Sindaco Iervolino: “ I miei concittadini hanno avuto ragione a scappare, avevano paura”

par Sergio Bagnoli
venerdì 19 giugno 2009

Il presidente della Regione Bassolino offre aiuti agli orfani.

La vedova di Petru Birladeandu, intanto è rientrata in Romania e vive sotto scorta. La Procura generale di Bucarest ha aperto due fascicoli contro ignoti: uno per omicidio e l’altro per omissione di soccorso.

Ormai il tragico fatto di sangue accaduto lo scorso ventisei maggio alla fermata della ferrovia cumana di Montesanto a Napoli ed in cui è rimasto ucciso, da innocente, il musicista di strada romeno Petru Birladeandu è stato mostrato, grazie ai video interni della ferrovia locale partenopea, a mezzo mondo ed ovunque l’esecrazione è stata ampia. Ad agitare le coscienze civili dei telespettatori non tanto il fatto che ancora una volta un incolpevole è rimasto vittima dell’ennesimo raid omicida della camorra, purtroppo a Napoli accade sempre più di frequente, quanto l’ostentata indifferenza dimostrata dai napoletani, anche successivamente alla fuga dei killer, di fronte ad un uomo morente, padre di due bambini, ed al cospetto della moglie che disperatamente chiedeva aiuto sia in italiano che in romeno. Proprio il fatto che la vittima fosse di nazionalità romena ha portato la stragrande maggioranza dei presenti, secondo il “ tam tam” dei vicoli, a rifiutarsi di aiutare il poveretto: se fosse stato un italiano, magari camorrista, albanese o marocchino certamente un ambulanza lo avrebbe trasferito al vicinissimo Ospedale Pellegrini.


Invece era romeno, apparteneva cioè alla razza più odiata dagli italiani, ed allora è stato fatto morire come un cane. Scioccanti poi le dichiarazioni rese in serata dal Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, del Partito Democratico: “Capisco e comprendo i miei concittadini che sono scappati: avevano paura” ha affermato il primo cittadino partenopeo. Peccato però che i concittadini della Russo-Iervolino siano scappati solamente dopo la fine della sparatoria, quando non c’era più alcun pericolo ma si trattava solamente di soccorrere un povero moribondo.

Smentendo la sua collega di partito che non ha ancora ravvisato la necessità di esprimere il proprio cordoglio alla giovane vedova ed ai due figli minori di Birladeandu, il Presidente della Regione Bassolino ha offerto un aiuto economico alla famiglia rientrata precipitosamente a Iasi, loro città d’origine, nell’est del paese danubiano. La Procura generale di Bucarest intanto, dopo aver catturato sul circuito internazionale le immagini della sparatoria e di tutto quello che è successo dopo, trattandosi di un reato compiuto in danno di un cittadino romeno ha aperto due fascicoli contro ignoti: il primo per omicidio, il secondo per omissione di soccorso. Delegati alle indagini gli ufficiali di polizia romeni presenti in Italia ed i servizi segreti di Bucarest. I magistrati romeni stanno anche vagliando la deposizione resa da Mirela Birladeandu, la vedova, che ribadendo da Iasi quanto già dichiarato ad alcuni mass- media italiani si dice convinta che in realtà quel giorno alla stazione di Montesanto non fosse in corso alcuna guerra di mafia ma che già fin dai giorni precedenti alcuni scugnizzi della camorra l’avessero minacciata, insieme ai figlioletti ed al marito, ingiungendole di abbandonare l’Italia e dicendo “Noi siamo italiani, non vogliamo voi romeni, se non ve ne andate subito da Napoli vi ammazzeremo”. Un’ azione punitiva di matrice razzista dunque, secondo la vedova, quella del ventisei maggio. La questura partenopea però smentisce la circostanza che se invece risultasse vera ci farebbe capire quanto pericolosa potrebbe essere l’introduzione in Italia dei “Volontari per la Sicurezza” che magari al Nord sarebbero composti da incensurati cittadini ma al Sud potrebbero invece essere rappresentati dai gruppi di fuoco della criminalità organizzata. Da oggi però Mirela Birladeandu ed i suoi due piccoli vivono sotto scorta, accordata dalla polizia romena, perchè hanno visto in faccia gli assassini e quindi potrebbero a loro volta essere uccisi. 


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