Al Cairo trattative sul cessate il fuoco a Gaza
par Enrico Campofreda
lunedì 19 novembre 2012
Le discussioni su una possibile tregua che hanno concentrato al Cairo nella giornata di domenica incontri ufficiali e informali hanno visto il Presidente egiziano impegnato in prima persona a condurre trattative fra le parti. Morsi ha incontrato il leader di Hamas Meshaal e il segretario della Jihad Islamica Shallah. Ha parlato anche coi funzionari inviati dal governo di Tel Aviv. Rispetto all’iniziativa disposta dalla Lega Araba e alle mosse del Qatar quella del Capo dello Stato egiziano è risultata la più credibile e sicura. Per non sentirsi spiazzato il premier turco ErdoÄan, presente a un incontro commerciale nella capitale egiziana per avviare collaborazioni economiche con imprenditori locali, ha predisposto che martedì il ministro degli esteri DavutoÄlu arrivi anch’egli a Gaza a portare sostegno, cercando di fermare l’inferno di fuoco che da cinque giorni continua a far crescere le vittime civili (75).
Però tutto lo scempio finora fatto e la grancassa militare messa in moto non avrebbe raggiunto lo scopo fondamentale di eliminare l’odierna fonte dell’angoscia che martella non solo il sud d’Israele: i razzi Fajr 5. Il problema non è sapere se vengano montati in loco o importati già pronti all’uso, la questione è distruggerne le scorte celate anche nel sottosuolo. E questo non si può fare dall’alto se non con un’ecatombe. Perciò la “tregua tecnica” che leadership e militari israeliani si danno riguarda se lanciare o meno l’offensiva di terra nella Striscia alla ricerca dei siti di stoccaggio, e quanto questo può costare in stragi e perdite. Assieme a un pesantissimo isolamento internazionale e possibili allargamenti armati della crisi.
Distruggere Gaza come “Piombo fuso” ha già fatto, ucciderne migliaia di abitanti, opprimerli decretandone la subordinazione non ha preservato Israele dall’apparizione d’un missile che lo impensierisce. Un’arma piccina rispetto alla bomba iraniana contro cui vorrebbe scatenarsi. Puntare alla guerra appare un vicolo cieco che non porta gli israeliani fuori dai drammi che continuano a perpetuare per sé e altri popoli.