Annozero, cuore di tenebra sull’orrore di Gaza

par maurizio carena
sabato 17 gennaio 2009

"Sterminate quelle bestie". Ma a telecamere spente. 

"Doppio standard" e poi "demonizzazione dello stato d’Israele" e poi ancora "trasmissione che non rispetta nessuno standard professionale...e che ha esulata da qualsiasi standard di etica giornalistica basilare": sono queste le parole dell’ambasciatore israeliano in Italia Gideon Meir (ANSA, 16 Gennaio 2009) all’indomani della trasmissione di approfondimento giornalistico "Anno zero" di Santoro.

Soltanto in un ferreo regime di monopolio informativo come quello nostrano, modello "un uomo solo al comando" sono possibili affermazioni del genere e da una tale fonte, senza coprirsi di ridicolo e di vergogna.

Tralasciando l’ingerenza indebita e inopportuna di un politico, per di più straniero, sui media, è proprio il caso di dire "da che pulpito vien la predica". Da Israele: un Paese che Reporters sans Frontiers classifica 149º al mondo come libertà di stampa - ovviamente considerando anche i territori occupati -.

Un Paese, Israele, dove (fonte RsF) vige una ferrea "censura militare"; un Paese dove nel solo 2007 sono stati feriti, dall’esercito, 16 giornalisti; dove, per esempio, Imad Ghanem, un cameramen di Al Aqsa tv, è stato reso invalido a vita. E dove i reporter vengono ammazzati: il cameramen della Reuters Fadel Shana’a e’ stato ucciso da un blindato di Tsahal ad aprile dell’anno scorso, a sangue freddo, mentre su una jeep con le insegne della stampa, stava effettuando alcune riprese.

Ma la lista dei giornalisti colpiti a sangue freddo dai militari israeliani potrebbe continuare: James Miller, ammazzato nel 2003 e Jacques Marie Bourget, gravemente ferito nell’ottobre del 2000 a Ramallah sono solo alcuni tra i casi più"noti", per quanto i mainstream occidentali (auto)censurino quasi sempre tali (non)notizie.

Altri giornalisti, come Ata Farahat, corrispondente di una tv siriana, viene arrestato a casa sua - 30 luglio 2007 - con l’accusa di "avere contatti con una nazione nemica" e sbattuto in galera, col rifiuto della condizionale.

I reporter israeliani, inoltre, necessitano di un permesso del Ministero dell’Interno per visitare Paesi "nemici".

Mi domando se questi pochi dati, reperibilida chiunque sul web con 40 secondi di ricerca - ma non dai tg - debbano essere commentati?
 
Si tratta di un Paese dove la stampa è libera quello in cui i giornalisti li si scheda, li si censura e li si ammazza, perché questa è l’attuale situazione di Israele? Io avrei qualche dubbio.
 
Quindi mi domando con quale coraggio l’ambasciatore di un Paese dove la liberta’ di stampa è poco più che un orwellismo si permetta di giudicare? Anche la propaganda dovrebbe salvare certe apparenze: qui i carnefici fanno le vittime in modo surreale: i nazisti ieri ammazzavano dieci civili ogni tedesco ucciso; gli ebrei oggi ammazzano i palestinesi con un rapporto di cento a uno. E’ questo, credo, un dato da cui partire, o no?

E mi domando come si possa, con le mani ancora grondanti sangue, stigmatizzare una trasmissione che cerca di rompere la connivenza dei mainstream col genocidio in corso in Palestina?

Qui non si tratta di mass media: si tratta del senso delle proporzioni, della misura. Della decenza. Dell’umanità, se ce n’e’ rimasta ancora, da qualche parte.

L’ambasciatore Meir parla di "spettacolo vergognoso". Potrei sottoscrivere. Ma parliamo di due cose diverse. Per me vergognoso e’ il massacro. Per lui "vergognoso" è "lo spettacolo" del massacro.

Forse intende dire che una tv non puo’ mostrare le vittime? Forse significa che si possono trucidare piu’ di mille persone, la maggior parte civili, basta farlo in segreto?

