di impenetrabile silenzio sui bagordi che B. e i suoi corifei tenevano nelle sedi istituzionali della nostra povera Italia.


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