Bambini sul marciapiede

par Ambrogio Ercoli
mercoledì 26 gennaio 2011

Leggo su Famiglia Cristiana un articolo sull'esperienza del piedibus a Milano. I commenti dei genitori e dei bambini sono sullo stesso tenore dei nostri. Anche l'organizzazione è simile. Qui da noi, come da loro è in funzione già da qualche anno e, a parte i disagi meteorologici, tutti sono concordi nel fatto che sia una bella iniziativa.

Segue all'articolo l'intervista a Francesco Tonucci, responsabile del progetto “La città dei bambini”, il cui scopo è quello di ridisegnare le città a misura di bambini, perché questi possano muoversi da soli, senza pericoli, non in una campana di vetro costruita su misura, ma in un luogo reale fatto di strade e persone, rispettosi anche dei più piccoli. La ricetta è piuttosto semplice e, come spesso accade, deve istituzionalizzare una concezione della società che esisteva già quarantanni fa, ma che il progresso ci ha fatto perdere ed ora la dobbiamo ristabilire per legge: gli adulti presenti controllano tutti i piccoli, indipendentemente che siano o meno loro figli o che gli siano stati affidati ufficialmente dai genitori. In questo modo i ragazzini, già all'età di sei anni, possono andare a scuola da soli ed esperire quel poco di indipendenza dagli adulti che li farà crescere.

Belle parole e bello il progetto. Tonucci però, mette in primo piano il fatto che la volontà di una simile iniziativa deve essere innanzitutto politica: deve esserci la volontà di approntare la città a tale scopo. Quindi marciapiedi e attraversamenti devono essere pensati per il bambino, devono essere larghi e ben visibili agli automobilisti. Ma soprattutto devono essere sgombri da auto, cassonetti dell'immondizia, transenne e quant'altro possiamo trovarci sopra che impedisca il passaggio, obbligando le persone a scendere in strada per proseguire. Deve esserci la volontà politica di perseguire chi ritiene il suolo pubblico un pezzo del proprio giardino, infischiandosene se gli altri devono camminare in mezzo alla strada.

Vivo in un comune dove, sulla costruzione di nuove strade non c'è nemmeno dibattito, sembra che siano tutti d'accordo sulla necessità di eliminare prati e boschi per aggiungere cinque chilometri di asfalto, sostituire la circonvallazione a ovest con quella a est. Tutti presi a pensare come fare passare più automobili e più velocemente, senza che nessuno si chieda come fare a far fermare la gente in paese, senza che nessuno si chieda come migliorare quello che già abbiamo e migliorare la qualità di vita di chi qui abita e qui manda i figli a scuola.

Mi sono perfino stufato di andare in giro a fotografare le fesserie non sanzionate che trovavo sui marciapiedi; mi sono stufato di litigare con vigili e genitori all'uscita della scuola che parcheggiano sui marciapiedi e obbligano i bambini a camminare in mezzo alla strada. Mi sono sentito dire che io avevo torto e avevano torto i bambini che andavano a casa da soli a piedi e non in macchina con i genitori. Mi sono stufato di sentire le lamentele di una mia vicina di casa cieca che, anche lei stufa di lamentarsi con le autorità, quando trova auto che le impediscono di arrivare a casa, le prende a bastonate. Mi sono sentito chiedere se, per favore, potevo spostare la bicicletta perché non riuscivano a mettere la macchina sul marciapiede, davanti al cancello della materna.

Ecco, di tutto questo mi sono stufato. Tra un anno scade il mandato del sindaco che tanto ha fatto per riempire le strade di rotonde inutili e i prati di case. Vediamo se in campagna elettorale qualcuno riesce ad avere qualche idea, o se saremo costretti a sentirci sempre le stesse balle.

Nel frattempo mi consolo sognando un mondo migliore sul sito della città dei bambini.


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