Berlusconi e il semipresidenzialismo: quello di Weimar che ha condotto al Nazismo

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giovedì 15 aprile 2010

I modelli costituzionali sono sistemi fatti di pesi e contrappesi a formare un complesso equilibrio. L’archetipo storico di repubblica semipresidenziale è la Repubblica di Weimar, ovvero la forma di governo presente in Germania dopo la fine della Grande Guerra.

Il modello di Weimar che nel proprio totale fallimento ha condotto al Nazismo, era quello di abbinare il semipresidenzialismo ad un sistema elettorale proporzionale, con quel mix confuso di elementi parlamentari e presidenziali, in cui i nazisti hanno avuto gioco facile per trasformarlo in dittatura, semplicemente modificando gli equilibri costituzionali e il complesso sistema di garanzie e pesi e contrappesi che garantivano l’equilibrio dei poteri.

Proprio questo è il fallimentare sistema che ci propone il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, senza ricordarsi, che l’unico sistema semipresidenziale che ha storicamente funzionato è quello francese, razionale ed illuminista, con elezione anche temporalmente distinte di presidente e parlamento.

Di fronte a questo sproloquio semplicistico del Cavaliere, giustamente, un politico preparato e competente come il Presidente della Camera Fini, contesta con parole dure questo nuovo aborto istituzionale partorito dalla fervida fantasia degli stretti collaboratori del Premier Berlusconi.

Il Presidente Fini afferma infatti che non è possibile introdurre il modello francese "con una legge elettorale proporzionale a turno unico: quel modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno".

I modelli costituzionali sono sistemi fatti di pesi e contrappesi a formare un complesso equilibrio.

Passiamo velocemente in rassegna le diverse caratteristiche dei tre principali modelli costituzionali democratici.


 1. Nella repubblica parlamentare il Parlamento è l’unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare ed elegge il Governo e il Presidente. Il primo detiene una parte del potere legislativo e il potere esecutivo, mentre il secondo ha una funzione di garanzia verso le parti politiche e di rappresentanza dell’unità nazionale, perciò usualmente non ha forti poteri di influenza politica sulle istituzioni. Il Parlamento si rapporta con il governo tramite il voto di fiducia. In tal modo ha controllo dell’agire dell’esecutivo dell’esecutivo, con la possibilità di revocarlo e nominarne un altro. Il giudizio sull’operato di una certa maggioranza parlamentare e del suo governo viene quindi espresso dai cittadini solo tramite il rinnovo dell’assemblea legislativa, diversamente da quanto avviene nelle repubbliche presidenziali.

 2. La repubblica presidenziale è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente, Capo dello Stato e Capo del Governo. Generalmente è eletto direttamente dai cittadini e forma il suo governo; essendo Capo di Stato non ha bisogno di voto di fiducia parlamentare anche perché, avendo già ottenuto il voto della maggioranza dei cittadini tramite il loro voto, non ha bisogno della fiducia dei loro rappresentanti.
 
La legittimazione attraverso il voto conferisce al presidente una chiara superiorità rispetto ai suoi ministri, non sempre rimarcato nei sistemi parlamentari.
 
Il Parlamento è eletto in modo separato dalle elezioni del Presidente. Non di rado possono accadere situazioni democraticamente assai stimolanti ed interessanti di maggioranza parlamentare di una parte e Parlamento dominato da un’altra parte politica.
 
La repubblica presidenziale richiede un modello statale fortemente federale al fine di introdurre un ulteriore controllo dell’attività del presidente.

 3. La repubblica semipresidenziale o semipresidenzialismo o "a tendenza presidenziale" è una forma di governo caratterizzata da una situazione di fiducia incrociata da parte di due organi elettivi eletti sempre in consultazioni elettorali distinte, anche temporalmente: il Presidente della Repubblica e il Parlamento.
 
Il Primo Ministro viene perciò nominato dal Presidente, ma necessita, insieme al resto del suo esecutivo, della fiducia parlamentare.
 
Questa forma di governo è necessariamente caratterizzata da precise caratteristiche:
 

 1. L’elezione del Presidente della Repubblica avviene con voto popolare distinto ed autonomo rispetto a quello del parlamento;

 2. Il potere esecutivo è condiviso con il Primo Ministro che però può essere scelto e revocato dal Capo di Stato;

 3. Il Primo Ministro ed il Governo possono essere sfiduciati dal Parlamento e revocati dal presidente; quest’ultimo non è ovviamente sfiduciabile;

 4. lo scioglimento del parlamento da parte del Presidente della Repubblica avviene nei limiti costituzionali.
Mettendo da parte i periodi di coabitazione, in questo sistema il Capo dello Stato gode di straordinari poteri, anche rispetto ai sistemi presidenziali puri, come quello americano:

1. il diritto di consultazione popolare referendaria

2. l’iniziativa legislativa

3. lo scioglimento delle Camere.

Gli obiettivi di questa forma di governo sono da un lato la scarsa rigidità istituzionale, tipica invece dei sistemi presidenziali, mira ad evitare la creazione di pericoli partitocratrici, ad eccezione del modello francese in cui lo scambio partitocratrico è invece favorito dal “mercato delle vacche” del doppio turno.

In questo sistema, come in quello presidenziale è un controsenso l’elezione contestuale di Presidente e Parlamento, facendo venire meno le possibilità di controllo reciproco tra i due organi dello stato.

Si ricorda inoltre che tutti i sistemi presidenziali e/o semipresidenziali, richiedono per funzionare correttamente un sistema elettorale maggioritario e/o uninominale.

L’archetipo storico di repubblica semipresidenziale è la Repubblica di Weimar, ovvero la forma di governo presente in Germania dopo la fine della Grande Guerra.

Il modello di Weimar che nel proprio totale fallimento ha condotto al Nazismo, er quello di abbinare il semipresidenzialismo ad un sistema elettorale proporzionale, con quel mix confuso di elementi parlamentari e presidenziali, in cui i nazisti hanno avuto gioco facile per trasformarlo in dittatura, semplicemente modificando gli equilibri costituzionali e il complesso sistema di garanzie e pesi e contrappesi che garantivano l’equilibrio dei poteri.

Proprio questo è il fallimentare sistema che ci propone il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, senza ricordarsi, che l’unico sistema semipresidenziale che ha storicamente funzionato è quello francese, razionale ed illuminista, con elezione anche temporalmente distinte di presidente e parlamento.

Di fronte a questo sproloquio semplicistico del Cavaliere, giustamente, un politico preparato e competente come il Presidente della Camera Fini, contesta con parole dure questo nuovo aborto istituzionale partorito dalla fervida fantasia degli stretti collaboratori del Premier Berlusconi.

Il Presidente Fini afferma infatti che non è possibile introdurre il modello francese "con una legge elettorale proporzionale a turno unico: quel modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno".

Fini precisa, infine: "Il modello francese funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Se, al contrario, si presume che in Italia sia più opportuna una legge elettorale proporzionale a turno unico, si smetta di parlare di modello francese. Si parli eventualmente di elezione diretta del capo dello Stato, ma non si scomodi De Gaulle, anche per un minimo di rispetto per quella che è la realtà costituzionale di quel Paese".

Preciso al contrario, di non condividere personalmente neppure il pasticcio federal parlamentare proposto da Bersani, ma al contrario di amare follemente il sistema americano, ovvero il sistema politico piu’ rigido e duraturo che la storia ricordi, ed anche l’unico che funziona veramente, abbinato al sistema elettorale uninominale a turno unico.

 

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