Alfano comincia a vacillare

par Voltaire
sabato 11 febbraio 2012

Dicono che nel partito, lo difenda solo Silvio Berlusconi. Da quando è stato eletto segretario del Pdl, il primo giugno del 2011 Angelino Alfano non ha avuto vita facile. I cosiddetti big, i signori delle tessere, i ras locali e le varie cordate, i papaveri come Verdini, La Russa, Scajola non credono più che il delfino nominato dal Cavaliere possa continuare a guidare quello che fino a qualche anno fa era il più grande partito italiano. L’attuale segretario secondo alcune notizie apparse sul il Riformista ma anche sull’insospettabile Libero di Belpietro sarebbe vittima di un fuoco amico, trasversale quanto incessante. Molti nel partito dubitano che il giovane politico di Agrigento possa esercitare con successo la leadership che gli è stata affidata. Altri non credono che possa generare quella riscossa tattica e politica che riconquisti i molti voti persi sul campo, sia a livello locale che a livello nazionale.

Al Pdl di oggi spetta la stessa sorte che toccò al Pd di Walter Veltroni appena poche anni fa. Entrambi i partiti ieri come oggi vivono tra mille divisioni interne, guerre intestine e crisi di nervi collettive.

L’ex sindaco di Roma che fu legittimato dalle primarie del 2007 non riuscì a contrastare l’onda d’urto provocata dalle forze contrarie alla sua linea politica ed a seguito della sconfitta registrata in Sardegna nel 2009, si dimise. Alfano invece se possibile, è ancora più debole. E’ stato nominato solamente dal suo mentore politico Silvio Berlusconi mentre gli altri dirigenti e i militanti del pdl non hanno avuto voce in capitolo. Le prossime elezioni amministrative che si terranno in primavera anche nella terra da cui proviene, la Sicilia, possono rappresentare il suo vero battesimo politico ma anche la sua prima vera débâcle.

Ad Alfano vengono imputate non pochi limiti ed altrettanti difetti. Gli ex notabili provenienti da Forza Italia, lo considerano avulso al mondo delle imprese e alle fasce produttive del nord del paese, per alcuni non sarebbe capace di interpretare quella “politica de fare” inaugurata da Berlusconi. Per gli ex An, la sua rotta sarebbe ondivaga e troppo democristiana. Per tanti la sua comunicazione ricorda quel eloquio lento, soporifero ed affettato tipico dei politici della prima repubblica. 

Spinto dall’aggressività del berlusconismo dell’ultimo periodo Alfano sta riportando il Pdl su posizioni centriste e moderate, ha puntato tutto per fondare con Casini il distaccamento in Italia del Partito popolare europeo. Il dialogo con l’Udc però non decolla, i centristi non sembrano intenzionati a fare la stampella della destra italiana e puntano con Fini e Rutelli a consolidare quel terzo polo che costituirebbe una spina del fianco sia del Pd sia del Pdl.

Se a maggio il Pdl dovesse perdere anche a Palermo, un tempo roccaforte sudista del berlusconimo il destino del neo segretario potrebbe essere veramente segnato. I sondaggi non sono incoraggianti, la destra non ha individuato ancora un candidato mentre la sinistra dovrebbe unirsi sotto il nome di Rita Borsellino. E’ già tutto compromesso per il giovane segretario? Non è detto. Se Alfano riuscisse a slegarsi dell’eredità pesante di Berlusconi ed imponesse una sua autonomia decisionale marcando una discontinuità con il passato, non tutto è perduto. La riscossa parte dalla voglia di rinnovare e di cambiare, prima di tutto se stessi. Se a Palermo come a Roma il “promettente” Angelino riuscisse ad arginare il vecchio rappresentato dagli apparati mai defunti di Forza Italia ed An, la sua guida potrà durare ancora a lungo. Sempre che Silvio Berlusconi non decida di sostituirlo prima. Allora si che tutto sarebbe inutile. 


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