Attivisti da salotto e mediatici della Sinistra

par Yvan Rettore
sabato 2 dicembre 2017

Dopo Tangentopoli il ricambio generazionale delle leadership di Sinistra fu assicurato da veri e propri attivisti da salotto con in testa D'Alema, Veltroni e Rutelli. 
Si trattava in gran parte di professionisti della politica, ossia personaggi che non avevano mai avuto nulla a che fare con il mondo lavorativo in senso lato e che per giunta erano sempre rimasti assenti dal mondo militante preferendo quello dei salotti romani in cui la politica è sempre stata intesa come attività di gestione del potere e non come uno strumento teso a migliorare la vita della gente comune.
Al massimo, il loro coinvolgimento con la base si riduceva a pure e semplici espressioni di propaganda tramite volantinaggio, affissioni e conferenze. 
Questo passaggio ha cominciato a segnare il distacco progressivo della base elettorale con i propri rappresentanti istituzionali e questo fenomeno è stato ancora più marcato a Sinistra. 
Abbandonato a se stesso, gran parte dell'elettorato di Sinistra è andata ad aumentare le fila degli astenuti o si è orientata verso formazioni politiche emergenti quali il M5S, erodendo sempre di più lo storico consenso elettorale di cui aveva goduto fino agli anni '80 la Sinistra italiana e che era arrivato nei tempi in certi momenti a sfiorare anche il 50%
Con l'inizio del nuovo secolo, gli attivisti da salotto sono stati inesorabilmente sostituiti dagli attivisti mediatici, sui quali primeggia in modo indiscutibile Matteo Renzi.
Questa nuova forma di attivismo si fonda innanzitutto sulla diffusione preponderante dell'immagine a livello mediatico e quindi su personaggi fisicamente attraenti e in grado di colpire l'elettorato più per la loro presenza scenica che per i contenuti spesso scadenti e approssimativi dei loro interventi. 
Renzi, ha costantemente cercato di invadere l'etere con la sua presenza giocando pure lui sulla convinzione che l'immagine oggi purtroppo conta spesso più dei contenuti.
Questo aspetto risulta essere una differenza fondamentale rispetto alla generazione precedente dominata dagli attivisti da salotto che puntavano su una certa preparazione dei loro esponenti senza lasciarsi troppo condizionare dalla figura mediatica che dovevano trasmettere. 
Tale preparazione era però destinata a rimanere circoscritta unicamente al mondo politico di cui facevano parte senza avere alcun collegamento con la base, perché le relazioni di potere per loro erano prioritarie rispetto a qualsiasi altro tipo di impegno.
Questo aspetto ha segnato la fine della dialettica dal basso, sale dell'attivismo storico della Sinistra e sancito il verticismo di tutte le formazioni che si pretendevano di Sinistra e che sono diventate ormai vere e proprie strutture oligarchiche e di scarsa trasparenza.
Detto questo, se si vuole tornare a parlare di Sinistra in questo paese, bisogna riaffermare con forza la figura dell'attivista militante non soltanto alla base, ma anche e soprattutto ai vertici, il che presuppone una gestione orizzontale e dinamica che consenta un dialogo e un confronto costante e costruttivo tra sostenitori del progetto e coloro che sono chiamati a rappresentarli a livello istituzionale e mediatico.
 
Yvan Rettore 

Leggi l'articolo completo e i commenti