Alluvione in Veneto. Zaia: "sbagliato dare 250 milioni ai calcinacci di Pompei"

par Luigi Nicotra
mercoledì 10 novembre 2010

L’Italia non si mobilita: perché?

Da alcuni giorni va montando la polemica, scatenata da una parte dei veneti, con il Presidente regionale Luca Zaia in testa, circa una presunta poca attenzione nei loro confronti a riguardo della grave alluvione che ha colpito la loro terra.

Lamentano, costoro, che l’Italia e Roma si sono disinteressati al loro dramma.

Strano, non vi pare? Il Governo, quello di Roma “ladrona", è guidato da Silvio Berlusconi, lombardo, con il sostegno della Lega Nord da tempo definito dal Premier il suo più fedele alleato.

Sono anni che la Lega propugna la secessione e la riedizione di una sorta di Lombardo-Veneto di cui la nostra storia risorgimentale fece giustizia.

La Lega ha strappato la Presidenza della Regione al PDL, facendone un punto irrinunciabile, pena il ritiro del suo appoggio al Governo centrale, con intenti anticipatori rispetto ai propositi secessionisti.

Non credo, pertanto, potesse esserci Governo più propenso ad avere a cuore le sorti del Veneto e dei suoi abitanti.

A questo punto mi viene un dubbio: non è che questi veneti hanno la coda di paglia e, come succede a quelli che si sentono in colpa, quanto più si sentono in difetto, tanto più alzano la voce?

Dopo avere dato il loro ampio consenso per decenni alla DC, hanno aderito poi in massa alla “santa" alleanza PDL/Lega, facendo sfoggio di autosufficienza, al punto che una parte consistente ha vagheggiato il distacco dall’Italia.

E ora si domandano perché il resto d’Italia non si mobilita.

Il WEB è stracolmo di siti che inneggiano all’indipendenza del Veneto, alla sua bandiera in opposizione al Tricolore italiano, quello che fa dire al capo indiscusso Bossi “quando vedo il tricolore mi incazzo" o che lo induce a dire ad una signora veneziana “il tricolore lo metta al cesso signora"; siti che propugnano un inno nazionale veneto in contrapposizione a quello di Mameli, che difendono i Serenissimi veneti assalitori del campanile di San Marco, quegli “eroi" per i quali il Sen. Calderoli ha fatto abolire il reato di banda armata, quelli che sostengono che “Veneto is not Italy" pensando forse che sia il Massachusetts.

E ora si irritano perché il resto d’Italia non si mobilita.

Tutto questo, condito da una certa prosopopea e supponenza sulle loro capacità imprenditoriali ed i livelli di benessere raggiunti, se da un lato non giustifica un’eventuale atteggiamento di insensibilità rispetto alle necessità della popolazione veneta in questo difficilissimo momento, dall’altro forse non induce il resto degli italiani a guardare ai veneti con particolare accondiscendenza e simpatia. Questa potrebbe essere una chiave di lettura della poca mobilitazione dell’opinione pubblica sul dramma alluvione e questo dovrebbe indurre soprattutto chi ha responsabilità di governo, come il Presidente Zaia, a non esacerbare ulteriormente gli animi con affermazioni come quella contro “chi vuole spendere 250 milioni per quei quattro sassi di Pompei: una vergogna", affermazione forse frutto di un non mai sopito pregiudizio anti-meridionale della Lega oltre a costituire un triste esempio di anticultura.

E’ vero che il Ministro Tremonti, ahinoi, dice: “Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura e comincio dalla Divina Commedia", dimenticando egli, insieme a Zaia, che la salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale non è un fatto di mera enfasi estetica, ma rappresenta per il nostro Paese una risorsa fondamentale attraverso la quale creare ricchezza utile magari anche ad alleviare drammi come quello dell’alluvione in Veneto.

E ora si spieghino, per favore, perché il resto d’Italia non si mobilita. Uno sforzo di umiltà potrà, forse, servire a recuperare quella coesione e quella solidarietà nazionali per troppo tempo snobbate.


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