Benvenuti in Palestina: Israele "accoglie" gli attivisti, tra black-list e pestaggi

par Emanuele Midolo
lunedì 16 aprile 2012

West Bank. Una decina di attivisti pro-palestinesi dell'International Solidarity Movement sono stati fermati da un contingente di soldati israeliani durante una marcia in bicicletta nella valle della Giordania. Alcuni di loro sono stati malmenati dagli ufficiali israeliani armati di mitra M-16. Il video del blocco, postato su Youtube, ha permesso l'identificazione e la sospensione di un militare che aveva colpito violentemente al volto un ragazzo con il calcio del suo fucile.

"Sabato, un gruppo di ciclisti palestinesi ed internazionali è stato brutalmente attaccato dalle forze di occupazione israeliana mentre percorreva in bicicletta la Route 90, l'autostrada principale che collega il Nord ed il Sud del paese attraverso la valle della Giordania", questa la denuncia dell'ISM, che ha caricato su Youtube il video del pestaggio. Il tenente colonnello Shalom Eisner è stato sospeso per le violenze sul manifestante, mentre è stata aperta un'inchiesta sulle modalità del blocco.

 

"I ciclisti stavano manifestando contro le politiche di apartheid israeliana in atto nella valle della Giordania, politiche che impediscono l'accesso dei palestinesi alle strade, e che fanno parte della campagna di pulizia etnica in atto nei confronti delle comunità beduine indigene della valle", ha detto il portavoce dell'International Solidarity Movement.

Flytilla Day. Nel frattempo è stato d'allerta all'aeroporto di Tel Aviv. Israele ha scelto la lotta senza quartiere contro gli attivisti dell'operazione "Benvenuti in Palestina", una campagna internazionale di denuncia dei blocchi stradali e delle assurde limitazioni imposte ai cittadini palestinesi dei Territori occupati.

Sono stati schierati 600 agenti di polizia - "per lo più in borghese", riporta l'ANSA - al fine di intercettare ed espellere immediatamente i partecipanti all'iniziativa "Welcome to Palestine". 80 cittadini stranieri (la maggioranza dei quali di nazionalità francese) sono stati arrestati quest'oggi all'aeroporto Ben Gurion e sono al momento in attesa di espulsione. Tra di loro anche 6 italiani.

Ad altri 7 attivisti italiani è stato invece negato l'imbarco su un volo Alitalia diretto in Israele; inseriti (insieme al fumettista Vauro, che però non è partito per motivi di lavoro) in una Black-list di stranieri "indesiderati" redatta per l'occasione.

Agli organizzatori della campagna, che avevano dichiarato di giungere "armati solo di uno spazzolino da denti", le autorità israeliane hanno rivolto una "lettera di benvenuto" che dimostra come il governo di Benjamin Netanyahu non perda il gusto per la provocazione:

"Caro attivista,

 

Apprezziamo la tua scelta di Israele come oggetto di preoccupazione per i diritti umani. Sappiamo che avevi molte opzioni degne. Avresti potuto scegliere di protestare contro la barbarie quotidiana del regime siriano contro il proprio popolo, che ha provocato migliaia di morti. Avresti potuto scegliere di protestare contro la brutale repressione del regime iraniano, dare il tuo dissenso al sostegno del terrorismo in tutto il mondo. Avresti potuto scegliere di protestare contro il governo Hamas a Gaza, dove le organizzazioni terroristiche commettono un doppio crimine di guerra lanciando razzi contro i civili e nascondendosi dietro ai civili. Ma hai scelto di protestare contro Israele, l’unica democrazia in Medio Oriente, dove c’è parità di diritti per donne, la stampa critica il governo, le organizzazioni dei diritti umani sono libere di agire, c’è libertà di culto per tutti e le minoranze non vivono nella paura. Ti consigliamo di risolvere prima i problemi reali della zona e poi tornare in Israele per condividere con noi la tua esperienza. Buon volo”

Ironia caustica anche per Amira Hass, che quest'oggi scrive su Internazionale: "Secondo i mezzi d’informazione israeliani, il nostro paese è di nuovo in pericolo. Domenica subiremo un pericoloso attacco: centinaia di turisti, forse migliaia, atterreranno in Israele e chiederanno di andare in Cisgiordania. Che calamità! Che provocazione! Immaginate mille persone armate di biglietto aereo che si accalcano agli sportelli dell’immigrazione e pronunciano la parola proibita: Palestina". Una parola che, a giudicare dalla vasta operazione di repressione messa in atto dal governo israeliano, fa ancora paura a molti.


Ricordando Vittorio Arrigoni, restiamo umani.

 

 


Leggi l'articolo completo e i commenti