Altro che Spending review. Il più grande spreco di risorse pubbliche in Italia

par Sàntolo Cannavale
lunedì 7 maggio 2012

Il Governo chiede ai cittadini di segnalare gli sprechi pubblici sul sito web

Nota pubblicata sul sito web del Governo. Palazzo Chigi ha chiesto via internet l’opinione dei cittadini per l’operazione “spending review” ovvero “revisione della spesa pubblica”. Un'apposita sezione del sito del Governo è dedicata proprio alla spending review, «allo scopo di illustrare la spending review, quanto è stato fatto finora e i progressi che si attendono per i prossimi mesi».

Il più grande spreco di risorse in Italia? Gli interessi pagati sul debito pubblico che finiscono per buona metà all’estero. Siamo talmente generosi noi italiani che ci permettiamo il lusso di distribuire annualmente agli investitori situati fuori dal nostro Paese più di 45 miliardi di euro (circa 50% del totale sborsato dal Tesoro).

A mio sommesso avviso, dopo aver sistemato il "carteggio con Bruxelles" il Governo a guida Monti doveva decidere un’imposta (o contributo) sui patrimoni medio/grandi. E doveva farlo nei primi giorni di impegno governativo, prima dell'accerchiamento dei partiti. Con un’aliquota del 4% sugli 8.000 miliardi di euro di beni posseduti dagli italiani, si “portavano a casa” circa 300 miliardi di euro, dando una spallata significativa al debito pubblico e diradando le aste di BOT e BTP.

I mercati avrebbero applaudito, la borsa con le sue quotazioni da saldo avrebbe risposto con aumenti del 40/50 per cento, i BTP a lunga scadenza avrebbero guadagnato il 25/30 per cento del proprio valore, i tassi d'interesse sulle nuove emissioni di titoli pubblici sarebbero scesi a livelli accettabili: da qui il più grande risparmio di costi. Il resto sarebbe venuto da se.


L’intervento andava spiegato con pacatezza ai destinatari interessati, sottolineando il carattere non punitivo del provvedimento, anzi riconoscendo ai possessori di grandi patrimoni il merito storico di poter salvare il Paese.
Agli stessi si prospettava la concreta possibilità di recuperare l’esborso con lauto guadagno sul restante patrimonio a seguito dei rialzi dei mercati e del buon andamento dell’economia non penalizzata dai prevedibili, drastici ridimensionamenti di consumi e posti di lavoro.

Il Governo, nonostante ripetuti solleciti in tal senso da fonti diverse, non ha voluto infastidire i portatori di grandi patrimoni e non ha inteso disturbare la Svizzera per farsi dare l’elenco dei “grandi clienti” italiani. Altra manifestazione, questa, di generosità verso i detentori di capitali all’estero.

Intanto – ritoccando i costi dell’azienda Italia – il Governo ha messo all’opera Enrico Bondi che, rendendola appetibile, ha contribuito a portare la Parmalat nelle accoglienti mani dei francesi, al netto dei debiti aziendali che gli italiani, gelosi, hanno tenuto tutti per se. La squadra si è arricchita anche del pungente giornalista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi e beneficia delle buone intuizioni aggiuntive di Giuliano Amato.

Mi sbaglierò, ma l’Italia poteva salvarsi con i propri mezzi, senza interventi e mediazioni esterne. Il Governo ha pensato di rivolgere l’attenzione a farmacisti, tassisti, pensionati ed utilizzatori potenziali dell’art.18. Il futuro chiarirà la portata di queste strategie e le conseguenze per noi e per i nostri figli. Il tutto anche alla luce dei nuovi eventi che caratterizzano lo scenario europeo.


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