Artisti al Buio

par Gianleonardo Latini
mercoledì 4 giugno 2025

Nel cuore di Roma, tra il Campidoglio e piazza Margana, apre le porte in una nuova sede espositiva Aleandri Arte Moderna, ora in via d’Aracoeli 7, e lo fa con un progetto espositivo potente e visionario:
“PRENDERE AL BUIO PER RIPORTARE AL BUIO”, una mostra immaginata da Enzo Cucchi e formalizzata da Mario Finazzi.

L’inaugurazione di questo spazio non è solo un gesto architettonico, ma un’affermazione di intenti: una galleria che si propone come luogo di ricerca, di dialogo tra artisti, materiali e tempi diversi, distante dalle logiche del mercato e vicina a quelle della cultura viva.

Al centro della mostra, l’inedita e monumentale scultura di Enzo Cucchi, Paese mio: un’opera che attraversa l’oscurità dell’inconscio e dell’immaginazione, per approdare alla materia antica del bucchero, tecnica ceramica etrusca che trasforma l’argilla in nero profondo. Questa scultura è più di un oggetto: è architettura mentale, spazio chiuso e molteplice che accoglie e genera pensieri, opere, artisti, archivi, in una dimensione sospesa oltre il tempo.

In dialogo con l’opera di Cucchi, Massimo Luccioli, maestro della ceramica e custode della sapienza del bucchero, presenta una serie di archetipi – bacili, conche, coppe – battuti e modellati come se provenissero direttamente dal mondo delle idee, forme primigenie plasmate con gesto rituale e sapienza antica.

Tra le tante suggestive grafiche, anche su fogli recuperati, non si può fare a meno di notare la forma libera che Enzo Cucchi ha disteso sul pavimento e gli arcaici vasi di Massimo Luccioli, entrambi in bucchero. In questo dialogo silenzioso tra scultura e ceramica, si avverte la forza ancestrale di una materia che non è solo supporto, ma linguaggio e memoria. La forma che Cucchi lascia fluire sul pavimento non è una semplice presenza fisica: è una traccia mentale, un gesto di apertura verso l’indefinito, quasi una ferita nella superficie dello spazio. I vasi di Luccioli, al contrario, si ergono come presenze sacre e silenziose, solide e immutabili, a custodire un tempo che non passa. Entrambi gli artisti, attraverso il nero profondo del bucchero, evocano un’origine comune, un legame arcaico tra forma, gesto e pensiero, restituendo alla materia il suo potere mitopoietico, capace di fondere il buio dell’origine con la luce della creazione.

I disegni di Andrea Salvino, realizzati di recente, ci riportano immagini della cultura di massa filtrate attraverso una sensibilità che ne scardina la familiarità: sono “immagini familiari, ma non come lo erano un tempo”, come osserva il curatore. Il segno diventa così strumento di evocazione, distorsione, riflessione.

Un’altra voce potente è quella di Nori De’ Nobili, presente con opere su carta, talvolta realizzate su supporti sperimentali, provenienti dal Museo Nori De’ Nobili di Ripe a Trecastelli. La sua ricerca pittorica, intima e visionaria, resta uno dei vertici meno riconosciuti ma più intensi della pittura italiana del Novecento.

Chiude il percorso un’incursione nella memoria collettiva di Roma, attraverso i materiali dell’Archivio della Litografia Bulla, autentico giacimento della storia visiva della città. Le tracce quasi bicentenarie di quest’eccellenza litografica aprono scorci imprevisti su una pratica artigianale divenuta patrimonio culturale.

Con questa mostra, Aleandri Arte Moderna riafferma il proprio ruolo come galleria di ricerca e di sperimentazione, capace di generare progetti articolati e profondamente connessi con il tessuto culturale del presente. Un’apertura che è anche un nuovo inizio, all’insegna della profondità, dell’oscurità generativa e del ritorno alla materia.

 


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