Beppe Grillo è ancora il futuro del M5S?

par paolo
martedì 11 giugno 2013

Ammesso e non concesso che ne esprima ancora il presente?

Star dietro a tutte le sortite di Beppe Grillo è impresa ardua se non impossibile. Lui si lamenta di una sorta di boicottaggio da parte dei media, ovviamente tutti strumentalizzati dal sistema partitico; la realtà è che non esiste notiziario o trasmissione di approfondimento politico in cui la sua faccia non compaia, corredata di smorfie e di tutto l'armamentario immaginifico di cui è capace, a gridarci l'apocalisse.

La rappresentazione ha uno schema fisso, lui fonte di verità assoluta, gli altri tutti mentitori spudorati che succhiano linfa vitale a danno del popolo. Non si salva nessuno, neppure quelli che in qualche misura erano entrati nell'olimpo del suo blog, vedi Romano Prodi, Milena Gabanelli e da ultimo Stefano Rodotà. Per ciascuno viene confezionato un giudizio che, a seconda se i giorni sono pari oppure dispari, può cambiare radicalmente, passando dalla lusinga al dileggio con una facilità disarmante.

Tutti e tre erano emersi dalle quirinarie svolte sul suo blog, tempio del M5S e sede organica del partito, quindi tutti e tre erano papabili come Presidenti della Repubblica. Prodi è stata più che altro una candidatura congegnata per rompere il PD, si è poi visto infatti come è finita con la famosa "carica dei 101" con la quale il PD stesso ha silurato uno dei padri fondatori.

Prodi: Ad Aprile, a Manzano, Grillo aveva dichiarato che mai avrebbe sostenuto e votato una candidatura di Romano Prodi, poi deve aver annusato l'aria che tirava attorno a Pierluigi Bersani e ha cambiato idea. A proposito della candidatura di Prodi, il Fatto Quotidiano, notoriamente vicino e intimamente legato al M5S, riporta una dichiarazione di Luigi Bisignani, novella gola profonda, in una intervista esclusiva rilasciata su La7 a Gianluigi Nuzzi, su presunte pressioni su Grillo da parte USA per non far eleggere Romano Prodi. Anche la comparsa improvvisa sulla scena politica e mediatica di questa "gola profonda", faccendiere con trascorsi inquietanti coinvolto in varie inchieste con seguiti giudiziari e ritenuto molto vicino a Silvio Berlusconi, non contribuisce certo a schiarire il quadro politico.

Gabanelli: Dopo la puntata di Report che ha sollevato dubbi sulla trasparenza della gestione dei fondi che confluiscono nel blog-partito, Grillo l'ha scomunicata declassandola al ruolo di giornalista faziosa con una dichiarazione lapidaria "fa il suo lavoro ma su di noi solo fregnacce". E certo, finché la famosa giornalista sverniciava gli altri, psiconano in testa, era come la Madonna, se però tocchi lui allora arriva puntuale la scomunica.

Per inciso la riposta di Grillo alle "insinuazioni" della Gabanelli non è stata proprio un capolavoro di chiarezza. Ha dichiarato che lui con il M5S ci rimette soltanto soldi, ovviamente senza documentare nulla a sostegno. Insomma fine della luna di miele.

Stefano Rodotà: Dopo le carezze, siccome l'illustre giurista si era permesso di criticare la linea difensiva di Grillo dopo il flop delle amministrative con la quale il comico incolpava gli italiani di essere dei meschini privi di principi etici sostenendo che quella non poteva essere una analisi giustificativa accettabile, puntuale è arrivato lo schiaffo. "Rodotà? Un ottuagenario miracolato dal web e scongelato". Poi, in un eccesso autoreferenziale ha chiesto perché Rodotà si è permesso di rilasciare la dichiarazione senza prima averlo chiamato al telefono. Insomma, la matricoletta rincoglionita ottantenne doveva prima passare al vaglio di sua maestà il comico di lungo corso. Siamo al delirio.

Naturalmente le vittime di questo arrogante signore la cui consistenza intellettuale e culturale presenta gap preoccupanti e che varia le sue peculiarità in una sorta di anisotropia politica lontana dalla coerenza anni luce, non sono soltanto loro. I suoi strali sono già piovuti sui suoi parlamentari filopensanti invitati ad allinearsi al verbo o a smammare, sugli elettori che lo avevano votato alle politiche e che però si erano "sbagliati", anch'essi invitati a cambiare cavallo (detto e fatto nelle amministrative salvo poi schiumare di rabbia), i cittadini elettori divisi in due classi A e B in una sorta di girone dei vizi e delle virtù secondo criteri che superano il ridicolo. Poi, ovviamente, la partitocrazia, le istituzioni, la società etc. dove, per la verità, trova facili e condivisibili argomentazioni arrichendole di spunti comico satirici che hanno una presa indiscutibile sul pubblico. Bisogna osservare, a questo proposito, che nella fase iniziale di spinta politica Grillo raccoglieva piazze di gente più interessata alle sue denunce antisistema che al folclore. Successivamente siamo passati a piazze di gente più interessata alle sue performance gratuite in qualità di comico brillante che non ai contenuti politici, infine e da ultimo siamo passati a piazze progressivamente sempre meno affollate, per non dire semideserte, perché la gente si è stufata dei suoi proclami al grido del "vaffa...". A "vaffa..." alla fine ci hanno mandato lui. Gli son rimasti i centurioni tipo quello che su questo sito ha argomentato, a commento di un articolo critico su Grillo, che il buon Beppe non è uno che divide e non è uno che istiga, ma è uno che "raccoglie" la protesta come un'aspirapolvere, diventandone lui stesso la sintesi perfetta. Stessa teoria del suo guru che ha dichiarato che senza di lui scoppierebbe la guerra civile, altra occasione persa per fare un fioretto alla modestia.

