Amazzonia, continua la deforestazione

par Maurita Cardone
sabato 6 settembre 2008


Chilometri e chilometri a perdita d’occhio di... nulla. Terra glabra, rossa, arata. Un albero, solo, resiste in mezzo a sterminati campi coltivati. Ecco come si presenta ormai l’Amazzonia. Dal 1970 ad oggi, è andato letteralmente in fumo il 20% della foresta pluviale più grande ed antica del mondo. E le immagini da satellite confermano che questo è stato uno degli anni più neri, tra taglio indiscriminato ed incendi, più o meno naturali.

La conferma viene direttamente dall’Instituto National De Pesquisas Espaciais (la Nasa brasiliana). Dall’agosto 2007 ad oggi sono scomparsi 8.147 Kmq, pari ad un quinto dell’estensione della Svizzera. C’è da sottolineare che, nonostante tutto, gli ettari di foresta spazzata via per far posto alle colture, è comunque diminuita in rapporto agli anni passati.



Ho avuto modo, pochi giorni fa, di parlare con chi in Amazzonia ci vive, ancor prima dell’arrivo dell’invasore bianco - personale e spassionata definizione: gli Indios Guaranì. A breve pubblicherò un post con le loro dichiarazioni, reali più di ogni comunicato politico od ambientalista.

La fame energetica ed economica del Brasile è cresciuta esponenzialmente in questi ultimi anni, e le monocolture OGM e la canna da zucchero hanno sostituito la biocenosi più importante e ricca del pianeta. Basterebbe forse un minimo di pianificazione: i modi per coltivare - non intensivamente, sia chiaro - esistono e funzionano, e danno la possibilità alla terra di rimanere fertile e continuare negli anni a dare frutto. Di questo passo la frammentazione e lo sfruttamento del territorio naturale, porterà alla formazione di un nuovo Sahara, all’altro capo del mondo.


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