Aldrovandi: per il ministro Cancellieri "sembrerebbe" omicidio. Nonostante la condanna definitiva...

par Harvey Vent
lunedì 25 giugno 2012

 

Giovedì sera è stata confermata dalla Corte di Cassazione la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per “omicidio colposo” dei quattro agenti di polizia che il 25 settembre del 2005 hanno brutalmente ucciso Federico Aldrovandi, appena diciottenne. Gli agenti sono Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto. 

Non si è fatto attendere un commento del ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, che ha detto: ''In questi casi ho grandissimo rispetto per quello che decide l'autorità preposta perché guai a mancare di rispetto e fiducia nella magistratura''. Il ministro ha poi aggiunto ''se ci sono stati, come sembrerebbe, degli abusi gravi, è giusto che vengano colpiti''.

Non si spiega come mai, dopo tre gradi di giudizio e la sentenza definitiva, Cancellieri abbia deciso di utilizzare ugualmente il condizionale "sembrerebbe". La dichiarazione non è sfuggita ai genitori di Federico Aldrovandi, che sul blog hanno scritto:

"Francamente non comprendiamo le parole del ministro riportate in Ansa.

Il Ministro Dell ‘Interno interviene nella nostra vicenda oggi, quando è stata messa la parola fine ad ogni discussione sulla verità di quanto accaduto a nostro figlio.

Il Ministro dell’Interno, nei primi mesi successivi alla morte di Federico, ci aveva voluto incontrare ed aveva chiesto per noi che si facesse luce su quanto accaduto attraverso un regolare processo.

Oggi dopo sette anni di processi, tre gradi di giudizio, il Ministro Dell’Interno usa il condizionale o la formula dubitativa per interpretare il caso Aldrovandi.

”Se ci sono stati degli abusi…sembrerebbe…” e così via.

Perché allora usa il condizionale quando il Suo ruolo istituzionale non lo permetterebbe?

Perché mette le mani avanti dichiarando rispetto per la magistratura mettendone poi in dubbio l’operato?

Quel condizionale sig Ministro, è fuori luogo, inopportuno e poco rispettoso delle Istituzioni.

Non può il ministro dell’interno mettere in discussione una sentenza passata in giudicato su una questione singola e specifica.

Sono stati commessi abusi tanto gravi da provocare la morte di un ragazzo appena maggiorenne, incensurato e di buona famiglia.

Padre poliziotto e nonno carabiniere.

Quel padre poliziotto e quel nonno carabiniere che appartengono alle forze dell’ordine di cui Lei giustamente parla, hanno pazientemente aspettato 7 anni di processo e tre sentenze per veder riconosciuta quella verità terribile che sempre hanno saputo.

Auspicheremmo uguale rispetto da parte Sua.

Patrizia e Lino Aldrovandi ,

Genitori di Federico, morto per colpa di 4 poliziotti tutt’ora in servizio.

Grazie".


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