Affissioni elettorali: pagano i contribuenti...

par Emilia Urso Anfuso
mercoledì 3 giugno 2009

Eccoci agli sgoccioli della campagna elettorale. Fra poco si chiuderanno le interviste. I talk show. Gli incontri/scontro fra candidati. Non si sentirà più parlare di Par condicio. E nemmeno di programmi politici.

Eccoci agli sgoccioli della campagna elettorale. Fra poco si chiuderanno le interviste. I talk show. Gli incontri/scontro fra candidati. Non si sentirà più parlare di Par condicio. E nemmeno di programmi politici. Il 6 e 7 Giugno prossimi, gli elettori decideranno nomi e partiti a rappresentarli all’interno della Comunità Europea. Punto. Il dopo, lo conosceremo presto. Nel frattempo, pochi parlano di un evento che puntuale si presenta in tutte le città ed i paesi della nazione: lo scellerato attacchinaggio selvaggio senza alcuna regola. In pratica, i candidati di quasi tutte le fazioni politiche, utilizzano durante le campagne elettorali, spazi di affissione non solo in forma totalmente gratuita – pagano i contribuenti – ma lo fanno anche in quegli spazi regolarmente pagati da chi sceglie per la propria impresa, la pubblicità tramite regolare affissione nelle aree preposte.

Uno sgarro non da poco, se si considera che ogni candidato oltretutto, gioca alla “guerra dell’affissione” mandando gli “attacchini” – tutti arruolati volontari – a coprire di strati e strati di altri manifesti, le facce dei loro diretti concorrenti. Oltre all’irregolarità della cosa, in ordine economico e di normativa, i cittadini italiani sommano più effetti negativi. Da un lato, pagano di tasca loro una parte di tutte le campagne elettorali, lasciando così in mano ai partiti, le somme dedicate proprio all’affissione elettorale che solitamente dovrebbe essere una voce nel bilancio dei partiti stessi. Dall’altro, si ritrovano le strade coperte di quintali di carta straccia, che non sono esattamente ciò che ci si aspetta da chi pretende poi di gestire ed amministrare la sorte del nostro paese.


C’è da considerare fra l’altro, che l’opera di attacchinaggio non comprende solo ed esclusivamente le aree preposte a tale scopo. I partiti sembrano presi da “febbre da manifesto” ed inviano i loro attacchini volontari, ad affiggere facce e nomi su qualsiasi cosa si presti ad accogliere carta e colla. Ecco quindi muri, autobus, cabine telefoniche, alberi, panchine e quant’altro vi venga in mente, oltraggiati dalla carta di partito, che a quanto sembra, manifesta apertamente una certa e notevole allergia ad aderire alle norme imposte ai contribuenti. Provate infatti ad affiggere un vostro manifesto in maniera inopportuna. Rischiate di non uscirne illesi. Molti Sindaci, già da diversi anni, denunciano questi fatti. Inutilmente. Periodicamente, in Parlamento, viene anzi votata una sanatoria per mettere nel silenzio qualsiasi azione contro gli imbrattatori di Stato.

Solo per le elezioni del 2000, nel Comune di Roma, i partiti fuorilegge avevano accumulato circa un milione di euro di multe per le affissioni selvagge. Sembra che di questa cifra, siano stati pagati cinquantamila euro: bello sconto, non c’è che dire.
 

Ora, riflettendo su questi fatti, reiterati ad ogni nuova campagna elettorale, che gravano come sempre sulle tasche dei contribuenti, sulla pulizia delle città e sull’immagine dei candidati, ci si chiede cosa ci si possa aspettare da chi, in primis, non segue le norme stabilite.
A voi la riflessione.

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