Berlusconi chiederà la fiducia (e soccomberà sul campo)

par Mario Di Vito
martedì 8 novembre 2011

Uscito male dal voto sul Rendiconto, il premier mischia le ultime carte. Ma le dimissioni restano improbabili.

Come nel finale di 'Per qualche dollaro in più'. Clint Eastwood dice a Gian Maria Volontè: "Indio, tu il gioco lo conosci". Poi guarda Lee Van Cleef, lo arma, e gli fa: "Colonnello, prova con questa...". Come andò a finire lo ricordiamo tutti.

Berlusconi esce dalla seduta della Camera con 308 voti per la sua maggioranza. Otto in meno ai 316 che costituiscono la maggioranza assoluta. Con 321 astenuti che sono entrati in aula soltanto per far passare il Rendiconto.

La questione è semplice: il governo non ha più la maggioranza alla Camera dei deputati. Stop. Non c'è granché da dire, è una questione di numeri, le opinioni non c'entrano niente: undici del Pdl non hanno votato. Meno male che non si trattava di una mozione di sfiducia, altrimenti l'epopea berlusconiana sarebbe finita all'istante. In mattinata nel Pdl si sperava di arrivare a quota 311-312, a un passo dalla zona salvezza. Invece è arrivata la disfatta: il governo è sotto i 310, l'acqua è ben sopra la gola, il punto è quello del non ritorno.

Adesso, mentre tutti stanno ancora cercando di leggere il risultato, Berlusconi sta valutando la sua prossima mossa. Verdini cerca di rassicurarlo, dicendo che in caso di voto di fiducia, i consensi salirebbero a quota 319, ma la situazione è drammatica. E' da giugno che l'esecutivo è un morto che cammina e le nuove pressioni europee, invece di compattare tutti, hanno frantumato le ultime certezze di Pdl e Lega. Il Paese è su tutte le furie, anche i fanatici della prima ora cominciano a mostrare segni di cedimento. Colui che fu il re della comunicazione si è scoperto incapace di fare breccia nel cuore del suo popolo, gli ultimi discorsi di Silvio si sono distinti per mancanza di nerbo, senza più quel carattere che sopperiva ad una mancanza di contenuti politici conclamata. Un disastro.

Dimissioni? Difficile a dirsi, Berlusconi rimane un guerriero, uno che si arrende soltanto quando il suo esercito viene spazzato via completamente, quando l'arbitro fischia la fine e il tabellone segna inesorabilmente una sconfitta bruciante. Certo, il Cav. potrebbe fare leva su un governo Letta-Alfano, con lui in secondo piano, pronto a tornare in sella nel 2013 per diventare presidente della Repubblica. Ma il gioco, forse non vale la candela e, soprattutto, non si sa se le cose andrebbero bene.

A questo punto, lo scenario più verosimile è una visita di Berlusconi al Quirinale per chiedere la fiducia. E soccombere sul campo, travolto da un governo che non c'è più, battuto da un'opposizione che non c'è mai stata.


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