Aerei con slogan e manifesti: tre motivi per cui Berlusconi ha azzeccato la comunicazione
par Emanuele Rossi
lunedì 19 agosto 2013
Con ogni probabilità si è concluso il bombardamento di aerei pubblicitari con slogan pro Berlusconi. Le spiagge ancora gonfie di turisti fino a ieri - anche se sembra che quasi la metà degli italiani non sia andata in vacanza, secondo i dati Ipr Marketing - si stanno svuotando. Tra racchettoni e cocco-béllo, tra pattini e creme abbronzanti, tra stereotipi, luoghi comuni, sicurezza e relax. Quanto avrà funzionato la campagna di comunicazione politica - chiamiamola pre elettorale - studiata da Daniela Santanchè e Mario Mantovani?
Quanto sarà stato ben speso l'investimento sull'incarico alla brianzola Aertraining, che si è occupata in fretta e furia di organizzare la flotta e gli striscioni "Forza Silvio" di 25 metri?
Anticipando il giudizio finale, si può dire che con ogni probabilità, sarà una buona campagna: difficilmente su queste cose Berlusconi sbaglia, ragion per cui non va sottovalutato. Soprattutto se si considerano gli aerei in abbinamento ai cartelloni nelle città. Cartelloni in cui per di più, torna il marchio Forza Italia.
Campagna agostana: periodo che una volta si considerava di proprietà di quei politici meno in vista, ma con la crisi e i cambi di costumi e abitudini - forzati e necessari quanto volete - anche certe considerazioni vengono meno. Quei dati di Ipr la dicono chiara sul numero di persone che possono aver letto i cartelloni, anche nelle città.
A tappeto, dunque: da aria e da terra.
Dino Ameduni scrive per i quotidiani locali del Gruppo L'Espresso, una valutazione giusta e condivisibile in generale: la campagna funzionerà. Ma la fonda su un aspetto inesatto.
Analisi non troppo vera, anche se strettamente riconoscibile nei dati delle ultime elezioni: ma quella distribuzione socio demografica del voto, è indubbiamente influenzata da diversi fattori. L'avvento del M5S come partito candidato e votabile, la stanchezza di 20 anni di berlusconismo e l'eclissi momentanea di Berlusconi nei mesi precedenti alla campagna elettorale con conseguente perdita di terreno, l'insicurezza dei dem.
Il Pdl, o Forza Italia prima, sono stati collettori di voti, anche da quelle "classi" più acculturate: liberi professionisti, professori, universitari, dirigenti, imprenditori. Le élite culturali, se così vogliamo chiamarle.
Ma tralasciando questo aspetto, l'analisi dell'efficacia della comunicazione, è - ripeto - giusta. La comunicazione avrà effetti positivo, per almeno tre aspetti.
- Innanzitutto il posizionamento - qui concordo in pieno con Ameduni. Quegli slogan servono per dire "Ci siamo!" a quei 10 milioni di elettori, che anche qualche mese hanno messo quella croce su quel segno. Il Pdl, nonostante le larghe intese che fanno da bromuro agli ardori politici, nonostante la condanna a Berlusconi, nonostante le voci su possibili successioni e inagibilità politiche, con quei manifesti e con quegli striscioni, dà conferma della propria presenza e attività, dà sicurezza ai propri elettori. Posizionamento per altro azzeccato, visto il gran numero di persone che hanno potuto vedere.
- Poi c'è l'aspetto del rimbalzo mediatico: se ne parla, ci si scherza, si analizza si commenta. Si fa notizia: come moderni Dorian Gray - rispolverare Forza Italia, che cos'è se non utilizzare un ritratto che non invecchia? - si fa del "bene o male, purché se ne parli" la temporanea filosofia d'esistenza. Meglio essere criticati che trascurati, meglio le risate e gli sfottò, che l'indifferenza.
- Il terzo aspetto, è quello più importante: la sicurezza. Negli ultimi venti anni, gli italiani hanno deciso di affidare il proprio voto a chi trasmetteva più tranquillità e serenità, sicurezza appunto. Anche prima a dire il vero, con quelle croci su un certo scudo protetto da influssi divini, e poi dopo: con la sinistra che ha vinto soltanto con Prodi, faccia da bravo padre, buono zio, professore gentile, parroco affidabile. Stereotipo iconografico dell'italiano di provincia, che forse ha nascosto fin troppo le qualità e i meriti internazionali del Professore. Intermezzo ad un Berlusconi, che sulla lotta ai pericoli ha basato tutta la sua esistenza: le minacce esterne alla sua realtà dovevano portare ad affidarsi a lui, come ad un super eroe istituzionale. Chi non è con me, è in pericolo: pericolo comunismo, pericolo Europa, pericolo crisi - che "non c'è e non ci sarà, se ci sarò io a difendervi".
E cosa c'è di più sicuro di un areo che passa in spiaggia con uno striscione legato alla coda? Ricordo romantico ed affettivo di bei tempi andati, comunicazione d'antan, di quando si stava peggio ma in fondo tutto era meglio. Si ritorna bambini, con le biglie e le piste fatte strisciando il sedere sulla sabbia, tirati per i piedi dai padri. Periodi sereni, non inquinati dalla vita, non da questa attuale almeno. Retorica dei ricordi a go go: efficace.
Così come quel simbolo rievocato: Forza Italia, simbolo di grandezza, simbolo del record di voti nella nostra storia repubblicana, simbolo di "Rialzati Italia". Di nuovo.
Porto sicuro dei ricordi, e i ricordi hanno sempre un gran valore.