Arrigoni: gli sciacalli tengano giù le mani da Vittorio!

par Franco Frediani
lunedì 18 aprile 2011

Come volevasi dimostrare. Gli sciacalli sono spuntati fuori. La stampa conservatrice e fedele al regime berlusconiano ha preso posizione, ben guardandosi dal raccontare la barbara uccisione di un giovane pacifista Italiano, ma bensì dipingendolo come il filo-Palestinese che porta con sé l'odio per Israele! Le domande si accavallano, compreso quelle sulla vera dinamica dell'accaduto. Nessuno contesta il fatto che siano stati trovati gli "esecutori" materiali ma qualcosa non convince. Da che mondo è mondo c'è una logica da rispettare e non si può bypassare adesso... Episodi precedenti e vicini al giorno dell'uccisione, la situazione reale dei Territori e la storia stessa di una guerra troppo sproporzionata che comunque trovava una resistenza nella denuncia di ciò che accadeva in quella striscia di Terra. Spuntano anche nuove ipotesi, nuovi e piu approfonditi dettagli. Nessuno è visionario e chi scrive sostiene il diritto di due Stati per due Popoli. Ma andare a fondo credo sia piu di un dovere; così come esigere il rispetto per Qualcuno che ha dedicato e perso la vita per la difesa dei deboli e degli oppressi. Non mi stupirei neppure se si aprissero anche nuovi scenari.

Da anni siamo abituati alle etichettature, alle demonizzazioni, alla caccia a chi non si adegua, e così sarà anche stavolta. Chi la pensa contro il sistema al potere è un comunista, a sua volta considerato il male unico ed il peggiore che possa esistere al mondo. Quella che una volta sottovalutavamo additandola come “sindrome berlusconiana” in realtà ha solo e sempre rispettato una dinamica scientificamente costruita. Vorrei tanto unirmi a chi vuole silenzio sulla morte di Vittorio Arrigoni ma non ci riesco, non gioverebbe a quella causa per la quale ha purtroppo perso la vita.

Oltretutto vedo che “molti altri” hanno pensato bene di non tacere attaccando impietosamente Vittorio, come del resto è loro costume, non mancando di strumentalizzare l’accaduto a fini politici. Devo ovviamente premettere che, almeno personalmente, non ho mai messo in discussione il riconoscimento e la legittimazione di due Stati per due Popoli, Palestina e Israele; dopodiché mi corre l’obbligo di sottolineare come invece siano in molti a far credere che vorrebbero la stessa cosa, quando in realtà cercano solo di non interferire (per interessi specifici) in una “situazione” che vede una delle due “parti” far la parte del leone, forte di una macroscopica superiorità bellica ma soprattutto economica. Non c’entra quindi l’esser “anti-quello o quell’altro”, quanto il prendere coscienza di una realtà che dura da troppo tempo per non porsi la domanda del perché, in certe occasioni, si fa tempestivamente ricorso alle “No fly-zone” o all’intervento di forze di interposizione a sostegno “della causa dei più deboli”, mentre in questo caso non è stato fatto nulla del genere, dopo aver “glissato” per una vita! C’è qualcosa di strano nell’accanimento verso chi schiera per la pace in quei Territori.

La questione a cui sto facendo riferimento sembra essere quella che ha spinto il quotidiano del regime nostrano, a titolare il suo editoriale, non alla morte di un giovane pacifista Italiano, ma bensì all’incredulità ed allo stupore per il rifiuto da parte della sua famiglia di non far passare la salma che rientrerà in Italia, dal territorio Israeliano; questo è ciò che Il Giornale ha saputo e voluto evidenziare! La Signora Egidia Beretta non è la madre di Vittori Arrigoni, ma solo una “comunista” che ha chiesto il rispetto per le idee che animavano l’impegno di un figlio che ha perso! Vittorio odiava la violenza, e la combatteva. Può una madre non pensare all’importanza di questo?! Consiglio al quotidiano sopra citato di andare a vedere queste immagini (attenzione immagini cruente!) per poi riflettere su ciò che accade in quei Territori e magari per comprendere meglio la vera realtà che animava l’impegno di Vittorio. Altrettanto facciano quei blogger, a cui non voglio replicare neppure con mezza parola, che addirittura hanno avuto la sfrontatezza, irrispettosa e offensiva, di definire Vittorio Arrigoni come un “pacifinto!”. 

Lo stesso atteggiamento viene esplicitato dal quotidiano romano Il Tempo. Nessuno si è chiesto il motivo della veemenza con la quale tutti questi soggetti si sono attivati, mirando a sottolineare l’estraneità di Israele nell’uccisione di Vittorio, salvo poi cogliere l’occasione per attaccare l’impegno pacifista dello Stesso(?).

Vediamo allora se possono esserci ombre o dubbi sulle dinamiche di ciò che è accaduto… La realtà dell’arresto e della confessione dei due Salafiti da parte di Hamas, sembra incontestabile; ma non è questo il punto che risolve ogni cosa. Vittorio doveva essere già in Egitto da giorni, ed è forse utile sapere che nello stesso giorno della sua presunta partenza, quel percorso è stato oggetto di un feroce attacco aereo da parte di Israele. Coincidenza? Malgrado lui stesso avesse più volte scherzato su questo episodio credo non sia casuale parlarne in relazione a ciò che avviene più tardi (come dire, uno non vive di visioni!). Con un tempismo eccezionale, sgombrando anche la possibile immagine di vulnerabilità politica nella Striscia, Hamas individua e arresta gli autori “materiali” dell’omicidio. Si parla di “cellule impazzite”, ma se anche fosse, è risaputo che queste persone non hanno una forza tale da permettersi un’azione isolata all’interno di un contesto dove facilmente sarebbero (e sono stati) facilmente colpibili…

Sorge dunque spontaneo chiedersi chi possa avere interesse a sollevare discordia tra le “fazioni” in quei Territori. Gli Islamici “autentici” non favorirebbero in modo stupido e palese il gioco di Israele… Possono essere leciti i dubbi sull’accaduto, che non si riferiscono tanto agli autori materiali ma a qualcosa di più complesso e magari più “dettagliato”?

Vorrei che non ci fosse faziosità, invece noto che c'è una strana fretta (e forse anche approssimazione) nel tentativo di liquidare come pratica scomoda, l’uccisione di un Uomo notoriamente impegnato nella difesa dei deboli, degli oppressi e a favore di un pacifismo che non se ne sta con le mani in mano. Forse si tratta di utopia, lo stesso termine che ci riporta al soprannome di un caro Amico a cui dobbiamo rispetto e grande affetto.


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