BallarĂ², come non lo avete mai visto

par Andrea Pisani
venerdì 29 maggio 2009

Accuse al giornalismo fazioso, improbabili insulti, turpiloquio, batutte taglienti e pugnalate inaspettate. Questo ed altro il pubblico italico ha ascoltato nell’appuntamento settimanale di "Ballarò", evento fisso del martedì sera per gli appassionati di politica. La puntata del 26 maggio si è rivelata inaspettatamente movimentata e ricca di colpi di scena, in un susseguirsi di attacchi diretti ed allusioni al politico o al giornalista di turno, conduttore incluso. Più che momento di confronto, sembrava di trovarsi in una arena di battaglia.

Dopo la copertina del comico Maurizio Crozza, insolitamente stanco e poco incisivo, che subisce le battute degli ospiti, Ballarò apre lanciando un servizio che mette sotto torchio il nostro bel paese, con arbitro per il resto d’europa. Ne esce un quadretto bizzarro, fra commenti dei turisti iberici divertiti dalle appassionanti vicende di Silvio Berlusconi, resoconti di inglesi sorpresi dall’auto-lesionismo politico italiano, e veline ispaniche in cerca di una raccomandazione del "papi". Scena clou quella del Presidente del Consiglio intento, con grande smania, ad affondare il suo bel viso nel trucco.

Terminata l’apertura, si inizia subito con le critiche al servizio fazioso, indegno per la televisione pubblica, provenienti dal Ministro della cultura Sandro Bondi. Fiacco tentativo di replica del conduttore Floris, e si entra nel vivo della trasmissione.

Il primo argomento è lo "scandalo Noemi", la giovane diciottenne in amicizia con Berlusconi. Parte subito all’attacco Ezio Mauro, direttore di Repubblica, con la questione delle 10 domande poste al Presidente del Consiglio riguardanti il suo rapporto con la giovane ragazza. Sandro Bondi non ci sta alle domande, a suo parere, indecenti e allusive, ribadendo che il rapporto tra Berlusconi e Noemi e’ "basato sulla purezza". Risate in sala. Un insospettabile Belpietro, direttore di Panorama, cestina le domande di Mauro, riassumibili in una sola, esplicita e diretta: "la ragazza ha fatto sesso con Berlusconi?". Resta quindi non spiegato il motivo per cui il Presidente del Consiglio non abbia mai risposto al quotidiano, evitando cotanto rumore.



Si passa in seguito a parlare del ruolo dell’informazione riguardo alla vicenda privata di un uomo pubblico. Ad infiammare la serata è Dario Franceschini, segretario del Pd. Con calma e compostezza difende il giornalismo di inchiesta di Repubblica, incalzando contro la maggioranza al governo e i suoi insolenti attacchi ai reporter. Il primo, sottile ma tagliente, attacco va a Belpietro. Franceschini si rivolge a lui, precisando che e’ "un dipendente di Berlusconi". Subito il sorriso beffardo sulla faccia di Belpietro si tramuta in un’espressione seria e corrucciata. Il giornalista alza i toni, comincia a sbraitare, si dichiara insultato e pontifica che Franceschini "non ha titoli di dare a nessuno lezioni di democrazia ed indipendenza". Appagato ma non soddisfatto, il segretario del Pd incalza con pacatezza ribattendo "non ho offeso nessuno, ho dato un’informazione di servizio". Per inciso, vera, visto che Panorama è edito da Mondadori, il cui maggior azionista e’ proprio Berlusconi.

Altro affondo di Franceschini va a Bondi, al quale dà inavvertitamente del "tu". Il ministro, indignato, chiede rispetto, e subito l’avversario lo definisce, con sottile ironia, "eccellenza". Il bersagliato inizia ad urlare, accusando la "battuta di cattivo gusto", l’offesa inaccettabile. La tensione si alza in studio, segue un rapido scambio di battute e Franceschini per un breve momento si altera,in un reciproco scambio accuse fra i due politici. Uno spettacolo appagante ed allo stesso tempo degenerante.

La voce fuori dal coro è Marco Pannella dei Radicali, che non nasconde certo il suo linguaggio sboccato e diretto, lanciando frecciatine agli ospiti, anche agli alleati rei di non aver risolto il conflitto di interessi quando possibile. Un messaggio chiaro che tradisce il falso ed anacronistico bipolarismo italico, indotto dalla classica disposizione delle poltrone su due fronti, destra e sinistra.

Questo è ciò che rimane di una trasmissione che dovrebbe essere un momento costruttivo per discutere delle scelte politiche da attuare. La puntata non è altro che lo specchio della nostra martoriata patria, satura di contraddizioni ed interminabili scontri, in bilico fra la volontà di cambiamento e l’attaccamento alla tradizione. Una specie di riproduzione in scala del dibattito parlamentare. Il vero vincitore e’ lo share, il perdente è lo stivale. Cosa rimarrà del divertente siparietto? Forse solo il classico "servizio del giorno dopo" di Studio Aperto, che sceglie, casualmente, di mostrare solo le ragioni di Bondi e Belpietro, eroi nostrani. Questo è il vero giornalismo di inchiesta.


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