Andreotti avrebbe fatto un governo con Berlusconi?

par Camillo Pignata
mercoledì 8 maggio 2013

È morto Giulio Andreotti, un politico tanto discusso, troppe volte coinvolto in vicende oscure e in rapporti equivoci con la mafia e la P2. Ma il divo Giulio è un politico di razza, che ha segnato la storia del nostro Paese, e per questo il suo ricordo, è un'occasione per parlare con lui della politica di oggi, e così porsi quelle domande che forse lui stesso si porrebbe.

Letta ha fatto un governo con Berlusconi, Andreotti l’avrebbe fatto? Probabilmente si, ma alla stregua di un accordo necessario, con un potere extra politico. “Il divo Giulio” convisse con Craxi e con Berlinguer, avrebbe convissuto anche con Berlusconi.

Molti commentatori, quando scrivono del governo Letta, evocano il compromesso storico tra PCI e DC, un esecutivo di solidarietà nazionale contro il terrorismo, presieduto da Andreotti e con il PCI nella maggioranza.

Ma sono cose diverse. Ieri si confrontavano due ideologie, quella socialista e quella liberale, oggi l’antiberlusconismo e l’anticomunismo parolaio. Andreotti e Berlinguer erano due politici di razza. Letta è un politico principiante e Berlusconi uno che sa fare le campagne elettorali.

Il democristiano e il comunista operavano in un dimensione partitica, dove la politica è un servizio al Paese e il partito si identifica con il Paese. E così si accordarono per salvare l’Italia. Berlusconi e Letta operano in una dimensione di personificazione e mercificazione della politica, dove questa è un mestiere al servizio dei propri interessi, e il partito una fabbrica del consenso. Il primo ha fatto l’accordo con l’avversario per i suoi interessi economici e processuali e per indebolire il PD, il secondo per fare carriera politica e salvare i voti del partito democratico.

Berlusconi vuole l’esenzione dell’IMU per i suoi elettori per i più ricchi, che considera prioritaria rispetto al finanziamento della cassa in integrazione in deroga, al problema degli esodati. A nulla valgono le indicazioni UE ed OCSE sulla priorità della riduzione delle tasse sul lavoro, vuole l’esenzione IMU per i suoi elettori, anche a costo di metter in pericolo il rispetto del rapporto del debito/pil 3%, e quindi la nostra uscita dalla procedura di infrazione. 

A fronte di tale richiesta Andreotti avrebbe cercato un compromesso, ma il compromesso si fa in due, e Berlusconi non è l’uomo dei compromessi ma dei contratti commerciali, e tra questi e il compromesso c’è un abisso. Nel compromesso ciascuna delle parti cede qualcosa per arrivare ad un obiettivo comune, nei contratti le parti cedono qualcosa per arrivare ciascuno ad un obiettivo proprio. Ed è quello che è capitato con il contratto PDL/ lega dove questa si è accordata per il dominio del nord, Berlusconi, per ritornare in campo.

Il compromesso si realizza tra politiche diverse anche se distanti mille miglia, ma non tra un imprenditore e un politico, tra una dimensione partitica del potere e una dimensione personalistica ed affaristica del potere.

“Il divo Giulio” faceva accordi con tutti i poteri, quelli politici e quelli extra politici, fece accordi politici con Craxi e con Berlinguer, forse avrebbe fatto un accordo extrapolitico con Berlusconi. Nell’impossibilità di un compromesso, Andreotti avrebbe fatto con il cavaliere anche un accordo commerciale, ma nell’interesse del partito che si identificava con il Paese.


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