Badante ucraina, clandestina, muore per il timore di essere espulsa

par Sergio Bagnoli
venerdì 12 giugno 2009

Le amiche, connazionali e colleghe di lavoro della donna, sono intanto fuggite dall’appartamento che occupavano perché timorose di essere espulse in quanto presumibilmente clandestine.

Vita Orlava aveva trentanove anni ed era incinta. Di nazionalità ucraina da due anni si trovava in Italia nella pericolosa condizione di clandestina. Faceva la badante prima a Mola di Bari poi a Torre a Mare, paesi della prima cintura del capoluogo pugliese. Era entrata dunque di frodo in Italia ma si era ben presto saputa conquistare la fiducia delle anziane non auto-sufficienti per cui lavorava e delle loro famiglie. Aveva però deciso di tenere nascosta la gravidanza anche quando la medesima aveva iniziato a non essere più regolare: temeva, onde si fosse rivolta ad una struttura medica pubblica, di essere arrestata ed espulsa.

E’ morta ieri l’altro sola come un cane nella casa della vecchietta non autosufficiente a cui badava: durante la notte era stata assalita da lancinanti dolori al basso ventre, sintomi molto presumibilmente di un aborto spontaneo, e si era recata in bagno dove aveva avuto una forte emorragia. Raccolto il sangue perso in una bacinella ritrovata dai carabinieri sotto al suo letto, era rientrata nella sua stanza senza chiamare nessuno, sperando che i dolori si chetassero da soli. Evidentemente non è stato così tanto che quando Vera ha cercato di tornare nel disimpegno della casa è stramazzata al suolo morendo in poco tempo.

Il suo corpo è stato rinvenuto il mattino successivo dal figlio dell’anziana accudita che era andato a fare visita alla madre. Ora l’uomo teme di essere incriminato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, anzi sicuramente lo sarà giacché in Italia pare che la Legge sappia essere inflessibile solamente con i disperati. A seguito di rapide indagini i carabinieri di Bari hanno scoperto l’appartamento ove Vera si recava nel poco tempo libero che il lavoro le lasciava. Si trova a Mola di Bari e fino alla morte dell’ucraina era occupato da altre sue connazionali, badanti come lei e, presumibilmente, come lei clandestine.



Probabilmente appena avuta notizia del decesso della compatriota hanno pensato bene di scappare altrove per paura di essere fermate dai carabinieri ed espulse. Qui le forze dell’ordine hanno rinvenuto il passaporto della donna morta. Era, come detto, privo di visti d’ingresso nel nostro paese. Ora la salma di Vera Orlava, che si faceva chiamare Ylenia, si trova all’obitorio dell’ospedale di Acquaviva delle Fonti a disposizione della magistratura. Si trova cioè in quello stesso ospedale dove si sarebbe dovuta recare per controllare una gravidanza a rischio. Nessuno, almeno per ora, l’avrebbe denunciata. Qualora fosse entrato in vigore il nuovo decreto sicurezza, fortissimamente voluto dal governo Berlusconi, forse, invece, il medico di guardia avrebbe chiamato i carabinieri. Recenti notizie che riportavano il fatto che però, in varie parti d’Italia, alcuni medici già avevano anticipato, non richiesti, le norme del pacchetto- sicurezza devono averla spaventata a morte come hanno terrorizzato tantissimi altri “ invisibili” come lei. Si sta comunque creando in tutta la penisola un clima d’odio profondo tra autoctoni ed immigrati, anche regolari, che presagisce, purtroppo, per il futuro cose ben peggiori: il clima si è avvelenato in entrambi i campi e la caccia alle streghe, gli immigrati specialmente extra- comunitari, è iniziata.

La morte di Vera è figlia di questo clima.

 


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