Bad-words into Pd

par L’89
sabato 3 ottobre 2009

Vietato dire sinistra
L’ho notato io, l’avrebbe notato anche l’omino bianco (e non lo dico tanto per dire, che nel Pd il bianco più bianco non si può): è gentilmente proibito utilizzare la parola sinistra. I 3 gay convitati al seggio segretariale glissano agevolmente ad ogni declinazione della parola infame: di sinistra non si parla, la sinistra è un’altra cosa, la social-democrazia (così la chiamano) in Europa è in crisi, la sinistra la sinistra. No.

Alternative democratiche
Pongo l’esempio: Bersani recente a "8 e 1/2". Il mio partito - afferma in sostanza - non guarda a sinistra, non si butta sulla rive gauche. Parlo di sinistra - continuiamo - se s’intende eguaglianza. Morale: niente, non gliela si estorce, romagnolo o no. Lo sforzo, tuttavia - e siamo generosi - l’ha fatto: la pronuncia sulla bocca rimane, la faccia mesta nella sconfessione, ma la dice. Prendiamo Rutelli, invece. Altro? Sinistra? E Franceschini? E Marino, su: non può bastare. E neppure la macchia dell’infame termine vuole darsela addosso.


Ora sono affari suoi
Il carrozzone democratico, comunque, sembra virare dritto verso la mozione dell’ex presidente della Regione Emilia. Dite che bastano i voti, o la prossima nomina della "d’alemiana" (e quindi "bersaniana", o viceversa, meglio) Berlinguer al Tg3 (soffiata di Dagospia) a far capire chi avrà la meglio? Ok, auguri e buon lavoro - stile Teocoli che fa Galliani - che ce n’è a bizzeffe. C’è da trovare credibilità, da assumere la consapevolezza che "in sto paese qui" (cit.) stiamo aspettando un diamine di Pd decente. E francamente la vedo dura.

Sono di sinistra. Sa dirmi chi votare?
Dura perché? Se la somma, come dice, fa il totale, poco meno della metà degli italiani voterebbero a sinistra. Storicamente, matematicamente, sociologicamente: dal ’94 il Paese si spartisce in un bipolarismo di fatto, tenue quanto strenuo. E a dirsi di sinistra, seppur in numeri minori rispetto ai potenziali elettori, sarebbero tanti. Mi chiedo: cosa li spingerebbe a votare un partito che di sinistra non parla, che a sinistra non si vede, che con la sinistra c’entra poco? L’equazione non è ostica: il voto s’è spalmato ai lati di chi la collocazione spaziale la vanta (Rfc, Sinistra e Libertà) o la evita di buon grado (Idv). Il liquido amniotico che avvolge questa specie di contenitore sballato ha tanto da farsi perdonare. A meno che... a meno che non si perda la memoria il giorno prima delle elezioni, stile Palombella Rossa: sono di sinistra, voto a sinistra. Vi basta?


 


Leggi l'articolo completo e i commenti