Aziende turistiche: bisogna reinventarsi o si è a rischio

par Gaetano Mastellone
venerdì 5 giugno 2009

Il successo di oggi non garantisce quello di domani.

Oggi senza avere la forza e la volontà di sapersi reinventare le aziende Turistiche sono in grande rischio, occore anche investire in Qualità.
 
Quanto affermato non vale solo per il mondo delle imprese del settore turistico, vale anche per il sitema politico che è ancora jurassico.

Oggi siamo immersi nella "bollente pentola" della crisi ed assistiamo ogni giorno ad una politica rissosa, divisa e poco interessata al cambiamento mentre, nel versante “imprese”, assistiamo ad un’immobilismo preoccupante.

Magari sia i politici che le imprese penseranno a trasformarsi solo quando i loro problemi saranno così ingigantiti da essere diventati di difficile soluzione!!

La politica ha delle precise responsabilità, questa è la verità.


Ricodiamoci che nel business odierno, così pronto a penalizzare chi sbaglia, quando i segnali di crisi sono ormai evidenti è già troppo tardi per intervenire.

Sapersi reinventare
, ecco cosa occorre.

Un’azienda in crisi, di solito, conosce abbastanza bene “dove risiede l’origine dei problemi” ma spesso li trascura invece è necessaria una capacità di analisi immediata tale da poter individuare le esigenze di cambiamento più nascoste ed attivare immediatamente le azioni correttive.

Alla base di tutti i cambiamenti di successo vi è il “fattore tempo”, cioè il cambiare in fretta con una strategia efficace.
 
Da oltre due anni vado ripetendo che dobbiamo avere una politica di qualità, una politica che abbia una “visione”, che “programmi le idee” e che “applichi una strategia”: invece abbiamo risse, parole e gossip!

Uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi è il Turismo, settore che rappresenta, fra diretto ed indiretto, circa il 12% del PIL nazionale.

Anche in questo settore non c’è capacità di reinventarsi.

Domandiamoci se gli operatori ed i politici abbiano una VISIONE?

Dove sono le IDEE?

Dove sono le STRATEGIE?
 
I
nvece di spendere soldi inutili in analisi sulla Customer Satisfaction o altro, perché, in ogni area turistica, non si attuano azioni concrete ed immediate?

Ad esempio come un PMT – Piano di Marketing Territoriale ed un PCC – Programma Customer Centricity?

Il PMT è anche relativamente facile attuarlo perché in aree a vocazione turistica si ha la grossa fortuna che l’intero territorio ruota attorno al “turismo & turista”, quindi non sono presenti grosse spaccature fra Albergatori e Commercianti perché ambedue le classi economiche dipendono dal “turismo & turista”, in gran parte.

Il PCC è anch’esso relativamente facile progettarlo perché non è altro che un programma nel quale si determina di porre il cliente al centro della catena del valore per anticipare, in maniera innovativa e qualitativa, le sue necessità ed i suoi desideri anche per cercare di sorprenderlo positivamente ed andare al di là delle sue aspettative.

Ideare un programma di trasformazione, ecco una delle cose che ci servono.


La politica locale
nei territori interessati o cambia atteggiamento oppure sarà ancora di più, perché già lo è ora, responsabile delle negatività cittadine.

Essendo uomo abituato al “ragionamento produttivo” affermo però che la colpa non è solo del “mercato”, della “spazzatura”, della “crisi” o della “politica locale”, vi è anche molta partecipazione delle imprese (turistiche e commerciali) e dei cittadini perché per anni hanno assunto atteggiamenti dimessi o sottomessi al “cosiddetto potere politico” che, mi spiace dirlo, non si è dimostrato di essere all’altezza.

In azienda quando il business o quando l’organizzazione non funziona gli “azionisti” cambiano i dirigenti, l’amministratore delegato o direttore generale.
 
Nel nostro caso i “cittadini” (che paragono agli azionisti) dovranno cambiare buona parte del Governo Cittadino, in questo momento non funziona proprio niente!!

Per questo motivo è arrivato il momento di iniziare a pensare ad un serio cambiamento radicale e non dobbiamo responsabilizzare solo i primi cittadini a cui vengono addossate di solito tutte le colpe: vi è sempre un concorso di colpe.

Se non si riesce a gestire una fase di cambiamento ritengo che sia un’offesa per i cittadini perché in giro si respira esigenza di cambiamento.

Il vero politico si fa eleggere per risolvere i problemi della cittadinanza e non per risolvere i propri.

Altra soluzione non esiste, o si cambia o si arriva nel famoso “vicolo cieco” dove c’è un muro e si sbatte la testa.

Cerchiamo di reinventarci.
 

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