Battezzati ad Orvieto 102 "bambini" mai nati

par Paolo Borrello
mercoledì 11 maggio 2011

Il parroco di una frazione di Orvieto, Ciconìa, don Augusto Passeri ha deciso di “battezzare”, in occasione della festa della mamma, 102 “bambini” mai nati. Più precisamente ha deciso di battezzare 102 embrioni o feti segnalati, nelle settimane passate, da un certo numero di donne che hanno interrotto, volontariamente o non, la propria gravidanza.

Si è trattato ovviamente di un battesimo simbolico “celebrato” insieme ad un battesimo vero, del piccolo Giorgio. L’idea è venuta al parroco di Ciconìa, don Augusto Passeri che, da alcune settimane, ha collocato ai piedi dell’altare un contenitore, invitando tutte le donne che sono passate per questa esperienza dell’interruzione di gravidanza, voluta o no, a lasciare un nome, naturalmente in forma anonima e del tutto riservata.

“Mamma dammi un nome, così Dio Padre mi chiama”: con queste parole don Augusto ha voluto sintetizzare l’iniziativa, diffondendola nella comunità di Ciconìa. “L’idea mi è venuta qualche mese fa – ha dichiarato -. Ci fu un episodio, una confessione che mi colpì particolarmente. Da lì il pensiero non mi ha più abbandonato, suggestionato anche da alcune letture e da una frase in particolare: ‘Io non ho un nome però sono’. Ecco, da qui l’idea di dare un nome a questi figli di Dio, perché abbiano anche loro un nome e perché, oltre che figli di Dio, diventino anche figli della comunità”. Il parroco ha aggiunto che l’iniziativa è anche “un modo per riflettere su un argomento delicato”. “E per farlo – ha sottolineato - non c’è giorno migliore che la festa della Mamma. Mi capita a volte di ricevere confessioni disperate di donne. A loro dico che hanno fatto il dono più bello, quello della vita eterna e che ora quei bimbi sono gli angeli custodi della loro mamma”.

Io non so se iniziative simili siano frequenti oppure no. In Umbria non lo sono. E io credo che, diversamente da quanto sostenuto da don Augusto, non siano affatto un “modo per riflettere su un argomento delicato” ma, in realtà, rappresentino uno strumento per dividere, non certo per unire, coloro i quali ritengono che l’interruzione volontaria di gravidanza sia lecita, nei casi previsti dalla legge, e quanti invece vorrebbero che la legge in vigore fosse abrogata oppure modificata in senso fortemente restrittivo. Peraltro sarebbe opportuno che ci si ricordasse sempre che gran parte di coloro che sono favorevoli all’attuale legge sull’interruzione di gravidanza non sono favorevoli all’aborto volontario in sé ma ritengono che, comunque, nei casi previsti dalla normativa vigente, possa essere necessario ricorrere all’interruzione di gravidanza. Quindi l’iniziativa del parroco di Ciconìa mi sembra del tutto fuori luogo, più che discutibile. Stupisce che sia stata promossa da don Augusto, sacerdote che io conosco personalmente e che in passato si è fatto promotore di azioni decisamente innovative e non certo oltranziste, per le quali fu criticato e contrastato aspramente dai vertici della Chiesa locale. Questa sua decisione può essere messa in relazione con il “nuovo” corso che eventualmente si intende realizzare nella diocesi di Orvieto e Todi, dopo l’allontanamento del vescovo Giovanni Scanavino? Non so se questa interpretazione sia valida. Ribadisco però che quanto deciso da don Augusto mi sembra profondamente sbagliato.


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