In sostanza il popolo ha preso le misure di questo "arruffapopolo" urlante ed inconcludente che si è montato la testa ritenendo di diventare, come lui stesso ha dichiarato, "l'ultimo Higlander", ovvero l'ultimo immortale (in senso politico) che dopo aver fottuto il PD succhiandone l'anima e quindi tutta l'energia avrebbe poi affrontato e sconfitto, in un epico scontro tra titani, anche Silvio Berlusconi, così rimanendo lui solo, con un ipotetico consenso del 100%, sulla scena politica italiana. Verrebbe da qualificarla come incipiente demenza senile se non fosse che Beppe Grillo è un mio coetaneo e che quindi questa definizione mi si ritorcerebbe contro. La cosa oltretutto curiosa è che Grillo ha accusato il PD di manovrare subdolamente per dividere il M5S, proprio lui che ha fatto di tutto per scassare il PD e per cercare di assorbine gli elettori, dal momento che suonare il piffero a raccolta dei pidiellini appare impresa molto ma molto meno agevole.

Certo è difficile scindere i contenuti o la strategia dal contesto comico farsesco, e non è quindi certamente corretto proporre un'analisi letterale puntuale delle affermazioni di questo poliedrico ed esuberante signore... Ma allora dov'è che inizia la farsa e dove il contenuto serio? Come si fa a distinguerli? Possiamo tracciare una linea di demarcazione? Io non mi sento in grado di farlo perché lo sfascismo è sicuramente facile, come sparare sulla Croce Rossa, ma la proposta politica, la visione della società, il modello di sviluppo etc. dove sono? È sufficiente dire che si vuole una società più giusta, nessun disoccupato, pensioni più congrue, il reddito di cittadinanza, l'energia pulita e via di questo passo, in una sorta di elenco dei desideri, senza tuttavia entrare nel merito dei provvedimenti che si intendono adottare e che però non siano pure e semplici enunciazioni demagogiche, spesso contradittorie e confuse? Può un popolo seguire "sulla fiducia" questo signore dalle convinzioni altalenanti dopo un ventennio gettato alle ortiche inseguendo le chimere di Silvio Berlusconi?

Adesso il M5S che aveva aperto uno spiraglio, una speranza di cambiamento della politica e delle istituzioni, dopo le incongruenti vicende che si sono succedute in questi due mesi, si è ricristalizzato sulla sua percentuale che raccoglie la gran parte del movimentismo antisistema che prima delle politiche si esprimeva nelle strade, ovvero quel 12-15% che rappresenta la sua soglia "partito" critica. Oltre sarà arduo rivederlo perché difficilmente chi lo ha votato gli darà una seconda possibilità dopo aver visto bruciata la sua speranza, soprattutto dopo le ultime performance verbali stralunate di Beppe Grillo. Rimane aperto un corridoio stretto che potrà essere percorso qualora il Governo Letta, quello dell'"inciucio immondo", dovesse miseramente fallire su tutto il fronte. Ma sia Letta che Berlusconi hanno ormai percepito il rischio e quindi, contrariamente a quanto si pensava, salvo eventi cruenti di origine giudiziaria che potrebbero far perdere la tramontana a Silvio, ben si guarderanno dal portare l'azione di governo al saldo zero.

Prendo proprio spunto dall'ultima decisione assunta dal governo Letta nel ddl di abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti (da passare poi al vaglio e alla ratifica del Parlamento) che prevede la rimodulazione a scalare con cessazione nell'arco di un triennio del finanziamento, fissando inoltre i nuovi parametri e requisiti di accesso nel corso dei tre anni.

Certo non è il massimo, ma era pensabile che istituzioni strutturate sul teritorio come gli attuali partiti potessero rinunciare d'emblée al finanziamento pubblico? Certamente no: ormai il cancro c'è e va estirpato ma certamente senza uccidere il paziente. Grillo ovviamente ha tuonato contro il provvedimento gridando alla farsa, al complotto partitocratico per uscire dalla porta e rientrare dalla finestra. "Se volevano farlo, ha dichiarato, dovevano fare come noi che ci abbiamo subito rinunciato". Ovviamente si è ben guardato dal dire che i partiti come il PD e il Pdl sono strutture che necessitano di risorse per mantenere le proprie organizzazioni sul territorio che dovranno ovviamente modificare le loro modalità organizzative con radicali ridimensionamenti, dato che è impensabile poter fare come il M5S che vive su un blog a costo zero. Insomma, è facile fare i virtuosi quando si incassa ma non si spende. Vedremo quando a breve dovrà darsi una veste giuridica di partito e quindi dotarsi necessariamente di una struttura organizzativa se il M5S sarà coerente con le sue affermazioni.

Appunto... Vedremo.

 

 


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