Alfano il menzognero
par Fabio Della Pergola
venerdì 10 gennaio 2014
Alla fine, diceva uno, se stai a sedere sulla riva del fiume, qualcuno poi lo vedi passare...
Oggi il prefetto Procaccini, capo di gabinetto del Ministro degli Interni, dimessosi qualche mese fa in quanto unico capro espiatorio per la scandalosa questione Shalabayeva, viene intervistato da Repubblica e getta la maschera (non la sua, quella che un altro gli aveva imposto).
Vale a dire confessa che intrattenere e facilitare l’arrogante azione dell’ambasciatore kazako nei corridoi del Viminale e nelle segrete stanze della questura romana non fu una sua iniziativa, ma una disposizione, non tanto velata, anzi piuttosto esplicita, del suo referente politico, il ministro Angelino Alfano. Già l'aveva accennato, sfumando la questione, ai tempi delle sue dimissioni.
L’avreste mai creduto? Eppure è quello che, alla fine, emerge chiarissimamente dall’intervista “Alfano mi disse che quel caso minacciava la sicurezza nazionale".
Non ci sono giri di parole, non ci sono mezze verità o "mezze" falsità (sul tipo della “casa comprata a sua insaputa” da quell’altro furbacchione di Scajola per il quale oggi il PM ha chiesto tre anni e due milioni di multa).
Il ministro parlò chiaro; intervenire per causa di interesse nazionale. E l'articolo di Repubblica le canta chiare "Così come si dimostrano false almeno due circostanze accreditate dallo stesso Alfano in Parlamento. Aver sostenuto di non essere stato informato dal suo capo di gabinetto della caccia al latitante. Aver sostenuto di essere trasecolato nell’apprendere dal ministro Emma Bonino, il 2 giugno, che esisteva una 'questione kazaka' legata a un’operazione di polizia condotta nel nostro Paese".
Quindi c’erano, in questa vicenda un ministro mentitore e una ministra imbrogliata (quella che poi, zitta zitta, si è rimboccata le maniche e ha ripristinato lo stato di diritto nonostante, ancora, le iene ridens di questo paese si siano date di gomito), come vado sostenendo da tempo.
Oltre che, naturalmente, un'immagine dello Stato letteralmente ridicolizzata in tutto il mondo, un'orgoglio nazionale vilipeso, un'opinione pubblica presa per i fondelli e, ultima ma non ultima, una libera cittadina kazaka, in possesso di documenti regolari e visti d'ingresso che rendevano legale la sua permanenza sul nostro territorio, trattata come un bandito internazionale.
"A luglio le camere confermarono la fiducia al ministro sulla base di una ricostruzione, oggi completamente smentita" dichiarano in parlamento esponenti PD che pretendono, di nuovo, una dichiarazione ufficiale del ministro, senza rendersi conto che se quella ricostruzione è oggi smentita, la loro fiducia dovrebbe essere, ovviamente, ritirata ipso facto.
Alfano è un ministro che ormai si trova con le spalle al muro, letteralmente messo in mutande da quello stesso sottoposto che aveva costretto/convinto a suicidarsi professionalmente, prendendo sulle sue spalle di umile ‘servitore dello Stato’ responsabilità che solo un cieco o un cretino potevano pensare che fossero davvero sue.
Un integerrimo pover'uomo 'asfaltato' per il supremo fine di salvare se stesso, da un ministro degli Interni della peggiore risma; (a meno che naturalmente l'integerrimo servitore dello stato non abbia ricevuto un suggerimentino perché mettesse finalmente alle strette il ministro e il suo governo; tita un'arietta un po' renziana da qualche giorno...)
Ma a molti nel frattempo faceva immenso piacere usare l’acido corrosivo per sfregiare una Bonino, ministro ed esponente Radicale, per poter stabilire - e urlare ai quattro venti - che erano “tutti uguali“ in un governo dove, manifestamente, alcuni erano e sono più uguali di altri (o dove altri sono diversi dagli uni, se preferite).
Ma la cosa non poteva essere detta perché se si è all'opposizione, se si è contro un governo, tutti gli esponenti di quel governo devono essere demonizzati, secondo una logica che, in questo specifico caso più che mai, non è stata guidata dalla ricerca della verità, ma solo dalla volontà un po' bieca di imporre un'ideologia o una prassi politica machiavellica (con tutto il rispetto per Machiavelli). Tutti dovevano essere definiti uguali, a prescindere. E, in quanto tali, abbattuti, perché così vuole la logica dell'opposizione senza se e senza ma.
Ma Alfano non era uguale a Bonino, con buona pace degli ‘asfaltatori’ di persone presenti ad ogni latitudine politica che per le loro modalità di azione sembrano gelidi asfaltatori esattamente come Alfano, più che difensori dello stato di diritto come Bonino.
Il che è un po' agghiacciante. Perché, che ci piaccia o no, in questo paese dobbiamo vivere.