Appello a Obama di un missionario perché siano fermati i rimpatri

par Grazia Gaspari
mercoledì 13 maggio 2009

Padre Claudio Crimi, si appella al Presidente degli Stati Uniti perché la vergogna e il dolore gridano giustizia davanti a Dio. L’Onu chiede al governo italiano di riprendersi le persone che ha respinto. Silvio Berlusconi dice no, difende il ministro leghista e afferma che sui barconi ci sarebbero solo uomini della criminalità. In questo clima rovente arriva alla Camera il ddl sulla sicurezza. Protestano opposizione, movimenti, associazioni e comunità religiose.

 
Se condividi firmal la petizione
L’Onu chiede al governo italiano di “riammettere le persone respinte dall’Italia e identificate dall’Unhcr come richiedenti protezione internazionale” Non si placa dunque la tensione tra Italia e Onu. Questa volta non si tratta di dichiarazioni verbali, la richiesta è stata inoltrata ufficialmente con lettera, lettera appoggiata dallo stesso segretario generale Ban Ki-Moon.
 
Nel documento l’Onu ribadisce la «seria preoccupazione che la politica ora adottata dall’Italia metta a rischio l’accesso all’asilo nell’Unione Europea» e che violi “il principio fondamentale di non respingimento tutelato dalla Convenzione del 1951 sullo statuto dei Rifugiati e nella legislazione della Ue e in altre leggi internazionali per la tutela dei diritti umani”.

“Silvio Berlusconi da Sharm el Sheik, contrattacca difendendo l’operato del ministro Maroni e fa propria la scelta dei respingimenti. Addirittura assicura che sui barconi non c’è «praticamente» nessuno che abbia diritto all’asilo e che a salpare sono persone “reclutate dalla criminalità”. Autodifesa anche da parte dello stesso ministro leghista che rigetta le responsabilità sull’Unione Europea che a sua volta critica l’Italia e definisce l’asilo “un principio universale che va rispettato ovunque”. Accolta la proposta del ministro Frattini di organizzare un vertice europeo in materia: sarà affrontato nella riunione dei ministri degli interni il 5 giugno.
 
In questo quadro arriva alla Camera il decreto legge sulla sicurezza. Tra le misure contenute nel testo c’è l’introduzione del reato di clandestinità per chi entra o soggiorna illegalmente in Italia, la tassa di 200 euro per avere la cittadinanza, le tanto discusse "ronde", il divieto per le straniere irregolari senza passaporto di riconoscere i propri figli che diventeranno così adottabili, la permanenza nei centri di accoglienza, estesa a sei mesi.
 
L’opposizione protesta. Maratona oratoria promossa da Sinistra e libertà a partire dalle 15 a piazza Montecitorio, si alterneranno intellettuali, esponenti politici, rappresentanti di associazioni, artisti, ecc. Questa sera invece veglia di protesta a piazza Navona di associazioni, movimenti e comunita’ religiose. Ci sarà anche il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti perche’ ha detto “su questi temi il silenzio e’ complicita’".
 
Nel mondo cattolico, delle associazioni umanitarie, del volontariato e nei centri di accoglienza si studiano anche altre iniziative. Giovedì 14 maggio alle 16.45 presso la Fondazione Basso (Via della Dogana Vecchia 5) "Laboratorio 53 onlus" organizza una tavola rotonda, per discutere sul “diritto di asilo”. A Milano è l’associazione volontaria di assistenza socio-sanitaria per i diritti degli stranieri, Naga, a sollecitare la mobilitazione “con pratiche di accoglienza quotidiana e di denuncia”. Roma XVI con l’Africa ha organizzato una tavola rotonda dal titolo: “Dal debito all’immigrazione “ che si terrà il 15 maggio al liceo Morgagni ( Via Fonteiana 125) alle 17.30. Domenica 17 realizzerà la sesta edizione di “ In festa con l’Africa”, una giornata di solidarietà internazionale con giochi, spettacoli, danze e canti africani. Si svolgerà a Villa Pamphili con ingresso da Via Vitellia 102, angolo via Olimpica. 
 
C’è poi un’iniziativa singolare, quella di padre Claudio Crimi, un missionario comboniano che ha lavorato per trent’anni in Africa e che ora dirige il Centro ACSE (Associazione comboniana per il servizio agli immigrati e ai profughi) di Roma che ha scritto una lettera aperta al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama perché, in vista del suo prossimo viaggio in Egitto, spenda il suo potere e la sua influenza per risolvere il problema dei rimpatri forzati e chieda all’Africa e all’Europa di cominciare a mettere mano seriamente al problema di chi scappa dalla fame, dalle malattie, dalla guerra. Lo abbiamo intervistato.
 
 
Padre Caludio, perché una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti?
 

