Articolo 18, Cremaschi spiega i veri risvolti del nuovo testo. Ci rimettono solo i lavoratori

par Antonio Moscato
venerdì 6 aprile 2012

Riporto subito il primo commento di Giorgio Cremaschi alla pasticciatissima nuova legge sul lavoro, mentre la CGIL "aspetta". La segreteria della FIOM ha già preso una posizione netta contro l'accordo e sta discutendo le iniziative da prendere, che segnalerò tempestivamente.

Antonio Moscato

 

Ancora una volta quello che fa più disgusto è il regime politico informativo che canta vittoria senza spiegare nulla. Da un lato il Presidente del Consiglio che dichiara entusiasta che con questo provvedimento è più facile licenziare e che le aziende non hanno più alibi. Dall'altro il Partito democratico che canta vittoria perché ha tutelato i lavoratori. Cisl e Uil, che avevano già approvato il precedente provvedimento, ora dicono che va bene questo. La Cgil aspetta i testi, come se le dichiarazioni dei ministri non valessero nulla. In questo insopportabile teatrino si esalta il successo italiano, mentre lo spread risale e le condizioni sociali delle famiglie precipitano. Tutto questo è solo la dimostrazione che non solo l'Italia non sta uscendo dalla crisi, ma per colpa della sua classe dirigente vi sta precipitando con più velocità di prima.

Vediamo testardamente il merito. Con l'attuale articolo 18 se un lavoratore viene licenziato ingiustamente, e questa ingiustizia è riconosciuta da un giudice, il lavoratore vittima ritorna a lavoro con la reintegra. Cosa succederà se passa questa nuova legge?

Che si creerà una vasta zona grigia di lavoratori la cui ingiustizia nel licenziamento è sufficiente per ottenere un piccolo indennizzo, ma non tale da garantire la reintegra. E' la stessa zona grigia che si è creata per gli esodati, troppo vecchi per lavorare e troppo giovani per andare in pensione. Anche con la controriforma delle pensioni ci fu lo stesso coro, nessuno si accorse del disastro che si preparava e adesso non sanno ancora i numeri di chi è stato vittima del massacro.

La sostanza del provvedimento è che l'articolo 18 viene scardinato, rendendo la reintegra nel posto di lavoro l'ultima ed estrema soluzione in caso di licenziamento ingiusto. Questo comporta anche, contrariamente a quanto afferma Bersani, l'inversione dell'onere della prova come è nello spirito stesso del nuovo dispositivo di legge. Infatti, con l'attuale articolo 18 spetta al padrone dimostrare che il licenziamento è giusto, altrimenti c'è la reintegra. Questo è il garantismo, che però nell'Italia di oggi si usa solo per i potenti, i politici e i padroni e non per gli operai.

Con il nuovo regime è chiaro che tocca al licenziato dimostrare la particolare malafede dell'imprenditore. E' infatti stabilito che la reintegra c'è solo in casi estremi, mentre normalmente nel caso di licenziamento ingiusto c'è l'indennizzo, cioè si perde comunque il posto di lavoro. Toccherà al lavoratore assumere giuristi, psicologi, investigatori, commercialisti, per dimostrare nel processo la malafede del padrone altrimenti, visto che secondo il governo e secondo la sua interpretazione dell'articolo 41 della Costituzione il potere dell'impresa non è sindacabile, il padrone potrà licenziare come vuole. E tutto questo in un momento di crisi economica.

Ecco, la cosa più stupida e in malafede di chi sostiene questo provvedimento è il tacere sul fatto che si liberalizza il licenziamento economico in un momento di caduta e crisi economica. Cioè si autorizza un massacro sociale. Il Sole 24 Ore nell'edizione di ieri, 5 aprile, mette tre quadratini rossi a danno dei lavoratori e tre quadratini verdi a favore delle imprese sui provvedimenti che cambiano l'articolo 18. Il giornale della Confindustria onestamente ammette che i lavoratori vedono diminuita la loro tutela. Può non bastare questo alla Confindustria, alle banche e anche alle cooperative rosse, che sono sempre più ingorde del dovuto, ma resta il fatto che questa è un'autentica controriforma del lavoro, che distrugge diritti, che rende tutte le lavoratrici e i lavoratori più deboli di fronte all'impresa - lo ripeto - in un momento di crisi economica. 

Oramai è chiaro che la lotta per i diritti delle persone e la lotta contro il regime politico e informativo che ci governa sono la stessa cosa. Stiamo andando nella stessa direzione della Grecia. Le misure che vengono prese dal governo italiano sono le stesse che in tutta Europa stanno distruggendo l'economia e la società. La crisi economica si aggrava per colpa di Monti, Merkel, Sarkozy, Draghi e di tutte quelle forze politiche che li sostengono. Dopo il pasticciaccio brutto dell'articolo 18 dobbiamo diventare ancora più rigorosi e severi nel giudicare i governi, le istituzioni e la stampa. Dobbiamo scendere in piazza per l'articolo 18 e contro il regime delle banche. Non facciamoci imbrogliare, andiamo avanti, facciamoci sentire e pretendiamo lo sciopero generale.

 p.s.: un primo appuntamento può essere la manifestazione degli esodati del 13 aprile. Trasformiamola in una protesta per fermare i nuovi esodi dovuti alla truffa sull'articolo 18.

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Il primo commento della segreteria FIOM

La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha diffuso oggi la seguente nota.


“La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil esprime un giudizio negativo sul disegno di legge del Governo in materia di mercato del lavoro poiché il provvedimento non riduce la precarietà, non rende universali per tutte le forme di lavoro e per tutte le imprese gli ammortizzatori sociali e il sostegno al reddito. Inoltre, il ddl svuota di valore l'articolo 18, in quanto il risarcimento economico diventa la regola di fronte ai licenziamenti senza giustifica motivo, rendendo il reintegro un miraggio, e non un diritto certo in capo al lavoratore, come confermato anche oggi dal premier Monti.”

“Rimane, inoltre, ancora irrisolto il nodo dell'accesso alla pensione per tutti i lavoratori coinvolti da accordi di ristrutturazione e di crisi.”

“La Segreteria nazionale della Fiom considera necessario continuare la mobilitazione, fino allo sciopero generale già proclamato dal direttivo della Cgil, affinché il Parlamento faccia quelle necessarie modifiche che il Governo non ha fatto.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 5 aprile 2012

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Ho riportato il testo della segreteria, ma mi auguro che venga integrato presto da indicazioni più precise di lotta. Non basta attendere lo sciopero generale indetto dalla CGIL per maggio, e c'è poco da sperare da questo parlamento di "nominati" e di inquisiti, in cui il lavoro non è minimamente rappresentato, mentre in tutti gli schieramenti abbondano gli "imprenditori"...


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