Appello Dell’Utri /Quarta puntata

par Federico Pignalberi
martedì 13 gennaio 2009

 Quando i pentiti si pentono due volte. Storia della vicenda Cirfeta.

Nelle ultime due puntate della rubrica si è parlato di Cosimo Cirfeta, protagonista di una vicenda di inquinamento probatorio nel processo Dell’Utri. Per prima cosa una breve rettifica: nell’ultima puntata ho scritto che Cosimo Cirfeta non è mai stato sotto programma di protezione. Non è vero, e me ne scuso con i lettori, dato che nella sua lunga “carriera” penitenziaria è stato anche un collaboratore di giustizia, di conseguenza tutelato dal Servizio Centrale di Protezione. Ecco la storia della vicenda, aggiornata agli ultimi pentiti.

Cosimo Cirfeta, tossicodipendente, è stato a lungo un membro della Sacra Corona Unita. Suicidatosi in carcere il 16 marzo 2006, il Cirfeta è stato un doppio pentito: prima pentito di mafia, quindi collaboratore di giustizia, poi pentito collaboratore di giustizia, quindi calunniatore dei pentiti. Non aveva vita facile con gli altri detenuti che <<non tenevano in alcuna considerazione, confidenza ed amicizia Cirfeta>>. Così, per riuscire ad alleggerire la sua posizione processuale (se la cavava molto male) strinse un accordo, racconta il pentito Michele Oreste, con Marcello Dell’Utri, già senatore della Repubblica e fondatore di Forza Italia, da tempo sotto indagine a Palermo in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti, fra cui Francesco Onorato e Francesco Di Carlo, che hanno reso le loro deposizioni su Dell’Utri rispettivamente il 12 febbraio 1996, il primo, e dal 30 luglio ’96, il secondo.
 
Secondo Oreste l’accordo prevedeva che Cirfeta facesse delle <<dichiarazioni scagionatorie nei confronti del senatore […] Dell’Utri>> ricevendone in cambio <<un lavoro, […] soldi e poi soprattutto […] che la situazione giudiziaria [di Cirfeta, nda] si affievolisse […] e se ne uscisse in tranquillità>>. Pare che Dell’Utri, non riuscendo a sistemare le sue questioni di giustizia, sia dotato di abilità telepatiche che gli permettono di alleggerire quelle degli altri (lo stesso Oreste racconta anche di un mafioso della Sacra Corona Unita, Bruno de Matteis, che in carcere chiedeva sempre notizie di Dell’Utri affinché potesse riportarle <<a qualche altro personaggio>>, non meglio precisato, che poteva fargli <<ottenere qualche beneficio penitenziario>>).
 
Non si sa bene se sia stato Marcello Dell’Utri a contattare per primo Cosimo Cirfeta o se sia vero il contrario. Tuttavia Dell’Utri racconterà, in un’intervista a Santoro e nel corso di alcune sue “dichiarazioni spontanee”, cioè non fatte sotto giuramento:
 
Cosimo Cirfeta […] mi ha telefonato l’anno scorso [1997, nda] per la prima volta, raccontandomi alcune, diciamo così, “combine” tra altri collaboranti, […] tali Guglielmini, Onorato e Di Carlo, che, in sua presenza, per essere ristretti nella stessa cella, hanno concordato delle dichiarazioni contro il sottoscritto e il dottor Berlusconi e invitavano anche il Cirfeta, per la sua parte… diciamo pugliese…, a fare dichiarazioni […] contro sempre il dottor Berlusconi. […] I miei difensori, che hanno potuto riscontrare l’attendibilità di questo collaborante […] mi hanno consigliato di chiedergli di verbalizzare quanto mi raccontava al telefono. La cosa è avvenuta.

Bene. Ora occhio alle date. Il 24 agosto 1997 Cosimo Cirfeta consegnava una lettera, datata 24 settembre, al personale del Servizio Centrale di Protezione, destinata ai magistrati della Dda di Lecce (Motta e Capoccia).
Alla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce

Al dottor Capoccia Giuseppe e dottor Cataldo Motta:
Il sottoscritto Cosimo CIRFETA collaboratore di Giustizia custodito in località protetta nota al S.C.P.
 CHIEDE
(all. 1/3) di potere conferire con la S.V. in quanto durante il mio ultimo periodo di carcerazione che si è protratto per giorni 30 dal 07/06/97 al 10/07/97 se non erro, venivo a sapere da tale GUGLIELMINI Giuseppe che lo stesso si era messo d’accordo con altri due collaboratori di giustizia presenti nel carcere ove lo scrivente era ristretto per volgere delle accuse false nei confronti del dr. on. Silvio Berlusconi e il dr. Marcello DELL’UTRI.
Pertanto qualora la S.V. o l’autorità giudiziaria competente ritenesse utile raccogliere quanto è a conoscenza dello scrivente, lo stesso è a vostra completa disposizione, o di qualsiasi altra A.G. lo ritenga opportuno.
Porgo cordiali e distinti ossequi.
In fede, Cosimo CIRFETA
Lì, 24/09/97


