No Tav: forze dell’ordine non identificate

par Antonio Libonati
giovedì 1 marzo 2012

Rieccoci.
Nell’ormai consueto corto circuito mediatico tipico del giornalismo italiano, provinciale e tendente al populismo, ancora una volta si alza un polverone di pietismo nei confronti del poliziotto insultato dal manifestante No TAV, la “pecorella”, come ormai lo conosceranno tutti. Le immagini di "Corriere tv" hanno fatto il giro della rete. E fioccano le citazioni di Pasolini, e i riferimenti allo stipendio basso rispetto al pericolo della sua attività.
 

Leggiamo da Repubblica.it, in un pezzo di di pregiato qualunquismo di Carlo Bonini, che "Pecorella un nome ce l'ha. Scrivi che mi chiamo F.".

F.? Da quando F. è un nome? Sarà Francesco? Fortunato? Federico? Questo non ha da sapersi, così come non ha da sapersi quanto il manifestante, con rara indisponenza, chiede al suo interlocutore.

Perché non possiamo sapere chi c’è dietro gli scudi in plexiglas e sotto i caschi delle forze dell’ordine? Possibile che ancora nel 2012 la polizia italiana, i carabinieri, la stessa Guardia di Finanza possano fare ordine pubblico senza avere un numero o una sigla di riconoscimento sul casco o sulla divisa?

Si invoca spesso, e a ragione, il fatto che i manifestanti debbano avere il volto scoperto, anche per poter essere riconoscibili qualora compiano dei reati. Il principio non dovrebbe valere anche per chi quei reati dovrebbe evitare che si producessero? O forse si è legittimati a pensare che i servitori della legge abbiano qualcosa da nascondere?

Beninteso il buon F. si è comportato bene, soprattutto ha fatto il suo dovere, e comunque la si pensi, va apprezzato.

Non altrettanto si può dire per i suoi colleghi che hanno lanciato sassi dal cavalcavia o lacrimogeni ad altezza uomo.

Chi sono costoro? Come è possibile che possano compiere simili azioni nella sicurezza della più totale impunità?

Il comandante generale dell'Arma, Leonardo Gallitelli, ha gratificato con un encomio solenne per "la fermezza e la compostezza dimostrate" il carabiniere F., la pecorella bianca.

Neanche una parola per le pecorelle nere, che reprimono nella violenza il legittimo dissenso della Valle.
 


Leggi l'articolo completo e i commenti