Ancora un falso della propaganda di guerra

par Mazzetta
lunedì 1 dicembre 2008

Il maggior successo della propaganda filo-israeliana e filo-bushista consiste sicuramente nell’aver riempito i giornali di mezzo mondo con la versione per la quale Israele si sta difendendo dagli attacchi di Hamas, una sovversione di senso e della realtà clamorosa, che però sta funzionando abbastanza bene e che nelle prime ore si è affermata in quasi tutta l’infosfera occidentale. Non deve stupire, all’epoca riuscirono a convincere la maggioranza degli occidentali che gli Stati Uniti dovevano "difendersi" dall’Iraq, in fondo con Hamas è anche più semplice.

L’enorme macchina della propaganda guerrafondaia però non si accontenta, gli addetti sanno che lo stillicidio di notizie volte a mettere in cattiva luce i nemici deve essere incessante e prolungato, così ogni giorno ne buttano una sul fuoco dello scontro di civiltà e quando non hanno niente di utile si inventano di sana pianta le notizie di atrocità o di comportamenti ostili.

L’Iran è da sempre nel cuore di questi soggetti e non stupisce che approfittando dell’attacco a Gaza si cerchi di diffamare Teheran, nel tentativo di costruire l’immagine di Hamas irragionevole, feroce e controllata dai cattivi Ayatollah.

Così ieri è spuntata la notizia secondo la quale in Iran starebbero arruolando volontari per andare a combattere in Palestina contro gli Israeliani, una bufala clamorosa che però è stata ripresa anche dalle agenzie e dai giornali italiani, ovviamente senza alcun controllo, con titoli come "Studenti iraniani reclutano volontari per combattere Israele".

La notizia, inizialmente rilanciata da Reuters (che probabilmente è stata imboccata dai noti ceffi della "resistenza iraniana" mantenuti dai contribuenti americani) fa riferimento al sito iraniano www.rohaniatmobarez.com, dove però non c’è alcun invito all’arruolamento e tantomeno c’è la possibilità di arruolarsi via internet come dicono da Reuters e da altri organi d’informazione. C’è invece, sulla destra, un box che contiene un sondaggio, dove si chiede ai lettori cosa sarebbero disposti a fare "In risposta al decreto emanato dalla suprema guida Kahmenei e al disastro a Gaza".
Il sondaggio, che non richiede nemmeno la registrazione, offre tre possibilità:

1 - Vorrei a sostenere lo sforzo della propaganda (contro Israele)
2 - Vorrei raggiungere la resistenza armata
3- Vorrei offrire supporto finanziario

Il fatto che la risposta preferita sia la numero 2 non trasforma certo questo banale sondaggino in una campagna d’arruolamento e ancora meno trasforma il sito in un portale attraverso il quale è possibile arruolarsi per combattere contro Israele. Ciascuno di noi può scegliere una delle tre opzioni senza essere poi richiamato dai servizi di Teheran e arruolato. Tanto più che di tale genere di attività non c’è per ora traccia da nessuna parte nel mondo arabo e che per entrare nei Territori Occupati occorre chiedere il permesso agli israeliani.

Si tratta quindi di una bufala colossale, l’ennesima, che trasforma un banale sondaggio in un canale di arruolamento per "terroristi cattivi", offrendo ai soliti tromboni l’occasione di mettere gratuitamente in cattiva luce le ragioni dell’Iran agli occhi delle opinioni pubbliche, elevando al contempo quelle di Israele e dei suoi alleati. Robaccia già vista.

 

P.S.

Una nota di merito a Francesco Battistini, che a pagina 10 dell’edizione cartacea di oggi, scrive: "Sulla striscia stanno calando anche i rinforzi: sui siti iraniani (ndr quali?) si sono già registrati 3.350 aspiranti "martiri" pronti a combattere nella Striscia". Una colossale buffonata, me lo vedo Battistini che si gira i siti in Farsi a fare la conta dei martiri...

Casualmente ieri, quelli che sul sito segnalato hanno risposto scegliendo l’opzione 2, erano proprio poco più di tremila, l’unica cosa che non si capisce è l’uso del plurale, ma forse Battistini voleva caricare ancora di più l’effetto o evitare che a qualcuno venisse in mente di andare a vedere il sito che lui non aveva voglia e modo di controllare. Tipica performance da Corriere della Sera, non a caso gli articoli di questo sono ripresi con gioia dagli estremisti filo-israeliani di Informazionecorretta, una garanzia.

Qualche preoccupazione sulla linea totalmente sbilanciata sulle ragioni dell’aggressore da sembrare ridicola, se la stanno comunque ponendo, come testimonia questa mail interna al Corriere:

Da: Farina Michele
Inviato: domenica 28 dicembre 2008 18.56
A: Corsera - Redazione Completa
Oggetto: Gaza e noi

Cari tutti,

permettete questa (cestinabile) turbata intrusione che riguarda la nostra copertura dei fatti di Gaza.
Mi sembra che i commenti che partono oggi dalla prima del Corriere vadano sostanzialmente nella stessa direzione, avendo come giusto bersaglio il terrorismo di Hamas, il diritto di Israele a difendersi etc.
Non discuto qui la linea politica del giornale, né la scelta dell’ottimo Antonio Ferrari che firma la nostra analisi,
né le cronache del grande Franck SuperBat Battistini. Ma forse i lettori potrebbero essere interessati a un più articolato assortimento di punti di vista in sede di riflessione. Che esistono, “nel mondo”, in Israele e anche tra gli editorialisti del nostro giornale (ho avuto modo di parlare recentemente con Sergio Romano, il “realista” Romano, che ha avuto parole dure contro l’”assedio” israeliano di Gaza). Certo noi non siamo Haaretz, il minoritario Haaretz, che nel suo profluvio di commenti tutto sommato equilibrati dà spazio anche alle parole forti di Yossi Sarid, che conclude il suo scritto (titolo: “speriamo che questa volta sapremo quando fermarci”) in questo modo: “A million and a half human beings, most of them downcast and desperate refugees, live in the conditions of a giant jail, fertile ground for another round of bloodletting. The fact that Hamas may have gone too far with its rockets is not the justification of the Israeli policy for the past few decades, for which it justly merits an Iraqi shoe to the face”.
“Not the justification”. Noi non siamo Haaretz (e io non sono un pacifista all’acqua di rose). Ma sui bombardamenti a Gaza è critica l’Unione Europea nel suo insieme (sul Corriere di oggi citiamo nel titolo solo Sarkozy, pur presidente di turno Ue). E’ critica la Chiesa (occhiello della Repubblica di oggi in prima pagina, di oggi, non di domani).
Critiche rituali? Posizioni scontate che non meritano una presa di posizione di fronte ai nostri lettori?
Certo Hamas si merita una “scarpa irachena” in faccia anche per l’uso criminale della popolazione civile (palestinese e israeliana). E si può discutere se Yossi Sarid abbia ragione a lanciare un’altra scarpa in direzione opposta, nel cortile di casa sua. Ma forse un grande giornale come il Corriere, nel giorno dei 200 morti a Gaza, sarebbe stato il posto giusto in cui trovare traccia (anche) di questa discussione.

Grazie per l’attenzione

Michele Farina
Redazione Esteri


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