Voglio innanzitutto precisare che la lettera si rivolge sì al presidente degli Stati Uniti, ma contemporaneamente a tutte le persone che hanno senso di umanità e di giustizia. Il dramma dell’immigrazione, dei clandestini, della fuga dalla fame, dalle malattie, dalle guerre è un problema che riguarda il mondo intero. In questi giorni assistiamo alla vergogna dei respingimenti in mare e all’approvazione di un decreto che stabilisce che il disgraziato che scappa dalla miseria, dal dolore, dalla mancanza di lavoro nel suo paese, oltre alle difficoltà cui è sottoposto, debba essere considerato colpevole. Di che? Non già di un qualche crimine, ma di essere povero, affamato, di cercare per sé e la sua famiglia un futuro. Reato di clandestinità, ovvero reato di miseria. ” Di fronte a questi problemi l’Europa e gli stati che la compongono si chiudono a riccio, fanno prevalere l’egoismo nazionale e si disinteressano di quello che accade. Malta è disposta a prendere a cannonate chi si avvicina al sacro suolo, la Spagna lo ha già fatto, l’Italia manda le motovedette. In una parola l’Europa se ne frega…. È l’unica attenuante del Ministro leghista Maroni, che avrebbe fatto meglio ad usare la forza e ad alzare la voce con l’Europa e non con questi disperati. Comunque brindare ad un atto odioso, è sempre indice di pochezza mentale e umana.”
 
 
E perché proprio Obama?
 
Perché ha vissuto sulla propria pelle la discriminazione, l’emarginazione, ma al tempo stesso è il più fulgido esempio di come si possa rispondere positivamente alle difficoltà. Obama incarna la speranza di questa gente. Dirigendo un centro di accoglienza per stranieri, in prevalenza africani, so quel che pensano. Poi, il Presidente americano essendo una persona di grande intelligenza e lungimiranza, ha capito che il problema della sicurezza e dello sviluppo non è l’egoismo, il ripiegamento su se stessi. Cito questa sua frase: “Nei paesi afflitti dalla povertà e dai conflitti, i cittadini agognano di affrancarsi dal bisogno. E poiché le società estremamente povere e gli stati deboli costituiscono un ottimo terreno di cultura per le malattie, il terrorismo e la guerra, gli Stati Uniti hanno un interesse diretto, in termini di sicurezza nazionale nel ridurre drasticamente la povertà globale e dunque nel destinare – assieme ai nostri alleati – quote sempre maggiori delle nostre ricchezze nazionali all’aiuto dei popoli che ne hanno maggior bisogno”. In sostanza sta facendo sua una vecchia idea di Kennedy: “Se una società libera non sa aiutare i molti che sono poveri, non potrà salvare i pochi che sono ricchi”. Certo il Presidente Obama non ha la bacchetta magica, ma può fermare innanzitutto questa mattanza alle porte d’Europa e può chiedere ed ottenere che i centri libici, essendo il risultato di accordi internazionali, vengano controllati da ispettori internazionali!
 
Perché non rivolgersi al governo italiano?
 
Non ha la lungimiranza, l’intelligenza, il cuore per operazioni di ampio respiro. Ottica leghista. Il ministro Maroni si sente grande perché ha mandato la marina italiana contro dei poveracci. Duri con i deboli, deboli con i forti. Dall’Europa non ottengono nulla, in Europa non portano nulla: idee, progetti, prospettive. Non mettono gli stati membri di fronte a richieste e soluzioni reali. Si è tanto parlato di evitare nella crisi logiche protezionistiche perché controproducenti e poi adottano la politica dei calci in culo. Il problema immigrazione c’è, non è di facile soluzione, riguarda tutti, e non si può risolvere scaricando sugli immigrati la nostra incapacità di soluzione. Solo prospettive a livello europeo e mondiale potranno finalmente migliorare la situazione. Non sono i popoli che generano le guerre e i conflitti , ma i capi economici, politici , militari o anche religiosi che per difendere i loro interessi spingono il popolo alla violenza. L’egoismo esacerbato e la superbia senza confini generano le guerre e i conflitti . Oggi dimenticarsi che la terra è una e che tutti hanno gli stessi diritti, significa preparare le polveri per una lotta senza fine e senza quartiere. Dovremo invece cominciare fin d’ora a lottare con tutte le forze per portare avanti la giustizia a livello mondiale.: “Pace e Giustizia si abbracceranno”, è stato scritto nella Bibbia più di 2500 anni fa. Ma non l’abbiamo ancora capito. Proprio per questo bisogna portare tutti a fare qualcosa. Perché non si fa un G8 su questo preciso problema?
 
Obama le risponderà?
 
Penso di sì. Lui stesso ha aperto il sito della Casa Bianca a pareri e consigli. E poi è un uomo religioso. Sa che bisogna “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso” è una massima che vale anche in politica.
 
La Rete, Internet può essere in qualche modo di aiuto?
 
Vorrei che mi aiutasse a divulgare la lettera e quindi il problema. Ogni firma raccolta la rafforzerà. E’ un modo anche questo per aiutare quei disgraziati che combattono in mezzo al mare per un futuro migliore. Oltretutto costa meno di un sms, anzi non costa nulla.
 
Se condividi firmal la petizione

Leggi l'articolo completo e i commenti