Berlusconi affonda a BallarĂ²

par Filippo Cusumano
mercoledì 6 febbraio 2013

Demolito dai sarcasmi e dai sorrisi di Floris, Berlusconi reagisce come un pugile suonato, aggrappandosi per automatismo ai soliti quattro fogli che tiene in mano e alle ormai logore giustificazioni di sempre.

Ma alla fine, da comunicatore consumato, fa scherzosamente finta di sferrare un pugno a Floris, poi lo bacia sulle guance.

Grande furbata: è un modo per farci credere che è di buon'umore ed è soddisfatto della sua performance.
 
Un altro dei suoi giochetti di prestigio mal riusciti...

 

 

Perché è chiaro che se "duello" c'è stato, quel duello lo ha vinto Floris.

Due i motivi del suo successo.

Il primo risiede nell'aver centrato l'intervista su un punto chiave.

Berlusconi ha sempre detto che, essendo il miglior imprenditore italiano è, automaticamente, il migliore dei leader possibili.

Floris ha semplicemente smontato questo assioma.

Perdendo sistematicamente per strada tutti i auoi alleati, ha sostenuto il conduttore, il Cavaliere ha dimostrato in maniera lampante - a tutti fuorché a se stesso, beninteso - la differenza che esiste tra un imprenditore, che può fare a meno del consenso dei suoi collaboratori, e un politico che invece deve trovare delle mediazioni con i compagni di strada per realizzare le cose che ha in mente.

Non è casuale l'indulgenza di Berlusconi nei confronti di Mussolini: più volte, in questa campagna elettorale, Berlusconi ha chiesto a gran voce, per governare al meglio il paese: un consenso plebiscitario.

Cioè qualcosa di cui, dopo avere diviso per anni il paese e avere fatto di questa divisione il suo "marchio di fabbrica", non disporrà mai.

La seconda scelta vincente di Floris è stata la scelta di dare ritmo all'intervista, evitando i toni dell'invettiva che aveva scelto invece Michele Santoro nella famosa puntata di Servizio Pubblico.

Ecco un esempio (che riguarda tra l'altro proprio il tema delle alleanze)

F.: «Gli alleati li sceglie lei?»
B.: «No, sono quelli sul campo»
F. «Ma allora che squadra è? I candidati la possono tradire, gli alleati non li sceglie lei…»
B.: «Sono gli alleati che mi consente il sistema»
F.: «Ma la legge elettorale l’ha fatta lei»
B. «No non l’ho fatta io. La volevo cambiare».
F.: «Perché non l’ha cambiata?»
B. «Perché c’era un alleato che me l’ha impedito».
F. «Lo stesso alleato che si porta?»

Ma lo scambio più efficace è senz'altro questo:
B.: «Sono stato classificato come il miglior imprenditore italiano del dopoguerra».
F.: «Da chi?»


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