Grecia: Alba dorata, orizzonti di piombo

par Nicola Spinella
giovedì 10 maggio 2012

La preoccupante ascesa dell’estrema destra greca spaventa la morente Grecia, schiacciata dai penalizzanti accordi con l’Unione Europea. 

Muscoli in mostra, facce incazzate, grida, ordini blaterati, bandiere nere alle spalle che identificano il movimento come “associazione laica”. E poi le immancabili teste rasate, i glifi che ricordano vagamente una svastika e più facilmente una partita di Snake finita male: ci sono tutti gli ingredienti per parlare del fenomeno mediatico più in “auge” del mondo ellenico.

Chrisy Avgy, Alba dorata, è la formazione nazionalista greca che preoccupa non poco gli osservatori. Razzisti, omofobi, xenofobi, militaristi: il peggio che si possa immaginare, concentrato in un’aggregazione partitica che fa del folklore la principale arma comunicativa.

Era logico attendersi che dopo una stagione di torture per il popolo greco, la scelta elettorale potesse spostarsi verso l’estremo degli schieramenti. Né Samaras, Né Venizelos quindi, ma un pericoloso rigurgito che riporta alla mente quel governo dei “colonnelli” Zoitakis e Papadopulos che dettò legge fino al 1974 nella culla della civiltà europea.

La conferenza stampa di giorno 6 maggio, ripresa e ritrasmessa dalle tv di tutta Europa, ha mostrato una realtà che vive di feticci e di forza esibita: il leader, Nikolaos Michaloliakos, è un ex militare congedato con disonore dall’esercito greco, matematico vicino ad uno degli ideologi più celebri dell’estrema destra greca, Konstantinos Plevris, già leader di movimenti estremisti come “4 Agosto” e “Linea del fronte”. Nulla di ideologicamente e programmaticamente nuovo, in fin dei conti. Nulla che possa risollevare la Grecia dalla germanite che imperversa come un cancro nel paese. Logico che la prima chemio da provare è quella che promette di dare una pesante onda d’urto al male incurabile, al contagio da euro.

Michaloliakos è un novello Hitler da non sottovalutare poiché poggia il proprio consenso sulla folta base di dissensi che anima la Grecia schiavizzata da Angela Merkel. Il risultato elettorale infatti ha espresso un rifiuto basilare del giogo di Berlino, troppo duro per un paese ridotto al lastrico e che non può esprimere alcuna spinta di ricrescita.

Certo, le ideologie cedono il passo alla delinquenza squadrista dozzinale, allorquando si scopre che l’Alba dorata se la intende con l’armata blu, un gruppo di hooligans ellenici protagonisti di gesti delinquenziali in occasione di incontri della nazionale.

Discutibili anche le posizioni cerchiobottiste, relativamente alla vicinanza alla chiesa ortodossa e alle organizzazioni dodecateiste: un modo per conservare un’immagine progressista seppur nella tradizione? Improbabile, piuttosto un tentativo di pescare con le mani in due panieri, una mossa diretta a non scontentare alcun potenziale simpatizzante.

I fantasmi fanno paura, ma fintanto che una minuta giornalista chiederà spiegazioni sull’assurdo “stand up”, intimato dai tirapiedi di Michaloliakos a tutti gli attoniti partecipanti alla conferenza stampa postelettorale (ripresa da diverse telecamere con annessa figuraccia paneuropea), siamo certi che il buonsenso prevarrà sulle logiche dei voti di protesta. Già, perché la temibile ascesa della destra estrema xenofoba deve altresì far pensare tutti i partiti e i potentati greci che hanno contribuito allo sfacelo economico del paese.

Il risultato di Marine Le Pen e di Chrisy Avgy deve far riflettere inoltre tutti coloro i quali, in Europa, perseguono l’interesse delle banche e dell’alta finanza: è grazie alla sempre maggior distanza tra governanti e governati, grazie a questo interstizio sempre crescente, che gli estremismi trovano lo spazio per insidiarsi e proliferare.

Fortunatamente, Alba dorata manca di credibilità, come ampiamente dimostrato dalla sua “negligencija” nel corso di quella conferenza stampa.

Un altro Ouzo ed un passo di Sirtaki: perché la Grecia non scomparirà.


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