Attacchi al Ministro Tria | Fuoco amico

par SerFiss
giovedì 13 settembre 2018

Gli attacchi del governo al loro ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, ed in particolar modo quelli portati dal M5S, nascono da molto lontano.

L'inizio può essere fatto coincidere con la scelta suggerita da Mattarella a Salvini e Di Maio di cercare un nuovo responsabile delle finanze italiane al posto di quello proposto da loro, Paolo Savona.

Dirottato Savona agli affari europei (non male come barzelletta), restava da trovare un ministro degno del ruolo per il MEF. Mica facile come scegliere il primo ministro, dove basta una ricerca su LinkedIn se i viceministri sono il gatto e la volpe. Le firme nella finanza pesano, eccome.

La scelta di Tria è sembrata più legata all'area leghista del governo, ed infatti i grillioti sono stati molto tiepidi sin dal primo momento, e si può ben capire il perché. Dal giorno del giuramento le dichiarazioni di Tria sono state orientate a conservare il più possibile le scelte fatte dal passato governo. Scelte di buon senso, e generate in momenti non così infausti per il nostro debito. In parte si è lasciato correre, in parte si è puntualizzato, in parte si è obiettato. Stento a ricordare una dichiarazione di Tria appoggiata apertamente dai pentastellati.

Ora che con il decreto "milleproroghe", sul quale il governo ha cominciato a porre la fiducia, il gioco si fa duro e le dichiarazioni ostili cominciano a fioccare. E' di oggi l'attacco a Tria per le sue prese di posizione sulla TAV, come se una persona, accettando una carica ministeriale, perdesse automaticamente il diritto di esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento che non riguardi la sua sfera di competenza. Mi permetto di suggerire al ministro Tria di avvalersi di un avvocato difensone diverso da Giuseppe Conte, pur rendendomi conto che nel gioco dei ruoli, delle parti e delle cariche il primo ministro dovrebbe valere qualcosa. Nel caso in questione il potere mi sembra puramente teorico, e forse neanche quello.

Una possibile chiave di lettura della vicenda Tria è da cercare nella distonia d'intenti fra le due componenti governative. Mentre Salvini, con metodi poco ortodossi e per nulla ministeriali, sta ottenendo un discreto successo personale e di partito, almeno stando ai sondaggi e malgrado i 49 milioni e le denunce, Di Maio invece sembra l'opposto del re Mida: tutto ciò che tocca si trasforma in fallimento. E' già successo con ILVA, con il Decreto Dignità e sembra ci siano tutti i presupposti per un nuovo esito negativo per la chiusura domenicale dei centri commerciali.
Tria ha seri dubbi sulle possibilità attuative del reddito di cittadinanza. L'ultima proposta, non gradita ai pentastellati, prevede una quota del reddito inferiore al 50% di quello promesso dal M5S in campagna elettorale. Il reddito di cittadinanza è il baluardo dell'idea grillina, e deposito di voti in chiave elettorale: attuarlo è fondamentale per la sopravvivenza del movimento. Che sopravviva economicamente anche l'Italia al suo inserimento è un dettaglio del tutto marginale, almeno così sembra.

Geoffrey Regan, scrittore storico inglese, ha firmato un libro intitilato "Il Guinness dei fiaschi militari" (vol. 1 e 2), edito da Mondadori nella collana "Best sellers" degli Oscar nel 1995. Soprattutto il secondo volume indica, nel fuoco amico, una delle cause principali di alcune importanti sconfitte. Incrociamo le dita.


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