Afragola e quell’hinterland dormitorio

par Ezio Petrillo
sabato 31 luglio 2010

Dove le persone si trasformano in serbatoi di voti, pronti all’uso e poi, come sacchetti di plastica, si gettano alla prima solita tragedia annunciata.

Esistono in questo Paese luoghi dimenticati, così visibili eppure così nascosti. Così visibili agli occhi di chi ci abita. Ingombranti quasi. Con quei palazzoni alti 7-8 piani che danno su stradine dove, a stento, passano i camioncini per portare la frutta. Così nascosti, perchè, semplicemente, non appaiono mai. Se provi a chiedere fuori dalla Regione Campania se sanno dell’esistenza di città come Casoria, Afragola, Giugliano, Villaricca, Frattamaggiore, Casavatore, Arzano, qualcuno forse risponderà con la vicenda "Noemi", o con quella ben più triste del triangolo dei rifiuti tossici (Giugliano, Qualiano, Villaricca). Ma non immaginano nemmeno che ognuna di queste è una piccola metropoli. 60mila abitanti Afragola, 85mila Casoria, 100mila Giugliano. Abitanti appunto, ma che somigliano più a numeri buoni per finire sulle statistiche che a persone in carne e ossa. Dove la vita è fatta soltanto di auto che si incastrano per riuscire a passare, di grandi, abnormi centri commerciali con strutture modernissime, luci sfavillanti, e palazzi su palazzi. Casa, macchina o motorino, lavoro e centro commerciale.
 
La giornata tipo in questi posti, si distribuisce così. L’attitudine nostrana di uscire, di stare in strada, in compagnia, c’è sempre. Si nota in quei pomeriggi di metà settimana, dove il traffico è completamente bloccato, gli adolescenti schizzano da tutte le parti con i loro "mezzi", e le signore anziane faticano a trascinarsi i loro trolley della spesa su marciapiedi inesistenti o occupati dal Suv di turno. C’è insomma, un ritratto di umanità che tenta di fuoriuscire dall’obbligo imposto dall’alto di rimanere in casa, davanti alla tv a produrre idiozia. Eppure non ci sono piazze adeguate, non ci sono panchine, nè piste ciclabili. Gli unici spazi verdi sono quelli antistanti le stazioni ferroviarie. Per non parlare della quasi totale assenza di biblioteche o, persino, di semplici librerie. I poveri, (e ne sono tanti) di queste mini-metropoli, abitano in case fatiscenti, dove l’intonaco è praticamente inesistente o annerito dalla pioggia. Le abitazioni cadenti, ottocentesche, sorgono negli antici centri storici di tali città-dormitorio. Non è raro, passeggiando per le stradine dissestate dei centri, trovarsi dinnazi a una palazzina sventrata, con annessa impalcatura davanti. E’ il segnale che andrebbe tutto demolito. Che chi vive in case dell’Ottocento non avrà mai ciò che gli spetta di diritto e cioè una sistemazione adeguata, perchè ristrutturare gli antichi palazzi bassi massimo di tre piani, non conviene.
 
Dove le fonti di sostentamento per far girare l’economia sono il cemento e i rifiuti, perchè investire sulla messa in sicurezza dei centri storici, sulla raccolta differenziata, sulle piste ciclabili e sulle biblioteche? A cosa serve rendere la gente consapevole del proprio destino? Meno piantagrane ci sono meglio è.
 
Il cosiddetto boom economico degli anni ’60 e ’70, in queste zone è stato un’immane tragedia, così come i fondi post- terremoto. Se l’economia è in mano a potenti sodalizi criminali, senza scrupoli, nè regole che piazzano sindaci e assessori dove e come vogliono per arricchire se stessi e le famiglie "affiliate", non c’è piano regolatore che tenga, nè tantomeno esigenze ecologiche o culturali. In queste terre, dove si annusa una diseguaglianza economica spropositata, dove i Suv sfrecciano accanto a antiche utilitarie e le ville con piscina sorgono pochi metri più in là di casermoni abbandonati, proprio qui dovrebbero germogliare con forza i semi di una rivolta. E gli attacchi alle forze dell’Ordine di ieri notte, dopo il crollo, non rappresentano altro che questo. Una voglia di essere visibili, ogni tanto, non per le tragedie, le case cadute a pezzi, per le guerre di Gomorra, o per fare le "macchiette" negli spot televisivi; ma per ridare voce e dignità a un popolo nascosto, buono solo per riempire i paginoni di cronaca nera. Ma la vita è ben altro.

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