Addio Corso Salani

par Corso Salani
venerdì 18 giugno 2010

Due anni fa, mentre scrivevo il mio primo articolo per AgoraVox, cercavo uno pseudonimo che mi rappresentasse.
 
Mi ricordai di un film che, da ragazzo, mi aveva molto impressionato: "Il muro di gomma", sulla strage di Ustica, basato sull’omonimo libro di Andrea Purgatori.
 
Il film raccontava la battaglia di un giornalista, Rocco, per arrivare a scoprire la verità sul Dc9 I-TIGI dell’Itavia caduto nel mare al largo dell’isola di Ustica il 27 giugno 1980. Una sfrenaa ricerca della verità, contro tutto e tutti, contro i potenti, contro le istituzioni, contro il suo giornale e anche contro la sua vita: la fidanzata lo lasciò per questo. Ma alla fine vinse lui.
 
E’ stato il film che più ha segnato il mio immaginario sul mestiere di giornalista.
 
Il protagonista, alter ego di Purgatori, era Corso Salani, allora giovanissimo attore fiorentino. Di Corso Salani ho poi perso le tracce: non ha fatto molti film, dedicandosi soprattutto alla regia. Ma il suo nome, così atipico, mi era rimasto impresso. Così, quel giorno di novembre di due anni fa, scelsi proprio questo pseudonomo. In suo onore.

 
Corso Salani è morto l’altra sera. All’improvviso. Stava passeggiando con la moglie sul lungomare di Ostia.

E oggi - per rispetto nei suoi confronti - muore anche questo pseudonimo. Continuerò con altro nome...
 
Marco Risi, regista di quel film, che lo aveva diretto anche ne "Il continente nero", ha detto: "Era la persona che avrei voluto essere, era una persona preziosa, gentile, educata, uno che non se la tirava, non voleva apparire".
 
A Bologna, il 24 giugno, in Piazza Maggiore, ci sarà una proiezione de ’Il muro di gomma’ in occasione dei trenta anni delle strage di Ustica. Salani non ci sarà.
 
Restano invece le sue parole, che 20 anni fa chiudevano "Il muro di gomma", ma che sembrano pronunciate oggi:
 
Ci sono voluti dieci anni, dieci anni di bugie, dieci anni di perché senza risposta. Perché chi sapeva è stato zitto? Perché chi poteva scoprire non si è mosso? Perché questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento delle prove? C’era la guerra quella notte del 27 giugno del 1980: c’erano 69 adulti e 12 bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, o giocavano con una bambola. Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi non dovevamo sapere: hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri, hanno inventato esercitazioni che non sono mai avvenute, intimidito i giudici, colpevolizzato i periti. E poi, hanno fatto la cosa più grave di tutte: hanno costretto i deboli a partecipare alla menzogna, trasformando l’onestà in viltà, la difesa disperata del piccolo privilegio del posto di lavoro in mediocrità, in bassezza. Perché?

Leggi l'articolo completo e i commenti