Alleanza Nazionale: l’ultima abiura

par morias
martedì 24 marzo 2009

Il 22 marzo è stato celebrato a Roma l’ultimo congresso del partito della destra italiano: AN si scioglie per confluire nel Popolo della Libertà.

Dal discorso di chiusura, "definitivo", dell’esponente di maggior rilievo del partito e Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, esce la volontà politica di evitare lo strapotere berlusconiano nel Pdl.

Fini lo ha detto chiaramente: << Sì al presidenzialismo, ma questo non vuol dire che il Parlamento viene messo in un angolo per non disturbare il "manovratore">>.

Fini parla di un partito unitario ma conferma un netto no al pensiero unico, espone la necessità di un dibattito interno ma senza correnti riconducibili alla vecchia nomenclatura di AN.

Il Presidente della Camera auspica il superamento del bicameralismo perfetto previsto dalla nostra Costituzione ed affronta parte delle tematiche attuali della società e della cultura italiana in trasformazione (vedasi il passaggio sul tema immigrazione).

Nel suo discorso poi racconta i quindici anni di alleanza con Forza Italia, alleanza che ha un solo filo conduttore: << la volontà di costruire un’Italia nuova>>.

Discorso retorico e alieno dalla realtà in cui vive la maggior parte di quel popolo a cui Fini stesso si richiama - che ha dato senza chiedere in cambio nulla - sembra a nostro avviso quello fatto dalla terza carica dello Stato.



Quindici anni non sono bastati a cambiare l’Italia e si sono succeduti più governi Berlusconi: le uniche cose che in questo lasso di tempo sono cambiati sono gli slogan.

L’ultimo è stato proprio quello del premier a pochi giorni dalle elezioni che annunciava la nascita di questa "nuova" formazione politica dal parabordi di un’auto.

Alquanto bizzarre sono le affermazioni di Fini se si fa un confronto con quanto va proponendo il suo Capo in termini di riforma dei regolamenti parlamentari che sopprimerebbe il voto in Aula, limitandolo solo ai capigruppi.

In quindici anni di alleanza tra FI ed An non c’è stata una sola riforma degna di essere menzionata in positivo, ma solo in termini negativi: dal Lodo Schifani a quello Alfano, dai condoni edilizi al Piano casa per i proprietari di villette, dalle norme bocciate dalla Corte Costituzionale al blocco delle indagini giudiziarie attraverso le nuove norme sulle intercettazioni, dal tentativo in essere di controllare il sistema delle comunicazioni e di conseguenza quello dell’informazione alla pena detentiva per i giornalisti che pubblicano notizie di reati che riguardano soprattutto corruzione e concussione.

Solo negli ultimi tempi Fini ha trovato il coraggio, chissà dove, di dire la sua in merito alle sparate del suo alleato.

Forse perchè si vuole preparare a prendere il posto di Berlusconi una volta che questi sarà nominato Capo dello Stato?


Leggi l'articolo completo e i commenti