Angeli e Demoni – Viaggio al termine della noia

par Luca Mirarchi
lunedì 18 maggio 2009

Angeli e demoni è un Cocktail movie. Trattandosi di un cocktail hollywoodiano, fra gli ingredienti impiegati non manca nessun cliché previsto dal fantathriller esoterico. Vediamo un po’. La scaletta che viene ripete, durante le oltre due ore del film, è più o meno la seguente:
 
· Didascalia esplicativa per l’ignaro spettatore, a proposito dell’annosa lotta tra Scienza e Religione, dal processo contro Galileo fino all’antimateria isolata al CERN di Ginevra (e fatta sparire dagli Illuminati per illuminare tipo Hiroshima la Città del Vaticano, col proposito di debellare così alla radice le correnti clericali moderniste).
 
· Truculenta (ma non troppo) uccisione di un cardinale in ostaggio dei cattivi a piacere, ispirando le esecuzioni – con un’originalità che lascia a lo spettatore bocca aperta– a ciascuno dei quattro elementi naturali: terra, aria, fuoco, acqua.
 
· Scena d’azione annunciata dall’enfatico crescendo della colonna sonora e dai fluidi movimenti di macchina di Ron Howard – talmente fluidi da sconsigliare la visione di queste concitate sequenze ai deboli di stomaco. In questa fascia sono innumerevoli gli inseguimenti in auto a bordo della nuova Lancia Delta. Del resto, la FIAT si unisce alla Chrysler e Hollywood non si dimentica del piano Marshall.
A vestire i panni del protagonista Robert Langdon, dopo il Codice da Vinci, è ancora una volta Tom Hanks, ormai reso sempre più simile, per via dei ripetuti lifting, alla sua statua da Madame Toussoud. Il professor Langdon procede, nel dipanare la trama dell’oscuro complotto, per accumulo di intuizioni banali, che si rivelano essere però, puntualmente azzeccate. Su questo versante è necessario menzionare almeno le “statue/vigile urbano”: trattasi di monumenti religiosi posti nelle chiese di Roma prescelte dagli Illuminati cospiratori, e capaci, seguendo soltanto la direzione indicata dalla marmorea mano, di indicare a Langdon la sede del successivo delitto.


Il professore è davvero un maestro nel decrittare i simboli: ad un certo punto (impegnandosi in quello che, probabilmente, sarebbe l’unico rebus in grado di sciogliere se si misurasse, per ipotesi, con la Settimana enigmistica), riesce addirittura ad unire col pennarello quattro punti sulla cartina di Roma, scoprendo così in anticipo le prossime mosse del killer assoldato dagli Illuminati.

Tra un archivio vaticano, una catacomba e un’elezione papale (ebbene sì, tutto il film si svolge in una giornata, seguendo in parallelo la nomina del nuovo pontefice), si arriva relativamente presto ai vari finali del film. Una menzione è inevitabile, a questo punto, per il sottofinale che ha come protagonista l’infido camerlengo (Ewan Mc Gregor), che impossessatosi del tubo contenente l’antimateria esplosiva, si libra in elicottero – novello martire – sopra una piazza San Pietro gremita di esagitati fedeli, per poi lanciarsi, pochi istanti prima del botto, col paracadute, ed essere quindi sballottato a causa dell’onda d’urto – novello “uomo/aquilone” – da un angolo all’altro del Vaticano, fino ad atterrare pressoché illeso, al termine delle sue evoluzioni acrobatiche, nella suddetta piazza gremita. Anche meglio di James Bond. 

Altre sorprese attendono però il pubblico prima dell’epilogo definitivo. Che il soggetto diventi mai interessante, non era previsto, forse, nemmeno quando Dan Brown aveva cominciato a comporre la sua celeberrima saga editoriale.

In attesa del prossimo capitolo …

Leggi l'articolo completo e i commenti