Alitalia va male per colpa delle pratiche elusive di Ryanair. Davvero?

par Phastidio
venerdì 4 ottobre 2013

Nelle more degli spasmi di Alitalia, che ormai si configura come un “regalo ad orologeria” del grande statista di Arcore, ed attendendo che qualche coniglio esca dal cilindro delle patriottiche “banche di sistema”, oggi vi presentiamo la “soluzione” dei sindacati.

È -ovviamente- una garanzia di fallimento, ma ve la segnaliamo perché esempio eclatante della mentalità che ha ridotto questo paese un relitto alla deriva dell’economia mondiale, in attesa dell’affondamento liberatorio.

Il segretario nazionale della Filt-Cgil, Mauro Rossi, si entusiasma per la multa inflitta da un tribunale francese a Ryanair, colpevole di non aver rispettato il diritto del lavoro francese. Anni addietro Ryanair aveva infatti assunto personale per una propria base francese (poi chiusa) con contratto di lavoro irlandese. Il motivo è intuitivo: in Francia gli oneri sociali sono al 40-45% , contro solo il 10,75% di quelli irlandesi. In questo modo, secondo i giudici francesi, la compagnia irlandese avrebbe creato condizioni di “dumping sociale”, oltre che danneggiato il sistema della Sicurezza sociale francese, a cui andrà metà della sanzione imposta agli irlandesi, pari 9 milioni di euro. L’accusa aveva chiesto una punizione “esemplare” per Ryanair, con richiesta di danni pari al valore di quattro aerei Boeing 737 utilizzati dalla compagnia nel periodo 2007-2011 nella base incriminata, quella di Marignane, tra Marsiglia ed Aix-en-Provence.

Per parte loro, gli irlandesi si sono difesi sostenendo che gli aerei erano registrati in Irlanda, che tra i 127 dipendenti della base i francesi erano una minoranza e che questa prassi non è mai stata contestata dalla Commissione europea. Ma come entra questa disputa francese con la disastrata Alitalia? Entra perché per i sindacati basterebbe diventare un po’ più “francesi” ed i problemi di Alitalia sarebbero risolti. Sostiene Rossi:

«Non servono invenzioni, basta copiare ciò che è in vigore in tutti i paesi d’Europa e solo cosi avrebbe senso l’ennesimo piano di salvataggio di Alitalia. La sentenza del tribunale francese che condanna Ryanair a 10 milioni di euro di danni e di interessi e ad una multa da 200mila euro è una parziale esemplificazione del motivo per cui i francesi hanno ancora una compagnia di bandiera. Nel nostro paese invece, dove la compagnia l’abbiamo persa nel 2008 ed in questi giorni assistiamo alla nuova agonia del vettore nazionale la penetrazione nel mercato domestico dei ‘banditi’ Ryanair che evadono tutte le leggi italiane, non solo quelle del lavoro, ha volumi non confrontabili con il resto d’Europa»

Quindi, ecco il proiettile d’argento: Alitalia va male per colpa delle pratiche elusive di Ryanair. Averlo saputo prima, ci saremmo risparmiati molte angustie ed ancor più denaro dei contribuenti. E noi che pensavamo che Alitalia andasse male a causa di strategie aziendali demenziali, che non hanno fatto che aggravarsi anche dopo la “privatizzazione relazionale” ai Capitani coraggiosi. E se il problema è l’eccesso di concorrenza, ohibò, pensate che Alitalia ha avuto il monopolio della Milano-Roma per tre anni, mettendo a nanna l’Antitrust, peraltro mai troppo vigile.

Chiedere protezione dalla concorrenza pensando che questa sia condizione necessaria e sufficiente per “proteggere” un settore o un “campione” nazionale da errori strategici (per usare un blando eufemismo) esprime la miopia tipica di un paese che continua a considerare la competizione come considera, nel proprio mainstream culturale, il denaro: un peccato inemendabile.

Quando questa forma mentis incrocia una “classe dirigente” di predatori, e trova con essa fertile terreno comune nel precetto che il consumatore è solo un pollo da spennare, gli esiti sono quelli che abbiamo tutti sotto gli occhi, quotidianamente.

 

Foto: Mikel Ortega/Flickr


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