Poi, il 27 settembre 1997 precisava
 
Nel mese di giugno c.a. sono stato tratto in arresto e condotto nella Casa Reclusione di Rebibbia sezione collaboratori, [dove erano presenti anche] Di Carlo Francesco, Onorato Francesco, e Guglielmini Giuseppe con i quali instauravo, soprattutto con gli ultimi due, immediatamente degli ottimi rapporti, tali da indurre il sottoscritto a fare socialità con gli stessi.

Dopo pochi giorni il Guglielmini Giuseppe mi riferì che Onorato Francesco stava parlando con Di Carlo Francesco in quanto doveva essere quella mattina interrogato dai Giudici che gli avevano chiesto precedentemente se fosse a conoscenza di collusione con la mafia da parte del dr. on. Berlusconi e dr. Marcello Dell’Utri, in considerazione del fatto che il Di Carlo doveva essere sentito anche lui dai magistrati il Guglielmini mi riferì che si stavano mettendo d’accordo.

Quindi segue una descrizione della versione che, secondo Cirfeta, i due stavano combinando. Poi racconta che Giuseppe Guglielmini gli propose di entrare anche lui nel giro dei complottatori, chiedendogli
 
di costruire una valida accusa nei confronti non di Silvio Berlusconi e Dell’Utri in quanto a quello ci avrebbero pensato loro, ma […] contro il partito di Forza Italia del quale l’on. Berlusconi è presidente […] Io gli risposi che la cosa non mi interessava […]

Da lì Cosimo Cirfeta continuerà a inventarsi e verbalizzare le denuncie più stravaganti: la “sparizione” di due suoi block notes con appunti su <<un processo dove andrò a deporre in favore di Dell’Utri […] e Berlusconi>>, l’invito dei cospiratori a deporre contro a un capitano del ROS (Giuseppe de Donno) e persino contro Massimo D’Alema, non si sa a che titolo vittima anche lui del mega-complotto. In una telefonata con il sostituto procuratore della Dda di Bari, Michele Emiliano, Cirfeta arriva a sostenere avvenimenti che i sostituti procuratori Gozzo e Ingroia arriveranno a definire “grotteschi”, raccontando che arrivarono nella sua cella al carcere di Prato tre persone <<incappucciate>> che indossavano dei passamontagna <<neri con una striscia bianca al centro>> (una sorta di divisa del congiurato), che lo presero e lo portarono in un’altra stanza dove gli avrebbero proposto di avvalersi, alle prossime deposizioni, della facoltà di non rispondere. In cambio, sarebbe uscito dal carcere. Non basta. Racconta anche che uno di questi sinistri personaggi, per rendere il tutto più convincente, gli avrebbe messo <<il colpo in canna>> nella pistola che gli avrebbe rivolto <<in bocca>>.
 
Ora, favole a parte, le date non tornano. Cirfeta dice di essere arrivato a Rebibbia nel giugno del 2007. Come abbiamo visto all’inizio della puntata Francesco Onorato ha testimoniato contro Dell’Utri (non una parola su Berlusconi) il 12 febbraio 1996. Cioè un anno e quattro mesi prima di <<quella mattina>> di giugno del ‘97. Anche Francesco Di Carlo ha parlato del senatore da un anno prima, nel luglio 2006. Nessuno dei due rese testimonianze in quel periodo del ’97 sui rapporti Berlusconi-mafia.
Angelo Izzo, anche lui detenuto insieme a Cirfeta nel carcere di Prato quando mosse quelle accuse racconterà che Cirfeta, <<messo alle strette>>, aveva <<praticamente ammesso di essersi inventato quelle accuse>>.
Altri pentiti, Francesco e Carmelo Sparta Leonardi, Cukic Rade, Antonio Cariolo, invece, racconteranno che è stato Cosimo Cirfeta a minacciare loro di morte dentro al carcere.
 
Ma i colpi di scena, in questa bizzarra vicenda giudiziaria, devono ancora arrivare: intercettazioni telefoniche, un nuovo complice di Cirfeta e, soprattutto, il ritorno in scena di Marcello Dell’Utri.
 

Arrivederci alla prossima puntata.

Leggi l'articolo completo e i commenti