"Arricchirsi è glorioso!" Riflessioni su democrazia, ricchezza e libertà
par Spago
venerdì 23 settembre 2016
“La democrazia non può tollerare la disuguaglianza”. È un concetto che si sente spesso, in questa o in altre formulazioni, che ci mettono in guardia. “La disuguaglianza può distruggere la democrazia, e con essa la nostra libertà”.
La democrazia è un sistema per far convivere i diversi. è un sistema per prendere decisioni, là dove i membri di una collettività, essendo fra loro diversi, si dividono e si scontrano su cosa fare e come farlo.
Se la democrazia vuole essere questo, almeno sulla carta, allora è anche vero che è un sistema basato sul riconoscimento della diversità.
Diversità e disuguaglianza sembrano parole diverse.
La prima sembra riferirsi soprattutto al modo di essere di una persona: il colore della sua pelle, il suo genere sessuale, la sua religiosità, il suo stile di vita. Siamo diversi perché siamo bianchi, gialli, neri, rossi, perché siamo etero, omo, bisex; perché siamo cattolici, protestanti, ebrei, mussulmani, buddisti, atei, perché siamo hippie, yuppie, punk, metallari, cellini, e così via...
La seconda, invece, è in genere riferita agli aspetti economici e al successo mondano. Siamo divisi tra ricchi e poveri, potenti e impotenti, élite e massa.
Ma davvero le due cose sono così distanti? Non credo. La libertà nel poter mantenere un certo stile di vita, la sicurezza di poter essere sé stessi, la possibilità di poter vivere concretamente all’insegna delle proprie preferenze, autodeterminandosi secondo una valutazione soggettiva, personale, dei fini che si vogliono raggiungere e dei mezzi che si vogliono impiegare per cercare di raggiungerli, hanno molto a che fare con la dimensione economica dell’esistenza.
Sì, la ricchezza permette la libertà e la povertà le è di ostacolo. Ma questa riflessione non va intesa superficialmente.
Quando una società, nel suo insieme, si affranca dalla povertà e raggiunge un certo grado di benessere, quando carestie, epidemie e miseria nera scompaiono o divengono estremamente rari, allora le persone hanno modo di preoccuparsi di altro che della mera sopravvivenza. Quando cominciano ad avere tempo libero, allora possono dedicarsi molto di più anche alla religione, alla cultura, all’istruzione, al divertimento. È questo che ci dicono la storia e la logica.
Quando una persona nel suo piccolo raggiunge un certo benessere ha davvero la possibilità di vivere la propria vita nel modo che gli è più congeniale. Se una persona ha il diritto di sposarsi, ma non ha i soldi per il matrimonio, per la casa, per mantenersi, il suo è un diritto di carta. Se per indigenza sono costretto a vivere mantenuto dai miei genitori, mi sarà difficile sostenere delle scelte di vita che loro avversano.
Per questo un sistema che garantisce prosperità e dà a ciascuno la possibilità di guadagnarsi il pane con le proprie forze, è un sistema che garantisce libertà e protegge la diversità individuale. Perché senza le basi materiali, questa diversità, nessuno ha modo di viverla davvero. Perché una popolazione che muore di fame è una popolazione che si uniforma verso il basso, verso le necessità minime e comuni, che tutti avvertono e che è un problema soddisfare quando si è poveri.
Non ci sono libertà e diversità senza benessere economico. E non c’è benessere economico senza una moderna economia capitalista e di mercato, la quale ammette, e anzi vuole, quelle disuguaglianze economiche di cui sopra. E tuttavia provvedimenti distruttivi nei confronti del sistema capitalista e del mercato – gli eccessi di statalismo, dirigismo, centralismo, socialismo, autoritarismo – distruggono quella stessa libertà che si vorrebbe diffondere lottando contro le disuguaglianze.
La democrazia, nella misura in cui vuole valorizzare le differenze, deve cercare il benessere e lottare contro la povertà, perché il benessere rende concretamente liberi di essere diversi. Una lotta contro le disuguaglianze che prenda forme eccessivamente anti-capitaliste distrugge il sistema che produce la ricchezza e con esso la libertà e la diversità.
La diversità non è solo un dato di natura – essere nati bianchi o neri – è anche, soprattutto, una scelta, e solo un certo grado di indipendenza economica garantisce l’autonomia di scelta. È quando ciascuno può scegliere liberamente per sé che la diversità fiorisce. Ed è nel benessere che la diversità può convivere pacificamente ed essere un fattore di arricchimento reciproco, anziché di scontro. È nel benessere che le persone sono tolleranti e generose. Nel bisogno siamo tutti spinti verso l’egoismo.
Voler lottare contro le disuguaglianze nel nome della libertà e scoprire che le disuguaglianze fanno parte del sistema economico che assicura proprio quella libertà che cerchiamo, ci mette in una condizione paradossale.
Ma per uscire dal paradosso, è utile ricordarsi che il vero nemico della libertà non è la disuguaglianza, ma la povertà. E che ciò che garantisce autonomia e autodeterminazione è il benessere, non l’uguaglianza. In una società dove per esempio fossimo tutti ugualmente poveri, saremmo tutti ugualmente privi di libertà.
Infatti dalle società e dai paesi più poveri le persone si muovono verso società e paesi più ricchi, guidate dalla speranza di un destino migliore, cioè di maggiore benessere e libertà. Non restano a godersi la povertà diffusa! Migrano verso i paesi dove il capitalismo è più sviluppato, perché sono quelli più ricchi. Nella percezione di una persona povera, che conosce le privazioni della miseria, la ricchezza è la libertà! E non solo la ricchezza personale, ma il vivere in un contesto di benessere diffuso.
Per concludere con un ulteriore paradosso, come disse Deng Xiaoping, leader del Partito Comunista Cinese (e al contrario di quello che sostiene gran parte degli intellettuali italiani), “Arricchirsi è glorioso!” (Questo è anche il titolo di un bellissimo libro di Yu Hua)