Mi tornano in mente i nazisti: loro hanno dissimulato sino alla fine l’orrore dei lager, nella stessa Germania, coi loro stessi soldati, le Waffen SS, che venivano fatte ubriacare prima dei compiti più disumani della "soluzione finale".
 



Gli USA, dopo un decennio di atrocità in Viet Nam ebbero almeno un Cronkite che, una sera, al tg più seguito d’America, si tolse gli occhiali, posò i fogli sul desk e disse, guardando dritto nelle telecamere: "la guerra in Indocina è un massacro, una cosa indegna degli Stati Uniti, e noi americani, in nome della nostra integrità morale, dobbiamo uscirne". E cosi’ accadde.

 
Ma i tempi sono cambiati. 

Oggi i media mainstream non si preoccupano del sangue e delle vittime, bensì dei finanziamenti all’editoria e degli inserzionisti. Essi sono allineati ai loro governi, specialmente quelli in guerra. Lì la censura è massiva, l’autocensura requisito minimo, l’onesta’ intellettuale un optional, l’umanità una colpa. 
 
Oggi i media sono inesorabili lenti distorte.... Le portiamo da così tanto tempo da avere perduto il senso della realtà e la misura stessa delle cose. Se l’uomo, come dicevano gli antichi è "la misura di tutte le cose" allora, in quest’orgia mediatica di sangue e propaganda stiamo smarrendo le nostre origini e noi stessi.

Anno zero di ieri sera non ci piace perché ci toglie la maschera: ci mostra ciò che siamo veramente, un’ideologia crudele dietro la maschera dell’ostentato benessere; le scuole sventrate dietro il linguaggio standardizzato e asettico dei portavoce governativi; l’orrore di Kurtz dietro l’eterna retorica del "fardello dell’uomo bianco", che ieri come oggi è un articolo di fede e non può nemmeno essere discusso. Kurtz, che in "Cuore di tenebra" comanda di "sterminare quelle bestie".

Anno zero ieri ci ha mostrato il nostro cuore di tenebra, e non possiamo sostenerne la vista. In tv servono veline, non verità; quella è sempre sovversiva. E scomoda. Scomodissima.

Volevo scrivere ancora qualcosa. Volevo accennare che nei paesi civili per fare il giornalista non si deve chiedere il permesso allo stato, come in Italia, e non si finisce condannati penalmente per "stampa clandestina" (Carlo Ruta) o "diffamazione" (Indro Montanelli). E neppure si viene epurati dal premier come successe a Luttazzi, Biagi e, ancora lui, Santoro (editto bulgaro)

Volevo ricordare i casi di sequestro di siti web d’informazione come quello di Piero Ricca o di Carlo Ruta, indegni di un Paese democratico, per non dire gli oscuramenti di Indymedia e di Pirate Bay, che hanno ridicolizzato il regime politico italiano in mezzo mondo.

Volevo sottolineare com’e’ grottesco che la casta al potere si intrometta finanche nei particolari di una trasmissione televisiva, quand’essa non si uniforma perfettamente alla generale autocensura: l’autocensura delle redazioni, l’autocensura della totalita’ dei direttori dei media mainstream; quell’autocensura cosi’ ben tratteggiata da Orwell nella sua prefazione alla "Fattoria degli animali" più di sessant’anni fa, ed ancora oggi così assolutamente attuale.... Oggi piu’ di ieri. Non gli basta un controllo ideologico al 99%, no: vogliono il cento per cento. Sembra un incubo....

Ma io ho qui, sul desktop, le cifre dell’incubo di Gaza: le cifre dei morti, i nomi dei morti, delle famiglie senza casa, dei bambini a pezzi, bambini che hanno l’età dei miei nipotini, e allora le mie mani, quasi senza mio volere, si alzano dalla tastiera e vanno a coprirmi il volto. E gli occhi bagnati.
 
Dovrei ancora scrivere ma posso solo piangere.
 
 









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