Belpietro, un grande

par Davide Palazzo
mercoledì 9 settembre 2009

L’ultima intervista telefonica che Berlusconi ha rilasciato a Belpietro su Canale 5 è quanto di più comico si sia visto in televisione negli ultimi mesi. Se non fosse che Berlusconi e Belpietro sono, rispettivamente, il nostro Presidente del Consiglio e uno dei giornalisti più stimati in Italia, e non dei comici, potremmo anche noi ridere liberamente.

Per comprendere bene la portata comica dell’intervista, bisogna risalire alla puntata di Ballarò del 26 maggio quando Franceschini disse finalmente chiaramente ciò che i leader della sinistra non avevano quasi mai detto, ovvero che i giornalisti di Mediaset, dei giornali e degli altri mezzi di informazioni controllati da Berlusconi sono, per definizione, suoi dipendenti. La reazione di Belpietro fu estremamente violenta. In effetti, essere dipendenti di Berlusconi può sembrare offensivo. Ma Belpietro si adirò più che altro perché voleva chiarire la propria assoluta indipendenza. Lui che a quel tempo era direttore di Panorama e lavorava (e lavora ancora) a Canale 5. Ma soprattutto era stato direttore del “Giornale”, quotidiano noto per essere stato fondato da Montanelli, che poi fu cacciato assieme a mezza redazione dall’editore Berlusconi perché non aveva intenzione di cambiare la propria linea politica a favore del neo-entrato in politica. Ebbene, Belpietro, quando gli venne detto che era un dipendente di Berlusconi, non sopportò che si mettesse in discussione la sua indipendenza. Come se essere alle dipendenze di un politico di per sé non ponesse dubbi sulla affidabilità di un giornalista.

 

In ogni caso, noi ci crediamo. Crediamo che Belpietro sia assolutamente indipendente e ne abbiamo anche le prove dopo aver visto l’intervista con cui Berlusconi ha inaugurato nuova stagione della trasmissione “Mattino 5”, su Canale 5. In quell’intervista Berlusconi, probabilmente per far aumentare l’audience su un suo canale, dà il meglio di sé. Il tema di fondo è sempre lo stesso: l’Italia, in cui i comunisti, per quanto questo termine dopo la caduta dell’Urss abbia un significato molto vago che nessuno capisce bene, prendono più o meno il 2% alle elezioni, è una roccaforte comunista. Il 90% dei giornali è controllato dai comunisti, anzi dalla minoranza cattocomunista (chissà che vuol dire...). Belpietro, che è un giornalista indipendente, non ha fatto notare al premier che egli possiede, tra molte altre cose, il più grande gruppo editoriale italiano, la Mondadori, che pubblica quaranta periodici. A meno che Berlusconi non sia comunista (la strana amicizia con Putin in effetti desta qualche dubbio) sembra, (così, ad occhio) improbabile, anche considerando solo il possesso della Mondadori, che i comunisti o i cattocomunisti, che, ripeto, non si sa bene chi siano, detengano il 90% dei giornali. Ma Belpietro non l’ha fatto notare: gli sarà parso un dettaglio insignificante.

Poi Berlusconi continua. Qualche mese fa la Freedom House, associazione indipendente con sede negli Stati Uniti (altra roccaforte comunista, come è noto), ha pubblicato una classifica sulla libertà di stampa in tutti i Paesi del mondo. L’Italia, unica nazione in Europa assieme alla Turchia, non è libera, è parzialmente libera. Siamo dopo il Benin, per dire... La motivazione espressa dalla Freedom House è tanto chiara fuori dall’Italia quanto oscura nel nostro Paese: “la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell’eccessiva concentrazione della proprietà dei media".

L’eccessiva concentrazione dei media si riferisce espressamente al gigantesco conflitto di interessi di Berlusconi. In ogni caso, secondo la Freedom House siamo parzialmente liberi. Berlusconi non è d’accordo e fin qui, dato che la Freedom House accusa proprio il suo sistema di potere, non c’è da stupirsi. Il bello, però, è che Berlusconi attribuisce il giudizio sulla poca libertà di stampa in Italia non alla Freedom House, ma, come al solito, ai suoi fantasmi. Per cui quel giudizio sarebbe “una barzelletta di questa minoranza comunista e cattocomunista”. Belpietro, che è un giornalista indipendente, non fa notare a Berlusconi che in effetti quella era un’opinione non dei comunisti, chiunque essi siano, ma di un’associazione americana che sarebbe assurdo definire comunista. Anche questo gli sarà parso un dettaglio insignificante.

In definitiva, Belpietro è un grande giornalista indipendente. A volte dimentica qualche dettaglio, ma per il resto è un grande. Del resto, caliamoci nei suoi panni. Berlusconi stava parlando del suo conflitto di interessi in una televisione di sua proprietà e intervistato da un suo dipendente. Io a stento riesco a trattenere le risate, figuratevi se fossi riuscito a interromperlo!


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