Archivio Genchi: Rutelli in Parlamento attacca il consulente di Why Not

par Pietro Orsatti
mercoledì 11 marzo 2009

Un unico take di agenzia. La ricostruzione fatta dall’Ansa dell’intervento del presidente del Copasir (il Comitato di controllo dei servizi) Francesco Rutelli è esplicito. Continua l’attacco diretto a Gioacchino Genchi, il consulente del pm Luigi De Magistris nell’inchiesta Why Not.



Un unico take di agenzia. La ricostruzione fatta dall’Ansa dell’intervento del presidente del Copasir (il Comitato di controllo dei servizi) Francesco Rutelli è esplicito. Continua l’attacco diretto a Gioacchino Genchi, il consulente del pm Luigi De Magistris nell’inchiesta Why Not. Leggiamo:

«Nelle forme, nei tempi e nei modi che il Parlamento deciderà di stabilire, vi sono alcune questioni che meritano un approfondimento e, auspicabilmente, interventi normativi». Il presidente del Copasir Francesco Rutelli chiude la relazione sulla vicenda dell’archivio messo in piedi da Gioacchino Genchi, consulente dell’ex Pm di Catanzaro Luigi De Magistris nelle indagini Why Not e Poseidone con otto consigli del Comitato per evitare che si possano mettere in piedi banche dati come quella del consulente che ha lavorato anche per diversi uffici giudiziari in questi anni. 1 - «Intervenire sull’efficacia e la correttezza dei rapporti tra il Pm e il consulente al fine di evitare che alcune funzioni proprie del Pm siano devolute senza effettivi controlli»; 2 - «La necessità di non sostituire, attribuendole a soggetti privati, le funzioni della polizia giudiziaria (specie per alcune tipologie di consulenza)»; 3 - «Il rafforzamento delle risorse e delle capacità operative delle forze di polizia chiamate a trattare e conservare dati sensibili per la privacy dei cittadini»; 4 - «Il miglioramento delle garanzie nell’acquisizione ed utilizzo dei tabulati di traffico telefonico, specialmente nella certezza della loro distruzione al termine delle indagini»; 5 - «La verifica dell’esistenza di archivi informatici frutto di indagini svolte negli anni passati e della loro disponibilità da parte di privati, la loro sicura distruzione e la sanzionabilità effettiva nel caso di un loro illegittimo utilizzo»; 6 - «Il rafforzamento del sistema delle garanzie: dalla non ulteriore accessibilità dei dati sensibili acquisiti, alla creazione di sistemi effettivamente impermeabili»; 7 - «Il miglioramento delle garanzie funzionali necessarie per le attività dei servizi di informazione, secondo il giusto equilibrio tra tutela delle esigenze delle indagini e tutela della sicurezza delle informazioni segrete e riservate»; 8 - «La definizione di un sistema che consenta di associare in modo inequivoco una utenza telefonica a un membro del Parlamento, evitando ogni abuso delle prerogative parlamentari». (Ansa)
Altro take di agenzia e Francesco Rutelli la butta un po’ sul personale. Arriva, addirittura, a fare i conti in tasca alla società di Genchi.
Va attentamente valutato il criterio di delega totale a svolgere nei fatti un’attività di investigazione, di polizia giudiziaria, a un consulente privato». È quanto sottolinea il presidente del Copasir, Francesco Rutelli nel corso dell’illustrazione nell’aula del Senato della Relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, sul caso Genchi e la vicenda delle intercettazioni. Stigmatizza a tal proposito Rutelli: «Ancorchè si sia trattato di un vicequestore della Polizia di Stato in prolungato permesso sindacale -ricorda con riferimento a Gioacchino Genchi- si è provveduto ad attribuirgli incarichi professionali retribuiti, a beneficio di una società privata da lui controllata. Moltiplicando tale attività per le decine di incarichi assegnati da diversi uffici giudiziari, essa ha fatturato diversi milioni di euro». Inoltre, per Rutelli «non è chiaro perchè le molteplici strutture tecniche dello Stato siano state spogliate di tali attività e perchè siano state sostenute tali spese; cui vanno aggiunti -continua il presidente del Copasir- molti milioni di euro all’anno, per le copiose prestazioni fornite al consulente dalle società telefoniche nell’ambito delle diverse inchieste e poste a carico dei singoli uffici giudiziari». (Adnkronos)
Il ragionamento non fa una piega. A mettere benzina sul fuoco acceso da Rutelli si precipitano Zanda, Quagliarello, D’Alia e Schifani. Dopo tutto si parla di 14/18 milioni di righe di tracciati telefonici. Lo dice il Ros. Alle 20 e 40 il colpo di teatro, firmato ministro della Giustizia. Una riga. E che il patibolo venga eretto.
FLASH -INTERCETTAZIONI: ALFANO, VICENDA GENCHI INVESTE SICUREZZA NAZIONALE- FLASH (Adnkronos)
Ignorata, quasi nascosta, la dichiarazione di Luigi De Magistris che parla, riferendosi alle dichiarazioni di Rutelli, esplicitamente di "bufala".
Il caso Genchi «è una grande bufala»: lo dice l’ ex pm di Catanzaro che, a proposito della relazione sulla vicenda che il presidente del Copasir leggerà oggi in Senato, sottolinea di non aver «assolutamente paura di Rutelli, ho agito nel pieno rispetto della legalità e delle norme solo al fine di accertare determinati fatti. Prendo atto che non si vuole far emergere la verità ». De Magistris è convinto che il Copasir non possa fare accertamenti sull’operato dell’autorità giudiziaria. «Se questo accadesse - sottolinea - saremmo fuori dalle regole dello Stato di Diritto. L’Autorità giudiziaria ordinaria non ha limiti nella sua investigazione se non quelli stabiliti dalla Costituzione e dalla legge della Repubblica. Altri limiti non li può individuare nè il Copasir nè altre autorità che non sia l’autorità giudiziaria ordinaria». Quanto a Genchi, l’ ex pm di Catanzaro si assume l’ intera responsabilità delle indagini e ribadisce che quelle di Genchi «non sono intercettazioni, i tabulati servono per capire un soggetto sul quale si stanno facendo investigazioni quali contatti telefonici ha avuto, ma all’investigatore non interessano tutti i contatti telefonici che questo ha avuto». Per De Magistris, tra l’ altro, «non c’è nessuna legge che vieta l’intercettazione di appartenenti ai servizi segreti; detto questo, io non ho mai intercettato nessun appartenente ai servizi. Il punto che forse sfugge è che nell’ambito di queste inchieste erano coinvolti appartenenti ai servizi segreti e non è la prima volta che purtroppo accade in questo Paese». (Ansa)
Insomma, un martedì decisamente interessante. Dopo la polpetta avvelenata gettata sulla procura di Palermo la scorsa settimana da Repubblica, oggi tocca a Rutelli spargere sapiente dosi di accuse senza contraddittorio, senza possibilità di difesa. Alla faccia del tanto sventolato garantismo. Possiamo andare a letto tranquilli, sereni.

Leggi l'articolo completo e i commenti