“Avevo Quindici anni”
par Alessandro Faidiga
lunedì 6 settembre 2010
âAvevo Quindici anniâ Così si Costruisce un Uomo.
Il 5 Agosto 2010 al "Valva Film Festival" di Valva (SA), Alessandro Peruzzi viene premiato per il suo libro: "Avevo Quindici anni".
Alessandro è attore, poeta e scrittore, scrive questa raccolta di poesie, scritte dall’età dei suoi quindici anni, che per lui sono state utili nel corso della sua adolescenza a crescere ed a formarsi.
La lettura della poesia di Alessandro è l’occasione per scoprire “L’Immenso” nel vuoto infinito, che permette, nel silenzio della sera di riconsiderare i casi odierni, i sentimenti e di vederli nel loro sfumare.
Redimere e ricominciare è l’insegnato in vista della maturità.
“Ad un tratto scopro l’ Immenso nel vuoto infinito
nella consapevolezza dell’Io mio che sarà delusione e rimpianto
di un qualcosa che col tempo diverrà sempre più grande”.
I lettori si identificano e si accorgono che le loro impressioni sono basilari ai loro sentimenti, non provvisori e dubitativi, ma singolarmente veri perché risolutivi.
“Ed ecco che di colpo come per magia
Compare una collina fredda e nerastra”.
L’Immenso è una “situazione” solo “apparentemente” contrastabile per cui esso deve, solo nel sole invernale, farci vedere le realtà psicologiche come “sentimento sfinito ma reale……”.
Ecco, solo apparentemente (le realtà psicologiche) si manifestano negativamente, tranne alcune sparizioni intellettuali, che sembrano le foglie che cadono e le nullità luminose delle stelle cadenti.
Solo una fortuna per noi, è quella della poesia con la prevalenza delle frasi più belle.
“Anche le frasi più belle i gesti più veri
Che nessuno ormai ama più”
Ci si rende conto di essere ricchi di contrasti e di somme di aspettative con se stessi
Considerando la propria giovane età che ha suscitato un mondo di poesia, che fa comunque sentire grandi e protagonisti fondamentali, al fine ci si rende conto di essere solo una piccolissima entità.
“Ma di fronte all’immenso
ci si rende conto di essere solo una piccola entità”.
Esso propone di considerare nel silenzio della sera i nostri sentimenti che possono diventare sfumati, “Quindici anni sono basilari per la poesia”.
“A quindici anni ci si sente grandi protagonisti
del mondo e delle sue luci che ci circondano
Si è desiderosi di contrarre il proprio destino maturato anche se rischioso di morte
C’è la rivelazione della morte:
“A quindici anni ci si spende sognando,
ma ci si perde di fronte al problema della morte”.
Ci si rende conto che… “cellule, sangue, sapienza e saggezza”, considerate per costruire “l’uomo che sarà”, ma, l’uomo sarà solo attore di passaggio.
“Psiche e forma Si congiungono In un ammasso di cellule
Sangue Sapienza e Saggezza Per costruire l’uomo che sarà”
Considerando la sua giovane età, che ha suscitato un mondo di poesia, che fa comunque sentire grandi e protagonisti fondamentali, al fine ci si rende conto di essere solo una piccolissima entità.
L’uso istintivo dell’ “enjambement”, rende la lettura liquida, soffice, quasi soave.
Nella poesia di Alessandro, il dolore si soffonde in un sospiro che non è fatto di sofferenza, ma è solo l’eco dell’esperienza, fatta in questo mondo in cui si è immersi, l’eco di questo amore dolce che ci guida corrispondendoci.
Il fraseggio è sempre all’improvviso, come se l’autore sapesse che ci si attende da lui “qualcosa”
Ecco! Ora Vi dico cosa provo, cosa sento, cosa ho provato, cosa ho sentito e non possiamo sottrarci alla zampillante cascata della poesia, che l’ autore ci dona! Alle volte, quasi dal sen fuggita, appare una rima, che non serve al ritmo, alla musicalità, cercati; ma conclude il cerchio di una dichiarazione d’amore.
In vista della maturità cui si aspira c’è bisogno di un insegnamento fondamentale, sempre ripetuto, e di un percorso che non può che essere di relazione.
“All’Anima Mia” è una stupenda canzone, qui si apre totalmente il modo di fare poesia di Alessandro.
Qui è come se il cuore si aprisse.
“Mi inventerò cantante prima di abbracciarti
perché cosi solo a te posso avvicinarmi”
E’ una intonazione quasi unica per una persona molto cara al poeta, che qui riesce con autenticità a plasmare il suo modo di fare poesia, come se fosse un tributo a Mia Martini. Anche il regista Pupi Avati nella sua nota sotto la poesia ritrova ciò che Alessandro intende riportare nei versi.
“. Intonerò come saprò la tua grandezza
ed unirò i nostri mondi di falsa debolezza
scavando nei tuoi occhi così neri e profondi”
Nelle poesie di Alessandro il paesaggio notturno guida ed esprime la ricerca umana.
Le luci sono “solo quelle notturne” tanto che è proprio il sole, il solo ad essere accolto e considerato nel suo apparire.
“E quando finalmente a quell’età
La luce del sole riesce ad illuminare il giorno”
Per accompagnare la lettura di queste composizioni servirebbe un “ notturno”, ma un “notturno” speciale.
Servirebbe un notturno di Chopin, che è l’unico a poter essere considerato speciale.
Il paesaggio notturno, infatti, guida la ricerca umana, che qui si esprime.
Le luci sono “solo quelle notturne”… tanto che è proprio il sole, l’unico ad essere accolto e considerato nel suo scomparire.
“Mentre la luna a riscaldare le notti
E la parola pace non esiste più”.
Alessandro Faidiga