Afghanistan morti di guerra...

par Marco Barone
martedì 18 maggio 2010

Ieri, due soldati italiani del contingente Isaf impegnato in Afghanistan sono rimasti uccisi e altri due gravemente feriti. L’attacco è avvenuto nella zona di Herat, nel nord-est. Le dichiarazioni a caldo del Presidente Berlusconi sono state pubblicate sul sito del Governo: ha espresso il profondo cordoglio, suo personale e dell’intero Governo, alle famiglie dei militari caduti. E ha inviato il suo augurio a quelle dei soldati feriti. Il presidente ha sottolineato al tempo stesso la fondamentale importanza della missione in Afghanistan per la stabilità e la pacificazione di quell’area strategica.

Che la missione in Afghanistan sia missione di guerra è un datto di fatto anche se ciò si verifica in palese violazione per esempio con la nostra Costituzione articolo 11 comma 1: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...
Ma la Costituzione è uno strumento oggetto di interpretazione a convenienza quindi ben venga la missione di attacco in Afghanistan per motivi di interesse superiore.

Il Presidente Berlusconi è stato chiaro, ovvero ha evidenziato la fondamentale importanza della missione in Afghanistan per la stabilità e la pacificazione di un’area strategica; a tale proposito voglio riproporre questo breve passaggio: “L’importanza dell’Afghanistan dal punto di vista energetico nasce dalla sua posizione geografica di potenziale rotta per il transito di petrolio e di gas naturale dall’Asia Centrale al Mar Arabico” (US Energy Information Agency, settembre 2001)

Ancora più esplicito, Abdallah al Emadi, editorialista del quotidiano Arrayah del Qatar: “Oggi l’America si appresta a mettere le mani su una regione che non è meno importante del Golfo. E’ la regione del Mar Caspio e del Caucaso, molto ricca di greggio e di gas. Se riuscirà a controllare questa regione, così come è il caso del Golfo, l’America si garantirà il mantenimento della leadership mondiale”.

La maschera è data ovviamente dalla questione Talebani e terrorismo...
“I Talebani non sono mai stati un obiettivo nella ’guerra contro il terrorismo’. Sono stati soltanto un capro espiatorio - o meglio, un’orda di guerrieri medievali che semplicemente non hanno onorato il loro contratto: inserire l’Afghanistan nell’Oleodottistan. Tutte le potenze regionali sanno bene che l’America è in Asia Centrale per restarci, come Washington stessa è andata ripetendo in queste ultime settimane, e influenzerà o farà azione di disturbo sull’economia e la geopolitica della regione (...). Oleodottistan non è un fine in sé. Il petrolio e il gas non rappresentano l’obiettivo ultimo degli USA. Tutto questo ha come obiettivo il controllo. Nel suo Monopole, lo scrittore belga Michel Collon ha scritto: ’Se vuoi dominare il mondo, devi controllare il petrolio. Tutto il petrolio. Ovunque’".
(P. Escobar, "Pipelineistan, Part 2", Asia Times, 26 gennaio 2002, cit).

Gli interessi economici sono chiari, a ciò si aggiunga anche la questione del traffico di oppio da salvaguardare e degli interessi di tutte quelle imprese Italiane e gruppi bancari che hanno specifici obiettivi in quella determinata area.

Probabilmente quello che succederà oggi, domani e per qualche altro giorno sarà il solito teatrino, lutto, sfilate, ritirarsi si ritirarsi no... I soldati che sono morti, sono morti in guerra per salvaguardare gli interessi economici del sistema capitalistico italiano.
Mi piacerebbe che si parlasse invece delle vere vittime di questa guerra i civili di cui agli italiani o buona parte di essi sembra non interessare proprio.

Riporto brevi sunti... (da un articolo di Massimo Fini)

Il 12 febbraio a Gardez, nell’est dell’Afghanistan, i reparti dell’American Special Operation Force, in uno dei consueti raid, hanno ucciso tre donne, due delle quali, madri di dieci e di sei figli, incinte. Poi hanno cercato di far sparire le tracce del loro eccidio e di attribuirlo agli afgani, affermando che «le tre donne, legate e imbavagliate, nascoste in una stanza», erano state uccise qualche ora prima del blitz. La balla era così spudorata che persino la polizia afgana, di solito di manica larghissima con gli americani, ha dovuto smascherarli. Gli americani sono stati costretti ad ammettere «È stato un incidente. Ce ne scusiamo».
Di questi «incidenti» ne accadono ogni giorno in Afghanistan. Da quando, un paio di mesi fa, il comandante in capo delle forze alleate, Stanley McChristal, ha annunciato la nuova strategia, il «Surge», che nessuno capisce cosa sia tranne che dovrebbe evitare di colpire i civili, per non alimentare il montante odio degli afgani contro gli occupanti, ne sono stati uccisi una cinquantina. E parliamo solo delle notizie che sono filtrate fino a noi.

Sfoglio i miei ritagli. «Spari sulla folla, è strage. Rivolta in piazza a Kabul» (30/5/2006); «Bombe sulle case, strage di civili in Afghanistan» (27/10/2006); «Afghanistan, nuove vittime civili» (28/10/2006); «Massacro di civili dopo l’imboscata agli Usa» (5/3/2007); «Afghanistan, raid Nato. Tra le vittime 45 civili» (2/7/2007); «Afghanistan, gli italiani sparano. Decapitata una bimba di 12 anni» (13/2/2008); «Strage in Afghanistan. Le scuse dell’America» (7/5/2009); «Afghanistan, attacco Nato. Strage di talebani e civili» (5/9/2009); «Afghanistan, colpiti bambini di 5 anni» (10/2/2010); «Afghanistan, nuova strage di civili» (23/2/2010). Devo continuare? E questo non è che un florilegio del materiale da me raccolto e una parte infinitesima di ciò che è accaduto nei nove anni di occupazione occidentale.


Detto questo come si può esprimere cordoglio a chi si è reso responsabile anche moralmente oltre che di fatto della morte di centinaia di civili, della devastazione di un intero popolo solo per tutelare gli interessi dei padroni di questa società?
 

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