Adesso si può proprio dire: Milano è una città invivibile

par Virginia Visani
venerdì 26 giugno 2009

Perché proprio adesso si chiederà qualcuno. Ecco alcune tra le tante ragioni.
Con la bella stagione i lavori di riparazione del manto stradale si intensificano e le costruzioni lasciate a metà per via della neve e del gelo, adesso progrediscono tanto da lasciar intravedere uno skyline dominato dalle gru che incombono sulle nostre teste.
 
Conseguenza: il rumore. Martelli pneumatici, scavatrici, macchine che raccolgono e depositano i detriti, fanno a gara a chi fa più chiasso quasi a rinforzare, con il chiasso, l’idea (pregiudizio) che qui si lavora non come al Sud dove invece si bivacca.
Peccato che questi lavori siano interminabili: si ripara una buca, si apre una voragine; si tappa una infiltrazione d’acqua nella linea 3 della metropolitana e si dà la stura a un ruscelletto. Certo, si dirà, Milano è una città costruita sull’acqua e dunque…
Se poi ai rumori “stagionali” aggiungiamo quelli di tutto l’anno con: autoambulanze a sirene spiegate, mezzi di Polizia e Vigili Urbani che sgommano e sibilano, automobili, con clacson e stereo impazziti, che chiedono di poter correre veloci verso chi, verso che cosa, non si sa, allora davvero bisogna tapparsi le orecchie con iPod o più semplicemente con i tappi di cera.
 
Sempre con la bella stagione si usano più facilmente moto, motorini e biciclette. Rimedio ecologico all’inquinamento delle automobili, dicono. Neanche per sogno. Anche in questo caso il rumore è triplicato perché al posto del fastidioso sottofondo di diecimila vetture avviate a passo d’uomo verso il centro e dintorni, si sostituisce il boato di moto giganti che sembrano delle case viaggianti, il ronzio fastidioso dei ciclomotori che sorpassano a destra e sinistra incuranti di chi viene prima o dopo. E poi …
 
…Le biciclette: qui il discorso si fa particolare. E’ vero, sono un veicolo ecologico, fanno bene alle gambe e alle pance di chi le cavalca e occupano poco spazio. Già. Ma perché questi patiti dell’ambiente devono per forza circolare sui marciapiedi? Questo proprio non l’ho capito. O meglio lo capisco se penso che le piste ciclabili sono poche e circolare sulle strade può essere pericoloso. Ma vorrei che qualcuno mi spiegasse perché il tranquillo pedone viene continuamente incalzato da male parole perché si faccia da parte e, se non vuole essere investito, lasci libero il marciapiede.
 
Che dire dell’inquinamento dell’aria? E’ vero in estate non c’è il riscaldamento, fonte primaria di aria maleodorante e tanto densa che una volta entrata nei polmoni non se ne stacca più incatramandoli come quelli di chi fuma quaranta sigarette al giorno.
 
Ma…cari concittadini: lo sapete che l’inquinamento dei mille, diecimila, centomila condizionatori è uguale se non superiore a quello delle caldaie per il riscaldamento? Lo sapete che l’ozono emesso nell’aria a contatto e per effetto dei raggi del sole brucia i polmoni?

 
Poi c’è la maleducazione imperante. Che è anche questa una fonte considerevole di inquinamento. Perché se passeggi (si fa per dire) per Montenapoleone, un tempo la via più rinomata di Milano per i negozi “firmati”, i caffè dove potevi incontrare giornalisti seri, manager in grisaglia con superattico in zona, supermodelle di Vogue e il meglio della borghesia cittadina che affollava Il Salumiere, beh, adesso incontri fighettoni in variopinti bermuda e gambe super depilate con golfino di cachemere a riparo della “cervicale”, che dal loro 1.90 di altezza non badano a chi sta sotto e spintonano, sgomitano, si riuniscono a frotte per farsi fotografare dall’Helmut Newton di giro e occupano ingombranti e vocianti tutto il terreno possibile.
 
C’è la maleducazione dei Suv, quegli immensi veicoli-camion posteggiati in seconda e terza fila con l’arroganza di chi è più grosso e vistoso. C’è la maleducazione del passante frettoloso, banchiere o bancario, che ti scavalca perché deve correre a salvare i suoi investimenti. 
 
Poi c’è la maleducazione dei camerieri dei bar che se chiedi un caffè dopo le 18, o non c’è o, se proprio lo vuoi, deve sorbirti o almeno pagare dai 15 ai 20 euro per un Happy Hour completo, quella sorte di pasto obbligato fatto di tante piccole “schifezze” come olive puzzolenti, tramezzini stantii, salamini irranciditi e cipolline di plastica.
 
Ma la nota più dolente in questa città imbarbarita dai dané (soldi facili, non facili o sudatissimi) sono proprio i prezzi di pizzerie e ristoranti, i costi delle abitazioni, quello che si deve spendere per uno stile di vita appena dignitoso. Tant’è che i pendolari che si riversano al mattino su questa città e ne escono la sera per le abitazioni- dormitorio dei paesi limitrofi, sono cresciuti a dismisura.
 
La conclusione è che in questa città una volta bella e vivibile, i ricchi ricchi all’inizio dell’estate si spostano nelle loro belle case di campagna, nelle ville a Portofino e in Sardegna per lasciare la metropoli indifferente, puzzolente e accaldata a chi da Paesi oltremare arriva con il miraggio di una vita migliore.
 

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